capitolo 30

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Aveva riaperto gli occhi alla fine. Dopo quanto non sapeva dirlo, potevano essere stati minuti, ore o giorni... a lei erano comunque sembrati troppo pochi.
Si era ritrovata distesa su una brandina in quello che sembrava il suo soggiorno ma sgombro di tutti i mobili e suppellettili per far spazio ad altri feriti. C'era puzza di bruciato e osservando meglio le pareti della sua casa erano scure dal recente incendio.
Guardandosi attorno tentò di contare quanti si trovavano nella sua condizione e con angoscia riuscì a contarne solo una ventina. Si auspicava che ci fossero molti altri lupi sistemati in qualche altra parte del villaggio... non poteva credere che erano stati sterminati in tal misura.
Si alzò a fatica, prima sollevando il busto, poi poggiando a terra le gambe per poi darsi una debole spinta nonostante il giramento di testa e il dolore causato dalle ferite ancora aperte non solo fisiche.
Si incamminò lentamente e con difficoltà tra i lettini, i pochi coscienti la fissavano con malcelato risentimento... e dopotutto non poteva certo biasimarli, la maggior parte della sua gente aveva perso almeno una persona cara trucidata dalla follia di Denysia... chi un figlio, chi una compagna, chi un genitore. Lei stessa si odiava per tutti gli errori e le congetture errate che aveva conseguito in quell'ultimo periodo, non si meravigliava se altri la disprezzavano. Non ebbe il coraggio di mantenere una posizione fiera e uno sguardo risoluto, si accasciò incurvando le spalle e abbassando le spalle cercando di aumentare il passo per uscire il prima possibile e prendere una boccata fresca.
Una volta fuori andò alla ricerca dei suoi beta... dovevano essere vivi assolutamente. Aveva bisogno di sapere a quanto ammontavano i feriti, i deceduti e i superstiti.
Dopo diversi minuti passati a ispezionare ogni angolo del villaggio finalmente trovò Victoria nella casa degli anziani intenta ad assistere una ragazza del branco Volkov, l'unico che gli era rimasto alleato. Anche loro avevano subito diverse perdite.
<Mereen!> l'amica le corse incontro appena la scorse tra i feriti <Non avresti dovuto alzarti, rischi di aggravare i tagli già in pessime condizioni.... non riusciranno a rimarginarsi così>. Aveva un tono di ammonimento ma che esprimeva tutto il suo interesse per il bene della donna. Mereen scosse il capo: <Non ha importanza... voglio sapere come ci hanno ridotto> lo sguardo di Victoria non era molto rassicurante <Magari è meglio che tu sia informata di tutto quando ti sarai ripresa totalmente. Ora perché non ti riposi un altro po'? Lì c'è una brandina libera...> non la considerò nemmeno come opzione... doveva sapere tutto e subito, il suo sguardo era eloquente <Victoria! Parla.> dopo uno sbuffo finalmente venne messa al corrente di ogni cosa. Il fuoco aveva reso semi inagibile quasi ogni struttura del villaggio e ciò stava causando enormi problemi tecnici dato che diversi lupi non avevano più una dimora in cui rifugiarsi. Alexandar Volkov aveva deciso di tornare in Russia così da assistere meglio i feriti perciò li abbandonava.
Tra i pochi rimasti al villaggio, tra anziani, donne e bambini, non vi era alcun superstite; erano stati tutti condannati a quel rogo disumano... ogni singolo bambino, ogni singola possibilità di futuro e speranza era stata incenerita. I suoi nipoti e tutti gli altri loro coetanei almeno non avrebbero assistito alla completa disfatta del branco che si diceva più potente dell'intera Europa.
Se prima si preoccupava del fatto che c'erano diverse minacce al suo comando ora non doveva più farlo, tutti i suoi cugini erano deceduti nello scontro e dei suoi fratelli era rimasto in vita solo Meryan, il quale era fin troppo preoccupato e affranto dalla perdita dei figli.
A quelle rivelazioni Mereen provò una nuova ondata di senso di colpa e perdita così forti da costringerla a sedersi su una brandina se non voleva spiaccicarsi a terra. Il giramento di testa e quel peso allo stomaco tutt'altro che piacevole non si erano ancora affievoliti quando si alzò per cercare suo fratello e la sua compagna per chiedere perdono.
Ci vollero diversi minuti prima che riuscì a scovarlo tra uno svarione e l'altro causato sia dallo stress che dalla sua attuale salute fisica. Lo scorse insieme a Theresa in una stanzetta isolata dell'infermeria che si trovava proprio dietro la palestra. Lì avevano depositato ognuna in un contenitore diverso le ceneri di ogni singolo deceduto come era tradizione alla morte di un membro del branco. L'urna poi veniva consegnata al familiare più stretto che la onorava con preghiere e lacrime e il primo giorno di l'una piena dall'accaduto le ceneri venivano sparse nel bosco sacro, uno spiazzo di erba tenera delimitata da cinque salici lì vicino, e in forma lupina si ululava alla luna per dare il benvenuto al deceduto nell'aldilà al fianco della dea Luna.
Li guardava sulla soglia della porta non sapendo cosa fare o dire. Non sapeva che tipo di dolore stessero vivendo, dopotutto lei non aveva figli, ma già solo la sofferenza di aver perso due nipoti era straziante, non osava immaginare la loro.
<Meryan?> si avvicinò di qualche passo con voce lieve. Non ricevendo risposta si affiancò ad entrambi e rimase ad osservare le urne entrambe bianche come le anime delle creaturine che vi giacevano, pure, innocenti, perdute. Chissà se sarebbero veramente salite al cielo a fianco della loro grande Dea, l'avrebbero giudicata e incolpata della loro morta da lassù? Si augurava di no, non era sua intenzione fare tutte quelle scelte e prendere tutte quelle decisioni sbagliate per arrivare ad una conclusione così catastrofica. Ma era successo... adesso il destino del suo branco era sul filo del rasoio come il suo futuro. Continuava a non pensarci ma la possibilità che venisse cacciata e costretta ad una vita da esule era tutt'altro che remota.
Scacciò quei pensieri e ritentò un nuovo approccio: <Comprendo la vostra perdita, starà creando un vuoto che probabilmente non si risanerà mai... ma dovete essere forti per loro. Non dobbiamo abbatterci, dobbiamo rimanere saldi e coesi. Solo così potremo avere una speranza> gli occhi del fratello puntati su di lei furono la prima reazione che scatenò. <Cosa ne sai tu del nostro dolore? Non hai figli, non ne hai mai avuti e considerando che il tuo... compagno se la fa con un'altra, non ne avrai mai> Mereen incassò il colpo abbassando il capo e accasciando un po' le spalle. Lo sapeva che ciò che le stava sputando addosso era vero... Victor aveva scelto un'altra e si sentiva morire per questo. Riponeva ancora la speranza che fosse solo offuscato dal dolore e che di punto in bianco si ripresentasse da lei e si facesse perdonare ma tutto ciò sembrava sempre di più un enorme illusione. Solo di una cosa era certa... il suo compagno non se la faceva con un'altra, non ancora almeno, altrimenti lo avrebbe sentito... come, non lo sapeva ma era risaputo che tra compagni il tradimento si manifestava come dolore fisico per chi lo subiva, e lei presentava solo le ferite dello scontro passato.
<Può darsi, ma non posso certo lasciarmi abbattere da questo, perché allora sì che saremo completamente fottuti. E non lo dovreste fare nemmeno voi> Theresa non aveva aperto bocca nè si era voltata nella sua direzione, si limitava a fissare le urne con sguardo assente mentre gli occhi erano gonfi di lacrime e il petto aveva forti scossoni a ritmo con il respiro alterato. <Lasciaci soli, Mereen> lei sospirò non convinta, non sembrava che le sue parole avessero sortito qualche effetto <Ricordatevi. Stasera ci sarà la cerimonia... passerà Jack al tramonto a ritirare le urne. Ora vi lascio soli> queste furono le sue ultime parole prima di andare ad organizzare i dettagli per il rito di passaggio dei defunti.

Quella sera a mezzanotte in punto i pochi lupi rimasti e non convalescenti si radunarono al bosco sacro. Era un luogo magico, consacrato dalla stessa dea Luna miliardi di anni prima... quei salici erano stati piantati dalla dea in persona, i quali erano ancora vivi grazie ai raggi di luna che ogni notte attingevano con i loro rami.
Durante la luna piena però avveniva qualcosa di magico, con essa i salici si tingevano tutti e completamente di argento poiché i raggi nella loro massima estensione riuscivano a ricoprire tutto il bosco. L'aria diventava mistica e l'atmosfera brillava e risplendeva di magia.
Le urne erano già state posizionate al centro esatto della radura, tutto intorno i lupi erano disposti a cerchio. Solo Mereen era in forma umana avendo il compito di spargere le ceneri intorno al tronco dei cinque salici in equivalente quantità. Il processo, considerando il numero di urne, durò ore: un'urna alla volta fu svuotata in cinque parti sui salici.
Al termine la donna si trasformò in lupo e per prima come da tradizione, doveva dare inizio all'ultimo addio.
Non ne ebbe il tempo.
Inaspettatamente Theresa tornò in forma umana: <Non te lo meriti> era solo un sussurro eppure se prima c'era solo un brusio ora era sceso un silenzio tombale. Mereen era rimasta ferma immobile... doveva fare finta di niente oppure rispondere? Non dovette nemmeno scegliere dato che la reazione degli altri lupi lo fecero per lei. Piano piano ogni membro tornò in forma umana eccetto che per i suoi beta. Negli sguardi dei presenti leggeva solo approvazione alle parole appena udite. Si costrinse a tornare umana per acquietare gli animi: <Capisco il vostro dolore più di quanto possiate immaginare. Siete spaventati, provati e distrutti dagli eventi. Tutti voi avete perso almeno una persona cara, ma anch'io come voi sto soffrendo... per la morte di mio padre, dei miei fratelli, dei miei cugini. Ieri mi sono vista pugnalare alle spalle da mia madre, dal mio compagno e dal destino. Ho fatto degli errori, con enormi ripercussioni, è vero. Ma dovete aver fiducia in me, perché vi prometto che rimedierò>. Chiedeva solo in un po' di sostegno, speranza. Ma non arrivò niente di tutto ciò.
<Per le tue scelte sbagliate, sorella, ho perso due figli, un padre, dei fratelli e cugini. Tutto questo perché avevo fiducia in te come questi lupi. Non sei in grado di rimediare, ... o puoi forse ridarmi la mia famiglia?> <Era anche la mia di famiglia! Le scelte che ho preso si sono ripercosse anche su di me!>.
Nessuno sembrava comprendere, forse tutti accecati dal proprio dolore.
<Ma non puoi cambiare il passato>, <Rivogliamo i nostri figli!>, <le nostre case!> <Ci hai portato al disastro, non puoi fare niente ora!>, <Non sei in grado di guidarci>, <ESILIO! ESILIO! ESILIO!>.
Non era riuscita nemmeno ad intromettersi tra tutte quelle voci, la stavano cacciando. Dopo anni e anni in cui aveva assicurato pace e protezione, ora per un gioco crudele del destino in pochi secondi la stavano rinnegando, con come unico destino la morte poiché nessun lupo senza branco può sopravvivere a lungo se costretto a vagare nelle terre di nessuno, strisce di terra sterili e aride tra un confine e l'altro con funzione di cuscinetti.
<Non posso rimediare al passato ma possiamo costruire un futuro insieme, uniti> fu in quell'istante successivo che il mondo le crollò definitivamente addosso: <È vero. Possiamo costruire un futuro migliore insieme> ci furono attimi di silenzio in cui tutti stavano col fiato sospeso <Ma non con te come Alpha. È tempo che il mio compagno prenda il tuo posto come è sempre stato suo di diritto. Lui sarà in grado di riportare la speranza e tutti insieme con Meryan come guida costruiremo un futuro migliore. Ai voti!>
Se mai le avessero detto che in pochissimi mesi le sue sorti si sarebbero ribaltate in quella maniera non ci avrebbe creduto eppure era tutto così catastroficamente vero che la sua frustrazione si trasformò in una risata isterica. Non era vero. Non poteva esserlo. Lei era l'Alpha. Si era guadagnata quel ruolo con fatica e sudore... non potevano esiliarla. <Non ne avete il diritto! Sono sempre stata una buona guida, con me siete sempre stati al sicuro. Non potete cacciarmi! Non potete> <Io credo di sì. AI VOTI!>. Ci furono pochi secondi di meditazione perché subito un eco rintoccò nel bosco.
Un nome era stata la sua rovina.
Pochi secondi avevano deciso il suo futuro.
Esiliata.
Per sempre figlia della terra di nessuno.
Sola. Debole. Vulnerabile.
Esule.

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