Capitolo 3

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"Buongiorno, amore".

John si svegliò senza fiato appena gli giunse quella voce che conosceva alla perfezione. I suoi occhi svolazzarono in una stanza luminosa e soleggiata che conosceva fin troppo bene, ma non poteva pensarci, non poteva concentrarsi su nient'altro che quel paio di occhi da cerbiatta davanti a lui.

"Paul", il nome uscì fuori dalle sue labbra.

Paul sfoggiò uno dei suoi larghi sorrisi che tiravano da una lato della bocca più che dall'altro, e inacrò un sopracciglio. "Siamo in ritardo, pezzo di sfaticato".

John si lasciò tirare fuori dal letto, e seguì i passi entusiastici di Paul. "In ritardo?"

Paul si voltò e rise, il cuore di John quasi si spezzò a quel suono, ma non capiva perchè. Perchè era triste? Non riusciva a ricordarselo.

"L'America ci sta aspettando, in questo meraviglioso febbraio pieno di sole", disse Paul, spalancando le braccia e girando per la stanza dell'hotel, illuminata da una luce dorata.

Ma certo, erano in tour. Paul era estremamente emozionato all'idea di andare per la prima volta in tour in America, a diffondere la loro fama oltre l'Atlantico.

"Pronto per le fan, John?" chiese Paul. Qualcosa delle parole di Paul risvegliò in lui la profonda fossa della memoria, era quasi come se sapesse come sarebbe andata avanti la conversazione prima del tempo.

"Penso che loro siano pronte per me", rispose, l'intera scena sembrava così familiare da far accapponare la pelle. John stava per dire qualcosa a Paul, ma i suoi movimenti sembravano dolorosamente lenti.

Vide un'ultima volta Paul di sfuggita, appena si voltò ad aggiungere qualcosa sulla sua spalla prima che l'immagine fosse brutalmente tagliata.

"Buongiorno, John", disse la voce cantilenante di Cynthia.

John rimese seduto a letto per molto tempo, guardando stupidamente il muro, prima di costringere, finalmente, il suo corpo dolorante a muoversi.

***

"Bene, ragazzi, un nuovo album; un nuovo inizio".

"Il mondo ci sta aspettando", disse Billy, contento. John lo fissò attentamente, mentre quell'espressione riportava dolorosamente alla luce il suo sogno. Era stato perfetto, esattamente come era stato due anni prima.

Non sapeva perchè avesse ricordato quella mattina irrilevante in America, ma l'aveva fatto, aveva ricordato ogni istante di come era continuata quella notte, dopo essersi intrufolato nella stanza d'hotel di Paul in tarda notte in mezzo al fumo di sigaretta. Si ricordava come procedeva il ricordo; più tardi si infilò dei pantaloni, si trascinò in una camicia, si fece la barba e si mise il cappello, fermandosi solo per un veloce bacio rubato, nascondendosi ansiosamente da Brian.

Non si sarebbe dovuto ricordare affatto quel giorno; fra tutti gli altri giorni che aveva vissuto, infiniti dei quali aveva passato con Paul, perchè era riaffiorato giusto quello? John non trovava una risposta, odiava la sua mente; odiava se stesso per il piacere perverso che provava nel soffrire per questi ricordi vuoti di Paul.

Paul, che era lì davanti a lui, e allo stesso tempo non lo era. Paul, che era stato seppellito sotto terra, in una bara, sotto gli occhi di John. I buried Paul.

Il suono di picchiettii sul microfono lo sollevò dalla sua fantasticheria, John sbattè le palpebre furiosamente per cacciare via le lacrime e le immagini del legno lucente e della terra bagnata.

Brian lo guardò con aria d'attesa, facendo ancora, evidentemente, da accompagnatore allo scambio.

John prese il microfono, non prima di rivolgere ad Epstein un'occhiata di disgusto, poi sospirò, stanco, a Shears.

"Suppongo che ti abbiano mostrato quello che io e Paul stavamo scrivendo?", chiese con voce monotona.

"Oh, sì. Sono testi buoni, John".

John trasalì a sentigli dire il suo nome, Billy si rivolse impaurito verso Brian. John cercò gli occhi di Billy Shears, sperando di vedervi un barlume di Paul in quella che sembrava essere la sua faccia impaurita, ma non trovò nulla.

I sogni erano solo sogni, dopo tutto.

"Bene", borbottò John.

Brian emise un lungo, costante respiro e guardò John prendere i testi.

"Faremo Eleanor Rigby, per farti fare una prova", disse John.

Billy annuì, e John cercò di tenere a mente che quello con cui stava facendo il prepotente era l'impostore, non il suo Paulie.

I primi versi della canzone fluttuarono sui microfoni.

George assottigliò le labbra. "Sembra proprio lui", disse tristemente.

Ringo scosse semplicemente la testa. Sapeva cosa stava pensando George. John aveva tutto il diritto di soffrire, arrabbiarsi e piangere, perchè aveva avuto un profondo legame con Paul, e una relazione segreta, di cui Ringo era venuto a conoscenza solo durante il tuor americano. Ma ancor prima di John c'era George.

Non George, l'amante. Non George, lo stravagante ted che Paul non faceva altro che ammirare. Ma semplicemente George. George, l'amico di scuola, George, il ragazzo più giovane della band e George, l'amico ultimo e fedele.

George aveva tutto il diritto di soffrire, ma gli era negato. John poteva far confusione in studio e arrabbiarsi con Brian, e tutti dicevano che bisognava dargli tempo, che era difficile per lui. Ma nessuno aveva chiesto a George se fosse difficile per lui. Lui e Ringo dovevano stare seduti silenziosamente e impassivamente, mentre loro avevano tirato dentro un altro Paul.

"Non male", disse John, e quello fu il massimo complimento che diede a Billy Shears.

"Me ne vado adesso, Brian", annunciò John. Prese il suo cappotto e aprì la porta dello studio, mandando un ultimo sguardo bollente a Billy.

Billy sospirò. Anche qui, nessuno aveva chiesto se fosse difficile per lui.

Almost him [Traduzione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora