Capitolo 2

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Sorrideva molto, troppo per qualcuno che veniva pagato per comportarsi come una persona morta, pensava John.

"Bene, queste sono le fotografie di tutte le persone che hai avuto il piacere di conoscere".

L'uomo ridacchiò allo scherzo di George Martin e prese una pila di foto. Jane era stata informata, ovviamente, e adesso stava con le labbra serrate in un angolo dello studio, osservando l'uomo.

John era quasi crollato quando l'aveva visto. L'uomo sembrava l'apparizione di un sogno, uno dei sogni che continuava a fare su Paul. Era uguale, fino alle pieghe agli angoli degli occhi, il modo in cui il suo mop top sfiorava le punte delle sue orecchie, la grande arcuatura delle sue sopracciglia. Ma ancora qualcosa non andava. John non ne era sicuro, ma qualcosa della sua faccia non funzionava con il resto.

Il volto di Jane era rigato di lacrime, e John pensò brevemente che ci sarebbe dovuto stare lui lì a disperarsi. Era lui che Paul amava; Jane era solo la ragazza ufficiale. Paul glielo aveva detto. Soffocò un singhiozzo, sentì bloccarsi parte di sè.

Si sentì come se il mondo gli fosse crollato addosso, si rese conto che Paul non sarebbe stato più lì a rivolgergli un sorriso, a fargli l'occhiolino in concerto, cosa che rendeva Epstein furioso, il povero uomo temeva che le fan lo scoprissero.

John pensava che sarebbe morto di puro dolore, ma non accadde. Da allora la situazione peggiorò solamente, nonostante per John non potesse esserci niente di peggio di un mondo senza Paul. Se solo potesse essere lasciato a soffrire per conto suo; ma non poteva, dovevano far passare tutto sotto silenzio, nessuno doveva saperlo, e c'era Paul che saltellava studio, ma non era Paul. Un nuovo promemoria di tutto ciò che aveva perso; il suo Paul, il suo mondo.

L'uomo diede un'occhiata allegra alle foto. "Mike, mio fratello", disse, trovando una foto che conosceva.

"Bravo", rispose Martin. "Funzionerà senza problemi".

L'uomo si girò verso Jane e, dando un'altra occhiata alla pila di foto, ne trovò una che corrispondeva a lei. Prese la foto per confrontarla con il suo viso e la rigirò. "Jane... Asher", lesse.

A questo Jane scoppiò a piangere coprendosi il viso mentre non-Paul, leggermente interdetto, la guardava. George Martin la fece uscire dalla stanza.

Ringo e George distolsero lo sguardo con tono pieno di sottintesi, appena sentirono l'aria crepitare a un'altra esplosione di Lennon, adesso che Jane e George Martin avevano lasciato la stanza.

"Quindi come dovremmo chiamarti?" borbottò John.

L'uomo sembrò preso alla sprovvista. "Paul", disse, girando leggermente la sua testa verso John.

"Non ti chiamerò Paul".

Non-Paul sembrò ancora sorpreso, guardò Brian, trovandosi senza parole.

"Oh, quindi non gliel'hai detto, vero?" chiese John, con tono brutale.

"Dirmi che cosa?" chiese il falso Paul. John si avvicinò all'uomo con una mossa rapida, fissandolo negli occhi. L'uomo era più basso di lui, diversamente da Paul.

Non-Paul odorava di whisky al respiro di John ed era tirato leggermente indietro.

John vacillò appena vide gli occhi dell'uomo allargarsi e le sue sopracciglia alzarsi, in quel momento somigliava così tanto a Paul che fu costretto a fare un passo indietro e ripulirsi la testa, per vederlo per quello che era veramente; un impostore.

Il falso Paul, adesso, era spaventanto. "M-Mr. Epstein ha detto che non d-dovrei dirti il mio vero nome".

Brian annuì, rivolgendo a John uno sguardo d'avvertimento. "Il suo nome rimarrà, per adesso, Billy Shears".

John fulminò Brian con lo sguardo, e guardando per l'ultima volta la faccia dell'uomo, la faccia di Paul, la faccia del suo Paul completamente terrorizzata da lui, si precipitò fuori dallo studio. La porta si richiuse sbattendo, si sentì un eco e un'attutita serie di maledizioni, John colpì il muro una, due volte, finchè non sfiorò sangue dalle sue nocche.

Poi ci fu silenzio in studio. John se ne era andato.

Almost him [Traduzione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora