The Bad boy's Soul

•Capitolo 1•

Questo è il sequel di "The Bad boy's love" e "The Bad boy's Deal", entrambi presenti sul mio profilo. Consiglio, quindi prima di cominciare la lettura, di leggere il primo e il secondo libro per evitare spoiler. Invece, se li avete già letti, BUONA LETTURA!!😍🌟📕

***

Grigio nebbia. Grigio incertezza. Se avessi potuto associare il mio umore ad un colore sarebbe stato il grigio. Proprio come il cielo che si estendeva al di fuori della finestra di camera mia, con le fitte nubi a celarne l'azzurro, simili a fiocchi di cotone scuro. Sul vetro era riflessa la mia immagine. C'ero io con indosso un maglioncino color crema, insieme alla mia migliore amica, la mia amata matita stretta tra le dita. Dita pallide, dita che sapevo essere sporche di grafite.
Lei rappresentava il mio braccio destro, lei non mi avrebbe mai nascosto niente, non mi avrebbe mai abbandonata. Lei dipendeva da me, proprio come io dipendevo da lei.
Da tempo la mia esistenza si era trasformata in un turbinio di notizie inaspettate, fughe improvvise ed emozioni complicate. La mia vita era complicata. Complicata almeno quanto il colore delle intemperie, di qualcosa di pericoloso come un tornado o di sfuggente come fumo.

Proprio in quell'istante un tuono squarciò il cielo, risuonando all'interno delle mura della mia nuova casa con violenza. Un lampo ne illuminò il paesaggio di città, costellato dagli alberi tutt'intorno.

Trassi un profondo sospiro e mi voltai. Mi trovavo seduta alla scrivania, ero impegnata a ritrarre il volto di un ragazzo, le maniche tirate su fino si gomiti. Il ticchettio delle gocce di pioggia prese a battere contro la finestra, sempre più forte.
Ce la stavo davvero mettendo tutta per rendere al meglio i lineamenti spigolosi del suo viso, la curva affilata e definita delle labbra carnose piegate in un sorriso acerbo e misterioso sotto la mia piccola lampada. Mi chinai sul foglio, aggiungendo un ciuffo biondo e ribelle sulla sua fronte, così chiaro da apparire quasi bianco quanto la carta. Quel ciuffo ribelle che spesso gli finiva al centro dell'ampia fronte, lo stesso che... Scossi il capo, il cuore che prendeva a palpitarmi contro il petto come se di colpo fosse impazzito.

Dimentica, Dakota. Dimentica tutto.

Una punta di rabbia e di risentimento si fece strada dentro di me, come spine appuntite che nascevano lungo il gambo di una rosa, quindi mi ritrovai ad aggrottare la fronte e sfogarmi sul suo volto, la mia mano che si muoveva freneticamente sul foglio, trasformando dettagli della mia mente in realtà. Come se invece di ritrarlo, lo stessi prendendo a pugni.

Mi aveva salvata e poi era sparito.

Il mio respiro accelerò.

Non lo vedevo da mesi.

Sfumai il suo viso, spingendo il grigio su ogni punto, in ogni angolo. Sollevai i suoi zigomi, resi i suoi occhi più vividi. Scuri e profondi, infiniti come l'universo. Le ciglia chiare si infoltirono. Quando li guardavo, era come sprofondare in un tunnel buio, il quale risucchiava tutta la luce. Ma con il passare del tempo avevo trovato conforto in quell'oscurità. Per un po' quel buio era stata la mia luce, la mia unica ancora dalle spaventose profondità dell'oceano. Quel buio mi aveva stretto tra le sue braccia, mi aveva cullato e poi mi aveva abbandonata come se tra di noi non ci fosse mai stato niente. Come una foglia strappata brutalmente da un ramo. E in realtà davvero non c'era stato mai niente. Nessun bacio. Nessuna parola proibita, d'aperto affetto. Perché sì, era proibito che uno come lui baciasse o anche solo osasse sfiorare le labbra di un essere umano. A quanto pareva solo io avevo frainteso i suoi gesti, le sue parole, il modo in cui mi guardava, come i suoi occhi spesso sembrassero indugiare su di me a lungo, più del necessario.