•Capitolo 7•

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Buona lettura 📖♥️

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Il mio programma iniziale era quello di disegnare e come mai, allora, mi ero ritrovata con un cappellino con la visiera in testa? Avevo visto per strada un negozietto carino e quando lo avevo scorso lì, su quel manichino tutto solo, non ero riuscita proprio a resistere. Era azzurro, aveva una stella disegnata frontalmente, e mi era piaciuto subito. Avevo un debole per i capellini.
Poi, avevo telefonato per il solito taxi ed ero tornata a casa, anche se avevo ricevuto un messaggio da parte di papà in cui mi chiedeva di avvertirlo quando avessi finito. Voleva venirmi a prendere, ma non c'era alcun bisogno che si scomodasse per me.

Chissà se Noah è tornato.

Me lo ero domandata più volte, fino a quando non avevo trovato risposta. Una volta a casa, stavo salendo le scale della veranda, la visiera che mi metteva in ombra il viso, in quel momento contorto in una smorfia, mentre pensavo all'accaduto di quella mattina, quando me lo ero ritrovata di fronte tutto d'un tratto.

«Dove sei stata?», mi chiese senza tanti preamboli ed ebbi la sensazione che nel suo tono ci fosse una punta di fastidio.

Si aspettava, forse, che gli lasciassi un bigliettino?

Per qualche ragione quel pensiero mi mise di buon umore, spazzando via tutto il mio nervosismo. «In giro» risposi, sbuffando quando non si spostò per lasciarmi passare, ma anzi mi bloccò il passaggio. Teneva le braccia conserte e la mandibola serrata mentre mi fissava con aria seria dall'alto in basso.

«In giro é una risposta un po' vaga.» La sua espressione si fece più irritata. «Non credi?»

Indossava una felpa bianca con il cappuccio che gli stava fin troppo bene, i capelli rigorosamente scompigliati come al solito. Sembrava così...Reale.
E bello.

Smettila, Dakota. Reale può bastare.

«Dipende.» Cercai di riprendermi, scrollando il capo. «Non eri stato tu a dirmi che sarebbe noioso conoscere tutto subito?» Sfoggiai un sorrisetto soddisfatto e approfittai della sua perplessità per passargli accanto.

«Per quanto ancora me lo rinfaccerai?» Avvertivo i suoi occhi su di me come mani che premevano sulla mia schiena. «Sai, così potrei segnare una data di scadenza su un calendario.»

«Probabilmente a vita» ammisi, concentrata a cercare le chiavi per aprire la porta. In ogni caso non mi andava di raccontargli quello che era accaduto quella mattina. Soprattutto non la parte in cui mi ero lasciata sopraffare da quella stronza. Aggrottai la fronte. Dov'erano finite?

«Grandioso.» Si spostò, sussurrandomi all'orecchio e facendomi fare un balzo. «Mi divertirò a scoprirlo, o a scoprirti

Alzai la testa per fulminarlo, lo stomaco in subbuglio. «La smetti di fare così?» Il cuore mi stava esplodendo nel petto.

«Carino il cappello, ti sta bene.» Le sue labbra si piegarono in un sorriso che mi lasciò interdetta.

«Grazie.» Me lo toccai, prima di tornare a cercare le chiavi fingendo che il suo complimento sottile non avesse sortito in me alcun effetto. Finalmente riuscii a trovarle e aprire la porta. Fui grata al cielo.

«Sono arrivata!» annunciai lasciandole su una mensola lì accanto. Mi sfilai il giubbotto e lo misi nell'appendiabiti all'ingresso mentre papà scendeva le scale con una tazza fumante di quello che ne ero certa, doveva essere caffè. Si era già cambiato, indossando una tuta al posto del pigiama.

The Bad boy's SoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora