Capitolo 4

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Mike's pov

Mancavano poche ore all'arrivo di Will. E Undici.

Mancavano poche ore e avrei riabbracciato il mio migliore amico. E la mia ragazza.

Ero così felice che finalmente quel giorno fosse arrivato.

Non avevo mai passato tutto quel tempo senza di loro dopo che erano entrati nella mia vita: mi ero completamente trovato scombussolato da quella partenza, mentre tutto gli altri sembravano essere andati avanti tranquillamente.

Non vedevo l'ora di riaverli tra le mie braccia.

Mi guardai intorno: era tutto perfetto.

Un festone con delle lettere cubitali diceva: "WELCOME HOME, WILL AND EL"

Sotto di esso c'era un tavolo con bibite e patatine. La musica alleggiava nella stanza a basso volume.

In onore di Will avevamo messo "Should I stay or should I'll go" dei The Clash e in onore di Undici la canzone che stavamo ascoltando durante il nostro primo bacio, al ballo scolastico.

Non ne ricordavo il titolo, ma non aveva importanza.

Erano tutti lì, i miei amici.

Lucas e Erika, che come al solito stavano litigando, e i loro genitori.

Max era da sola, probabilmente stava pensando che ci sarebbe potuto essere suo fratello.

Era cambiata da quando Billy se n'era andato e sicuramente la partenza di Undici non l'aveva aiutata a superare meglio quella perdita.

Poi c'era Dustin insieme alla madre e al suo gatto.

E poi c'era la mia famiglia, i Wheeler: io, Holly, Nancy e i miei genitori.

Mi guardavo intorno, preoccupato ma così dannatamente felice.

Avrei riabbracciato Will: mi sembrava passata una vita intera.

Will's pov

Non volevo tornare a casa.

Ero contento di rivedere i miei amici, ovvio, ma stavo cercando di dimenticare il mio amore per Mike.

Mi ero fidanzato con un ragazzo più grande di me: mi piaceva davvero stare con lui.

Era carino, simpatico, intelligente, furbo... e identico a Mike per l'aspetto.

Ero ridicolo, seriamente, ma non potevo farne a meno.

«Will! Facciamo tardi!»

«Sì, sì arrivo.» diedi un bacio a stampo al mio fidanzato e poggiai la testa nell'incavo del suo collo.

«Ti amo.» Non mi sentii di dire lo stesso, dato che purtroppo non era così, ma gli sorrisi riconoscente.

Era dolcissimo e gli volevo un mondo di bene, stavo benissimo con lui... ma solo come amico, magari migliore amico.

Non avrei mai potuto amarlo, dato che non facevo altro che paragonarlo a Mike.

Ero davvero un caso perso e un po' mi sentivo anche in colpa.

Mi salutò con un cenno della testa e uscì dalla finestra della mia camera.

Ovviamente la mia famiglia non sapeva della mia sessualità: non mi sentivo pronto a dire a mia madre e mio fratello che mi piacevano i ragazzi.

Avevo affrontato abbastanza burrasche nelle loro vite per il momento, non me la sentivo proprio di lanciare anche quest'altra bomba.

Scesi le scale e raggiunsi mio fratello in macchina, sedendomi sui sedili posteriori dell'auto.

Sottosopra||bylerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora