Capitolo 12

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Nonostante poco prima di abbassare la testa e chiudere gli occhi si trovasse in studio, adesso si trovava in un posto completamente diverso. I suoi occhi erano chiusi nella realtà, ma John li teneva chiusi anche nel sogno. Non voleva guardare niente, sapere niente; stava aspettando, presto, una sequenza di scoppi, rottami, urla e un leggero gemito, mentre il cranio di Paul era praticamente spaccato - John gemette leggermente fuori dal sogno, incurvato sul tavolo. La cacofonia del terrore e del rumore non fu come si aspettava. John disserrò leggermente la mascella e si rilassò, capì di trovarsi in piedi e gli giungeva un vago parlottio.

Sorpreso aprì gli occhi; la scena che incontrarono gli occhi di John non era affatto il rudere di una macchina, ma una strada. Parigi, gli balenò in mente.

Un sorriso ridicolo si formò sulle labbra di John. Era completamente in un altro paese rispetto al posto in cui era morto Paul; non era questo. Stava rivisitando qualche altro tempo della sua memoria - quale viaggio a Parigi doveva ancora stabilirlo.

John si lasciò scappare una risata, la paura che l'aveva tormentato se ne era andata e l'aveva lasciato leggero come una piuma. Non si oppose all'impulso di ridere. "Cosa c'è di così divertente?" chiese delicatamente una voce intrigante.

John si staccò dai balconi e dalle alte costruzioni della strada. Paul stava dando uno strattone alla sua giacca di pelle, distogliendo per un momento lo sguardo da John. Il ragazzo più grande guardò la giacca e poi i capelli neri di Paul ingellati come un rocker.

Un altro stupido sorriso trovò strada sul viso di John, non avevano ancora il taglio mop top, così questo doveva essere il 1961 - quello che negli anni a venire avrebbero affettuosamente chiamato la loro luna di miele a Parigi. I due erano andati in viaggio per il compleanno di John, solo loro due da amici, come le persone intorno erano state abbastanza tonte da credere.

Era perfetto - semplicemente perfetto. John non avrebbe dovuto rivivere l'incidente d'auto - non doveva nemmeno svegliarsi di nuovo, adesso che faceva sogni con Paul. Poteva rimanere con lui per sempre. John rannicchiò un braccio sulle spalle di Paul coperte dalla giacca di pelle. Sapeva cosa sarebbe successo in seguito.

"John, voglio vedere la Torre Eiffel", disse Paul.

***

John si svegliò dai suoi sogni sbuffando. Aveva chiuso per un secondo i suoi occhi all'ultimo piano della Torre Eiffel e adesso era tornato alla realtà. Questa volta John non era preoccupato. Poteva sempre tornare a visitare la sua memoria. Il fatto che era stato capace di evitare ciò che non voleva vedere era la prova, per lui, di poter controllare i propri sogni. Un po' di forza di volontà e sarebbe tornato a Parigi la prossima notte.

Strizzò gli occhi al buio. Sembrava che gli altri se ne fossero andati - ma non aveva molta importanza. Aveva Paul con lui adesso, ovunque andasse.

***

"Sera, Cyn".

"Ciao, amore. Com'è andata la-"

"Bene".

John andò di sopra prima di ritrovarsi di fronte Cynthia. Non era più necessario renderla felice; non era più necessario essere cortesi o gentili. Lei poteva fare ciò che voleva adesso - aveva di nuovo Paul, ed era tutto ciò di cui John aveva bisogno.

John chiuse con forza gli occhi, sperando di addormentarsi presto - aveva bisogno di fuggire.

***

"Stai attento".

"John", ridacchiò Paul. "Non sono un bambino, non salterò in aria".

"Lo stesso. Non voglio dover raccogliere pezzi assortiti di McCartney".

Almost him [Traduzione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora