Pessima scelta...
Sì, sicuramente era una pessima scelta. Avrebbe potuto chiedere qualunque cosa, e lei non avrebbe potuto opporsi, per via dell'incantesimo.
Alzò lo sguardo, che aveva osato abbassare dopo la sua decisione di far prevalere l'orgoglio, pur di non apparire come una codarda.
Lei, la salvatrice del mondo magico... Se avesse scelto "verità", avrebbe potuto rivelare segreti che era meglio tenere per sé. Segreti che avrebbero potuto compromettere l'entrata di Harry e Ron nel lavoro da Auror.
No. Non se lo sarebbe mai potuto perdonare...
«Ti obbligo...»
Bum bum.
Schioccò la lingua sul palato, l'ansia ormai padroneggiava ogni parte del suo corpo: il cuore le batteva all'impazzata, e tutti gli sguardi che si ritrovò addosso dopo quell'affermazione non erano affatto rassicuranti.
Molti erano carichi di scherno e divertimento, sicuramente dovuto all'alcol ingerito, mentre altri, più lievi, lasciavano trasparire un filo di preoccupazione, ricordando i trascorsi tra i due.
«Ad eseguire ogni mio ordine...»
Bum bum.
«Per due mesi.»
Si poté udire Ginevra strozzarsi con il suo drink non appena ebbe udito la richiesta... e non fu l'unica.
Zabini, d'altro canto, sfoggiava il suo ghigno migliore, alzando un sopracciglio e guardando il furetto compiaciuto.
«Cosa?!»
Il silenzio calò all'interno del cerchio. La musica sembrava solo un ronzio di sottofondo.
La rossa aveva lo sguardo basso: forse stava rimuginando sull'obbligo... chi lo sa.
Fu lo sghignazzare di Malfoy a spezzare quella finta tranquillità, accompagnato da un rumoroso schiaffetto sulla gamba della Granger, che ne aumentò l'imbarazzo.
«Hai capito bene. A partire da domani, tu mi apparterrai.»
Questo è un incubo...
«Per due lunghi mesi!»
Accadde tutto troppo velocemente per essere descritto. Vi basti sapere che Hermione prese a correre per i corridoi dell'enorme castello, maledicendosi per aver accettato di partecipare a quello stupido gioco che di divertente aveva ben poco.
Correva senza una meta precisa, con il cuore che sembrava volesse sfondare la sua gabbia toracica. Continuava a rivedere nella mente il ghigno del Serpeverde e l'incantesimo lanciato da Zabini a inizio partita.
Si sentiva uno schifo, e non solo per colpa dell'alcol.
Ignorò il dolore alle caviglie e continuò a correre. Alla fine, sopraffatta dalla stanchezza, si fermò per riprendere fiato, cercando di capire dove si trovasse.
Era nei pressi dei bagni infestati da Mirtilla Malcontenta.
Entrò, richiudendosi dietro la porta della prima cabina libera. Si sedette sul coperchio del WC, sperando che fosse pulito — troppo nervosa per potersene accertare.
Ginny, questa me la paghi!
Un brivido le attraversò la schiena scoperta, ricordandole quanto poco fosse vestita in quel momento. Dalla frustrazione, prese a scalciare a destra e a manca, scompigliandosi tutti i capelli "perfettamente" piastrati.
Il suo scatto di rabbia cessò quando la porta del bagno si spalancò, rivelando la sua "migliore amica", che la guardava dispiaciuta, con in mano un caipiroska quasi finito e il polso adornato da braccialetti colorati.
Ci fu uno scambio di sguardi intenso che, se fossimo stati in un anime, sarebbe stato accompagnato da fulmini — ma solo dagli occhi dell'ex liscia.
Non riusciva a capacitarsi che per ben due mesi, per mezzo di uno stupido incantesimo, Malfoy avrebbe avuto pieno controllo sulla sua persona.
Poteva ordinarle di tutto. E la colpa era tutta di Ginny, che l'aveva costretta a partecipare.
Furiosa era dir poco: se solo avesse potuto, l'avrebbe mangiata viva.
Scacciando quella visione alquanto raccapricciante, la rossa si buttò in ginocchio, congiungendo le mani a mo' di preghiera, implorando perdono.
Le chiedeva scusa per averla trascinata lì, per averla conciata in quel modo insolito per lei, per il gioco, per tutto...
Sì, era colpa sua se l'aveva portata a quella festa, ma in cuor suo sapeva che il vero colpevole era l'orgoglio.
Se non fosse stato per quello, Hermione si sarebbe tirata indietro quando Zabini aveva illustrato le regole del gioco.
La colpa di Ginny era parziale, e Hermione lo sapeva bene.
Infatti, il suo volto si addolcì. Abbassò il capo, inspirando profondamente, e portò la mano a carezzare i capelli rossi dell'amica. Quel gesto bastò a far capire alla Weasley di essere stata perdonata.
Non perse tempo e l'abbracciò forte, continuando a scusarsi anche se Hermione non sembrava più arrabbiata.
Passò un tempo indefinito prima che le due si sciogliessero da quell'abbraccio.
Si guardarono con un sorriso complice sulle labbra, mentre Ginny si immaginava le peggiori richieste che il biondino avrebbe potuto fare all'amica.
«Torniamo al dormitorio?» chiese poi, rompendo il silenzio.
Hermione annuì piano, e si mosse verso la porta.
Appena la aprì, un urlo ruppe la quiete: un grido così acuto che neanche un rapace avrebbe potuto superarlo.
A causarlo fu la visione improvvisa di due occhi trasparenti che la fissavano. Appartenevano a un visino che sembrava non poter mai crescere, incorniciato da due treccine nere.
«Stai piangendo?» chiese Mirtilla.

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Kiss me | Dramione
Fanfiction《obbligo o verità?》 Impiegò qualche secondo per rispondere alla domanda: non voleva apparire come una codarda ma, al contempo, temeva le conseguenze che avrebbe portato l'altra scelta.. 《obbligo...》 Il ghigno che prese spazio sul suo volto, le fece...