Capitolo 10

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John non aveva affatto preso atto di quello che era successo - o meglio, di quello che era quasi successo a casa sua durante il fine settimana. Lunedì era lì, in studio, come al solito, a dare ordini. Da quel che Billy aveva dedotto, John non era sempre stato così dispotico - c'era stato un tempo in cui tutti davano il loro contributo, nonostante lui e McCartney avevano sempre più voce in capitolo.

Ma dopo che Paul era stato sostituito, John era diventato capriccioso e, per come l'aveva messa George, "sconvolto e po' toccato". Sia Martin che Epstein erano molto preoccupati che rivelasse l'intera faccenda, così facevano tutto ciò che potevano per placare la sua continua indole focosa.

Tutto risaliva alla sostituzione di Paul, e Billy sentiva che tutte le accuse erano rivolte verso di lui. Quindi per ora fecava il meglio che poteva per essere efficiente, senza dare nell'occhio, e provava meglio che poteva a risolvere il pericoloso e allettante puzzle che era la testa di John Lennon.

Shears ascoltò con il dovuto rispetto mentre John spiegava i suoi progetti per il nuovo album. "Eppy ha detto che abbiamo bisogno di un nuovo inizio - facciamolo. Che ne dite di un album dove fingiamo di essere un'altra band? Prepariamo un nome e tutto, e possiamo scrivere una canzone per presentarci come qualcun altro. E faremo l'intero album su questo tema".

"Buona idea, John", disse placidamente Ringo.

"Diremo alla stampa che è stata un'idea di Paul", disse John, al che George sollevò un sopracciglio e si voltò automaticamente a guardare Billy, che stava osservando il muro lontano in modo significativo. John ignorò il piccolo scontro di sguardi che girava per la stanza e aggiunse nella sua testa: "Quest'album è per te, Paulie".

"Noi abbiamo già iniziato una canzone", disse John vagamente, e Ringo e George intesero che quel "noi" indicasse John e Billy; non stava pronunciando quei nomi deliberatamente.

Di nuovo, Shears aveva distolto lo sguardo quando George e Ringo arrivarono alla stessa conclusione e si voltarono a guardare il bassista sostituto. "Bene, torno a casa", borbottò John.

"È passata solo mezz'ora", disse George. John non si girò e Ringo si trascinò una mano al collo facendo segno di tagliare corto mentre guardava George, con gli occhi sporgenti, spostando ogni tanto un'ansiosa occhiata verso John. George lo guardò con aria di sfida, mentre Ringo scuoteva il mop top fouri forma.

Billy sorrise leggermente al silenzioso spettacolo comico. Se solo accettassero che lui non era loro nemico e lasciassero che facesse parte del loro gruppo affiatato.

"Non faremo niente oggi comunque", disse John alzandosi.

"E non pensate di continuare questa farsa alle mie spalle. Ho gli occhi dietro la testa", disse John con un sorrisetto furbo, lasciando lo studio.

"Come faceva a saperlo?" si chiese Ringo, sorpreso, appena la porta si chiuse dietro John.

George puntò lo sguardo al pannello di vetro sulla porta.

"Riflesso", disse come sola spiegazione, prendendo una lunga sciarpa da terra e avvolgendola al collo.

Billy raccolse le sue cose in silenzio, prendendo un gran cumulo di fogli e quaderni di appunti e cacciandoli senza tante cerimonie nella borsa a tracolla. Nel momento in cui rialzò lo sguardo, gli altri due erano andati. Andò via dall'edificio da solo, in silenzio, con il suo mop top alla McCartney scompigliato dal vento.

Almost him [Traduzione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora