Capitolo 13

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Paul si era addormentato.

John voleva solo raggiungerlo e toccare i suoi morbidi capelli - oh, quanto gli era mancato Paul. Ma aveva davvero bisogno di finire il sogno. E poi non avrebbe più avuto a che fare con Cynthia che saltava dentro e fuori i suoi sogni, e avrebbe avuto ricordi veri, invece di questi nuovi e contorti dove Paul insisteva che non era chi era.

Paul si agitò leggermente e, appena aprì gli occhi, quell'espressione inesplicabilmente spaventata prese il controllo dei suoi lineamenti. Il sogno doveva aver provato a ottenere la sua compassione, ma John non l'avrebbe lasciato vincere, non aveva importanza quanto sembrasse triste o spaventato Paul.

"Dove stiamo andando?" chiese Paul, con la voce leggermente tremante.

"Parigi", disse John seccamente.

"P-Parigi?" chiese Paul.

"Non ricordi?"

"No", rispose Paul cautamente.

"La nostra luna di miele, la Torre Eiffel".

"Non me lo ricordo".

"Perchè no?"

"Non sono Paul".

"SMETTILA DI MENTIRMI!"

La macchina sterzò fuori rotta e Paul urtò contro un lato della macchina. Adesso, che tremava era chiaramente visibile, mentre teneva una mano dietro la testa. John continuò a guidare, guardando insistentemente dritto.

"Da quanto tempo siamo in macchina?" chiese Paul, dopo una lunga pausa.

"Cinque ore. Siamo quasi arrivati".

Sicuramente abbastanza vicini, segnali che indicavano orgogliosamente "Parigi" apparivano lungo la strada, John sapeva che se si fosse sbrigato sarebbe arrivato alla Torre Eiffel in quindici minuti. "Arriveremo presto, non preoccuparti", disse John.

Un altro brivido attraversò Paul mentre guardava fuori dal finestrino.

Esattamente diciassette minuti dopo erano alla Torre Eiffel che splendeva luminosa su un cielo scuro e senza stelle. John strinse forte il braccio di Paul e lo trascinò fuori dalla macchina, facendosi lentamente strada sulla distesa erbosa che li separava dal monumento. La macchina era parcheggiata male e sarebbe stata sicuramente portata via da un carro attrezzi, ma a John non importava. Quando si sarebbe svegliato non sarebbe successo niente di tutto questo.

John spinse la poca folla per entrare in ascensore, e quando Paul cominciò a dire qualcosa come "aiuto", John lo sbattè in fondo all'ascensore e le porte si chiusero. Paul deglutì, il suo pomo d'Adamo andò su e giù sotto la presa poco piacevole di John.

L'ascensore salì, salì, prendendosi il suo tempo con comodo mentre John premeva incessantemente il pulsante per l'ultimo piano dell torre. Finalmente le porte si spalancarono, si aprì per loro il cielo nero come l'inchiostro, e sotto le luci di Parigi.

Piccoli punti gialli e arancioni tracciavano disegni delle piccole strade tortuose e i larghi viali ampi, e segni di colori diversi sulle costruzioni. Non c'erano suoni della città qui, solo il bisbiglio del vento e la schiacciante vastità della notte.

John tirò Paul al margine e respirò all'aria fresca. Ecco. Presto si sarebbe svegliato.

"Ricordi, Paul?" disse, lasciando andare la persona in questione. "Siamo venuti qui per il mio ventesimo compleanno".

Il respiro di Paul era irregolare vicino a John, mentre lui aspettava, aspettava qualsiasi cosa.

"Abbiamo preso una camera d'albergo insieme - nessuno ha fatto domande. È stato fantastico".

John indietreggiò leggermente rispetto a Paul. "Perchè l'hai fatto?" chiese, voltandosi verso Paul. "Perchè sei dovuto andare via?"

Paul si tenne saldamente alla ringhiera.

"Perchè sei morto e mi hai lasciato solo?" chiese John insistentemente. "Perchè?"

Prima che John potesse pensare o capire cosa stava facendo, Paul fece un passo oltre la barriera e cadde.

John sentì il suono fischiante della caduta e poi l'impatto sordo. Rimase bloccato per dieci secondi, finchè la porta si aprì e i poliziotti si riversarono nel balcone.

Parlavano in un francese arrabbiato e misero manette ai polsi di John.

Brian fece uscire John di galera il mattino seguente. Alla fine Billy fu rimpiazzato.

Fine

Almost him [Traduzione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora