capitolo 11

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Quella notte non aveva dormito granché, forse per l'episodio della sera precedente o forse perché quel giorno avrebbe decretato il risultato della missione: Victor avrebbe proposto al branco la loro questione e se avesse accettato sarebbe potuta tornare a casa con un grande successo.
Dopo essersi alzata e aver fatto colazione, aveva subito chiamato i suoi compagni nei diversi continenti per capire la loro situazione e il cuore le scoppiò di gioia quando apprese la notizia: Yang Para e Dimitri Seliaras avevano accettato e con un alcuni guerrieri del branco stavano raggiungendo la Svizzera per prestare il loro aiuto.
L'unico motivo per cui rimpiangeva di non aver detto la verità sulla loro proposta a Victor come invece avevano fatto tutti gli altri era il fatto che finché il branco Jalan non fosse stato attaccato egli non avrebbe mai lasciato il suo territorio quindi anche se avesse accettato avrebbe dovuto attendere prima di rivederlo. Apprezzava però l'immediato soccorso da parte degli altri Alpha, non si aspettava che appena avessero informato loro della situazione del suo branco sarebbero subito venuti in loro soccorso, insomma organizzare un branco per l'assenza del proprio Alpha richiedeva tempo e loro erano stati dannatamente celeri.
Di buon umore si diresse in biblioteca alla ricerca di qualche informazione utile, non poteva farci niente, era troppo curiosa di scoprire qualcosa in più sulla vita del suo compagno, se si poteva definire così, ma si era messa l'anima in pace, gli lasciava una scelta, stava a lui coglierla o meno, altrimenti lo avrebbe fatto lei ed era intenzionata a seguire il suo orgoglio non il suo istinto a costo di soffrire: non avrebbe lasciato che Victor la umiliasse, poco ma sicuro.
Ciò non faceva diminuire la sua curiosità, anzi, era intenzionata a scoprire il perché del suo atteggiamento anche se non avrebbe cambiato le cose poiché era certa di aver vissuto le peggiori situazioni eppure era lì, disposta nei limiti del possibile ad accoglierlo nella sua vita per quanto fosse terrorizzata; e se ci riusciva lei avrebbe potuto farlo anche lui.
Alla ricerca di qualche libro interessante si imbatté in un tomo dall'apparenza antico, con le pagine ingiallite e un odore di muffa. Lo aprì e si diede il cinque mentalmente dato che si trattava della descrizione dell'albero genealogico dei capostipite della famiglia Cruelvenge.
Quel branco aveva origini antiche come il suo, ultra millenarie, risalenti ai lupi originali ma nonostante ciò non lo aveva mai sentito nominare. In principio era costituito da pochissimi membri a quanto pareva di stirpe divina che mano a mano aveva iniziato ad espandersi riproducendosi fino a formare un gruppo consistente.
Lesse un susseguirsi di nomi fino a colui che presumeva fosse il padre di Victor, deceduto meno di dieci anni fa in maniera ignota, o almeno lì non era accennata. C'era una piccola descrizione a fianco per niente rassicurante, narrava fosse un uomo crudele e spietato con un ossessione per mantenere la stirpe di sangue puro ovvero divino e per farlo si era macchiato di crimini indicibili non citati.
Ricordava qualcosa a proposito di quell'uomo, molti spettegolavano sulla sua crudeltà quando era ancora al comando come capo ma i suoi genitori, allora in carica, non se ne erano ma preoccupati ritenendosi più forti e lontani dalla sua portata.
Rassicurante, un suocero che faceva concorrenza a suo padre: era qualcosa di straordinario. Drogo era conosciuto per essere un uomo rude e dai metodi crudeli e spietati anche nei confronti dei figli.
Sulla madre del compagno si diceva solo che fosse scomparsa poco prima che Victor salisse al ruolo di Alpha, mentre su quest'ultimo il libro non dava informazioni interessanti: era diventato Alpha circa duemila anni prima ma aveva preferito mantenere il suo nome lontano dalle bocche degli altri branchi, fino a pochi anni dopo quando aveva compiuto le sue "famose" stragi.
Era talmente immersa nella lettura che non si accorse che ora mai era pomeriggio inoltrato, aveva anche saltato il pasto, ma la questione passò in secondo piano quando realizzò che poteva già avere una risposta da Victor, magari non definitiva, poiché per quella doveva aspettare ancora una settimana, ma un accenno dell'opinione generale del branco.
Affidandosi all'olfatto andò alla ricerca dell'Alpha ma si imbatté in Nath e Lexy che passeggiavano. Non fece in tempo a superarle che l'amica le corse in contro goffamente e quasi urlandole in faccia le diede la notizia migliore che potesse avere quella giornata:
-L'Alpha ha fatto l'annuncio, il branco ha acclamato la proposta. Forse ce la faremo, forse accetteranno. Domani i membri più influenti si uniranno per un consiglio e fare il punto della situazione e entro pochi giorni avremo la risposta definitiva. Ho un buon presentimento!-
Risparmiatasi la ricerca dell'uomo se ne tornò alla villa, aveva un assoluto bisogno di mangiare a causa dei crampi allo stomaco.
Dopo essersi preparata qualcosa per cena se ne tornò in camera sua con una specie di blood-shake al cinghiale. Si mise il suo solito "pigiama" verde petrolio e, distesasi sul letto iniziò una chiamata con i suoi beta Victoria e Jack. Avrebbero potuto comunicare telepaticamente ma con una così lunga distanza a dividerli sarebbe stato complicato è stancante.
La conversazione fu interrotta da una melodia struggente che proveniva dal corridoio e filtrava nella camera di Mereen. Subito, si apprestò ad attaccare il telefono e a piedi nudi, con passo felpato, seguì quelle note così emotive fino alla stanza con il pianoforte; la porta era socchiusa e da lì poteva scorgere Victor di spalle con la sua postura fiera ed elegante destreggiarsi con maestria su quei tasti. Non riusciva a scorgere il suo viso, così senza indugio entrò senza far rumore e si incamminò verso il pianoforte. Non voleva si fermasse, era come incantata; quando fu abbastanza vicina poté intravedere la sua espressione concentrata ma furono i suoi occhi a parlarle: fissavano il panorama al di là della vetrata con un'aria desolata, quasi con nostalgia come se fossero alla ricerca di qualcosa o meglio qualcuno che, però, non riuscivano a trovare. Emanavano un dolore tanto forte da riuscire a toccare il cuore di Mereen che con cautela si sedette sulla panca di fianco a lui. In tutto ciò Victor non le aveva ancora prestato attenzione anche se il suo silenzio sembrava più una fievole richiesta di restare, non cacciandola le stava permettendo di conoscere il turbine di emozioni che provava quasi come se le stesse dando accesso al suo cuore.
Lei non voleva farsi ingannare dalla dolcezza di quel momento, sapeva che l'incantesimo si sarebbe spezzato eppure il legame che li univa era troppo forte per resistergli ma non sarebbe stata lei a cedere.
Cercando di usufruire dello stesso linguaggio dell'uomo posò le dita sulla tastiera interrompendo la melodia, ma non dando il tempo a Victor, di girarsi iniziò a suonare. Con le sue note voleva trasmettergli calma e tranquillità, garantendogli la sicurezza di cui aveva bisogna, voleva dimostragli che di lei si poteva fidare.
Passarono così i minuti successivi, in un turbine di emozioni, teneri sguardi, unioni di sospiri e mezzi sorrisi.
Quando Mereen staccò le dita affusolate dai tasti l'atmosfera stranamente non varió e quando i loro sguardi si incatenarono, quelle sensazioni pacate diventarono un'esplosione di ardente desiderio e rude passione che sfociò in un bacio quasi disperato.
Non riusciva a fermarsi, probabilmente era nocivo tutto ciò, ma come si può combattere contro il legame: un istinto primordiale che fa scattare una serie di reazioni che portano ad un'attrazione tanto forte da squassarti gli organi vitali appena incroci quell'unico sguardo, come si può andare contro chi, dal momento in cui i vostri sospiri si incontrano, sarà il tuo primo pensiero la mattina e l'ultimo la sera. Come?
Mereen continuava a rifletterci e più lo baciava, più capiva che era impossibile.
Le loro mani iniziarono a diventare sempre più smaniose di toccarsi, i vestiti iniziavano a diventare fastidiosi e i loro corpi bramavano sempre di più.
Si chiese se fosse giusto affrettare così le cose, dopo che lui l'aveva rifiutata più e più volte, non poteva, non era corretto nei suoi confronti, lei meritava la felicità e non una situazione precaria. Poteva perdonarlo, certo, ma prima aveva bisogno di prove che le dimostrassero che le sue intenzioni erano serie, non pretendeva che le dichiarasse il proprio amore solo che era disposto a provarci e finora lui non aveva fatto nulla di tutto ciò.
Raggiunta questa consapevolezza, si staccò delicatamente, non con poca fatica, dalla sua presa e fissandolo gli propose le sue condizioni.
Lui confuso e abbastanza seccato, si allontanò da lei e con passo pesante si allontanò dalla stanza.
Com'era possibile che quando pensava di fare un passo avanti, lui ne faceva un centinaio indietro?
Imprecando se ne tornò i camera sua: dannato Victor, l'avrebbe fatta diventare pazza con quei suoi cazzo di cambi d'umore.
Stremata dalla miriade di emozioni si coricò a letto e mandando a fanculo un ultima volta quel coglione cadde in un sonno profondo.

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