"Goodbye"
La serata non era finita molto bene.
Me ne ero tornato a casa senza salutare nessuno e mi ero rintanato in camera mia, singhiozzando fino alla mattina.
Volevo andarmene di lì, ma allo stesso tempo volevo ardentemente rimanere.
Avevo pianto tutta la notte, senza chiudere occhio e poi mi ero alzato alle sei, per finire di preparare i bagagli e gli scatoloni per la partenza.
Trovai mia madre già in piedi, a preparare le sue cose.
«Will! I tuoi amici erano preoccupati per te... perché sei scappato in quel modo?» mia madre mi abbracciò e io non opposi resistenza, ma non ricambiai quella stretta.
Non avevo bisogno della sua morbosa preoccupazione e compassione, mi faceva sentire solamente più stupido di quanto già non mi sentissi.
«Non ce la facevo a fingere che fosse tutto okay.» alzai le spalle, ignorando l'occhiata che mi lanciò mia madre.
Poi presi uno scatolone, per tornare in camera mia e prendere le ultime cose rimaste.
I miei amici sarebbero arrivati alle nove per l'addio definitivo (mi faceva male il cuore a pensarlo) e io volevo farmi trovare pronto per quell'ora: dovevo anche farmi perdonare in qualche modo.
Infilai a casaccio gli oggetti rimasti in camera e quando alzai la lampada vidi nuovamente quella lettera.
Non sapevo cosa farmene.
L'avrei portata con me? L'avrei lasciata lì?
Chiusi lo scatolone con lo scotch e scesi al piano di sotto, lasciando il foglio con il mio segreto più oscuro sulla scrivania, in bella vista.
L'avrei lasciata lì: la famiglia che avrebbe preso la mia casa l'avrebbe letta e magari sarebbe rimasta in pena per me e per il mio amore impossibile.
Sorrisi a quell'idea, anche se una stretta al petto impedì a quel sorriso di raggiungere anche i miei occhi.
«Will, sono arrivati, li faccio entrare? Vorrebbero aiutarti.» mia madre me lo chiese apprensiva e io annuii piano, lasciando lo scatolone che avevo in mano vicino agli altri.
«Will!» Mike entrò in casa correndo e mi abbracciò forte.
Mi rimbombarono nella testa i suoi passi che si allontanavano dal bagno la sera prima.
Ricambiai la stretta, sospirando sommessamente.
«Non voglio che tu te ne vada.»
Fui tentano di dire: "non vuoi che se ne vada Undi" ma mi trattenni, annuendo piano.
«Ciao ragazzi.»
Max, Lucas e Dustin entrarono in casa in quel momento e si avvicinarono a me sorridendo cautamente nella mia direzione.
«Ciao! Come possiamo aiutarti?»
«Mettete dentro gli scatoloni i libri che stanno per terra.»
Non ero davvero in vena per essere educato e gentile.
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Sottosopra||byler
FanfictionFan fiction Byler. Non tutti gli avvenimenti e i personaggi rispecchiano quelli della serie tv Se shippate la Mileven non leggete, la smonto. Detto questo, buona lettura💕