Capitolo 42

373 12 4
                                    

non vi vorrei dire, ma siamo quasi arrivati alla fine. -1

Davanti ai miei occhi vedo Lauro legato ad una sedia, con i piedi incollati ai lati della sedia e il nastro isolante intorno la bocca ed è ricoperto da alcuni lividi e un po' di sangue in faccia. Potrei perfettamente far arrestare quel figlio di troia per rapimento, ma se lo facessi poi la polizia scoprirebbe che lavoro fa, e di mezzo ci andrebbe anche Lauro, Edoardo e tutto il quarto blocco. Prendo le forbici che erano poggiate lì a terra e la prima cosa che faccio è levare lo scotch dalla bocca a Lauro -che cosa ci fai qui? è troppo rischioso, maledizione!- dice con voce quasi esausta -non potevo restare ferma, è colpa mia se sta accadendo tutto ciò- dico cercando di togliere la corda con cui è legato -non è colpa tua! assolutamente! sei da sola?- mi domanda ancora -in teoria si, Sandro stamattina mi ha inviato un messaggio, sono corsa da Edoardo e lui è subito venuto qui dicendo a me di restare a casa, l'ansia ha preso il sopravvento e sono corsa anch'io qui- dico finalmente liberandogli un braccio -dovevi ascoltare Edoardo- mi dice piano -ormai il guaio è fatto, mi importa solo che tu stia bene- gli accarezzo il volto piano piano e lui mi regala un meraviglioso sorriso accompagnato da un bacio -vediamo di muoverci- continuo a raschiare con le forbici la corda finché non sento un tonfo dietro di me e un urlo -che cazzo ci fai qui puttana?!- oh no, proprio ora no, non adesso! nascondo le forbici dietro di me  mettendoli dentro i jeans e allontanandomi un po' -Sandro, non provare a toccarla- ringhia Lauro a denti stretti -oppure? cosa mi succede? eh Lauro? non puoi fare nulla, sei completamente inutile!- si mette a ridere e Lauro mi guarda con un'espressione più che preoccupata -ti prego, veramente, non farle del male- ripete di nuovo Lauro questa volta con una voce disperata -vai convinto bello- Sandro si avvicina a me, mentre io cammino all'indietro fino a toccare il muro dietro di me -ora non mi scappi più eh- dice mettendomi una mano al collo -non parli più?- dice stringendo la presa -che bell'azione che hai fatto, hai messo in pericolo la tua vita per il tuo fidanzatino- continua sempre di più a stringere la presa e so che è più che capace di ammazzarmi, la vista si appanna e sono costretta a chiudere e riaprire gli occhi più volte per via del bruciore, dietro Sandro si sente un tonfo e poi quest'ultimo emette un grido e cade a terra lasciando la presa. Riacquisto piano piano la vista e vedo che l'artefice di tutto è stato Edoardo, che gli ha rotto un vaso in testa facendo perdere i sensi a Sandro. Edo ha appena finito di liberare Lauro. Il treccinato appena libero corre immediatamente da me -come stai? che ti ha fatto? stai male?- mi prende il viso tra le mani e inizia a fare mille domande preoccupandosi -sto bene- gli sorrido accarezzando la mano che si trovava sulla mia guancia -dobbiamo andare via da qua, solo noi tre, non possiamo restare un attimo di più- dice Lauro riferendosi a me, lui e Edoardo -l'avevo pensato anch'io, andiamo- in fretta e furia torniamo a casa a preparare tutto, mentre Lauro si fa una doccia per togliere via il sangue e disinfettare i tagli, io e Edoardo gli facciamo la valigia. Dopo neanche due ore, prendiamo i biglietti per andare in una meta qualunque, basta che sia lontana da qui, e dopo pochissimo tempo, siamo già su in cielo, a toccare le nuvole. Che abbia inizio una nuova vita.

spazio autrice:
lo avevo pubblicato un sacco di ore fa il capitolo. Ma nella storia di Nayt. Sotterratemi

WhatsApp // Achille.Lauro ☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora