capitolo 27

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Aveva visto cose terribili in tutta la sua vita.
Le aveva vissute.
Le aveva subite.
Ne aveva causate altrettante ad innocenti e non.
Eppure non era pronta, non ancora. Forse mai.
Le urla erano cessate, i pianti anche... ma il suo cuore aveva smesso di battere nello stesso momento.  La morte era calata sul suo villaggio e forse di li a breve si sarebbe estesa su tutti quelli vicini. Avrebbe dovuto alzarsi, prendere in mano la situazione e marciare a vendicare quel massacro... eppure era lì ferma, seduta. Con il pelo bagnato di lacrime, l'anima a brandelli e il corpo debole. Ad un certo punto aveva anche sentito qualcuno avvicinarsi, forse Jack, forse le stava anche parlando ma il suo sguardo era perso nella rassegnazione.
Tutto era perso. Il suo ruolo di Alpha e guida. La sua gente. Il suo potere.
La sua esistenza era finita. Alla fine la sua famiglia era caduta in ginocchio proprio come aveva predetto Orald.
Si rialzò a fatica. Una trentina di lupi le erano attorno. Alcuni preoccupati per il suo stato, altri stavano provando lo stesso tormento e avevano riposto l'ultimo briciolo di fiducia in lei. E lei non si sentiva all'altezza. Avrebbe voluto chiudere gli occhi e non riaprirli più o avere una macchina del tempo per tornare indietro e agire diversamente. Ma non poteva.
Furono forse gli sguardi di tutti quei lupi che le diedero un briciolo di forza. Doveva vedere con i suoi occhi, doveva capire cosa era successo e poi si sarebbe tolta la vita o gliel'avrebbero tolta i nemici. Non sapeva nemmeno come si era concluso lo scontro al confine ma ora non era una priorità o forse sì, ma non più per lei.
<Dobbiamo andare al villaggio>
<È necessario dare una mano al confine>
<Forse è un altro diversivo, dovremmo raggiungere la tomba>
Tante idee e proposte che Mereen ignorò.
Si girò senza dar retta a nessuno, ora doveva trovare una dannata strega che la portasse lì. Si affidò al suo fiuto sotto gli occhi perplessi dei compagni che si erano zittiti, i quali non poterono che seguirla senza capire cosa stesse facendo e quali fossero le sue intenzioni.
Erano passati diversi minuti e ormai l'andatura lenta era diventata una corsa forsennata.
Solo mezz'ora dopo la lupa intercettò una strega alleata, nelle vicinanze della tomba.
Appena le fu vicino non le diede nemmeno il tempo di fiatare, riprese sembianze umane e non curante della sua nudità, la strattonò per un braccio intimandogli di smaterializzarla. Era palese che la donna non fosse pienamente in sé eppure per timore che la situazione degenerasse, trovandosi circondata da licantropi, non se lo fece ripetere due volte.
Jack e Victoria, che si erano uniti a quella corsa, si attaccarono alla strega con cautela, timorosi che Mereen volesse partire da sola. Quest'ultima non sembrava essere presente con la testa, si limitava a stringere il braccio della poveretta con evidente troppa forza e non si era nemmeno accorta di non essere sola. Victoria ne approfittò per redarguire la strega:
<Appena ci lascerai in Svizzera torna qua e dai l'allarme, metà dei guerrieri a guardia della tomba e quelli al confine, appena terminato lo scontro e se terminerà, devono recarsi al villaggio Jalan>
Si limitò ad annuire freneticamente prima di  smaterializzarsi. I sintomi e le sensazioni erano le stesse: nausea, insensibilità, dolore. Eppure i tre nemmeno se ne resero conto, tutti con la mente proiettata in un'unica direzione.
Erano ruzzolati un paio di kilometri a est del villaggio.
Si erano ripresi velocemente e senza scambiarsi uno sguardo, avevano iniziato a correre verso il villaggio. La testa era come svuotata... non avevano pensato a cosa andavano incontro. Non c'erano precauzioni nel caso si fossero imbattuti nemici, e neppure se ne curavano. L'importante era arrivare lì, e capire. Capire come avevano fatto ad entrare, capire perché nessuno era riuscito a dare l'allarme nell'immediato.
Corsero per minuti che parvero ora ma finalmente videro i primi edifici: si notava l'imponenza della casa degli anziani in marmo che stonava con la natura e le case in legno circostanti.
C'era silenzio, un assoluto è terrificante silenzio.
Il villaggio si apriva su un filare di alberi accuratamente disposti in modo da circoscrivere il perimetro e l'ingresso era un semplice arco creatosi dall'intreccio delle chiome delle due querce più anziane. Prima di varcare la soglia si diressero verso i posti di blocco sparsi sui metri circostanti per racimolare qualche indumento e coprirsi decentemente.
Quando i loro occhi poterono finalmente vedere, se prima l'animo e il cuore erano ridotti in mille pezzi... ora erano completamente polverizzati. Adesso, da vicino, si poteva sentire il puzzo di bruciato di case semi carbonizzate.
Non c'era anima viva, e nemmeno morta poiché l'odore di bruciato inibiva i sensi.
Percorsero diversi metri finché non raggiunsero la piazza di fronte alla casa degli anziani ma preferirono non aver mai assistito a quello scempio. Le ginocchia tremarono e il fiato da corto si arrestò, al contrario del cuore che ora pareva avere vita propria e scappare dalla gabbia toracica. Mereen si ritrovó in ginocchio con i capelli che le coprivano un volto distrutto e bagnato di lacrime. Ora sapeva cos'era peggio dalla morte, ed era quell'accumulo di braccia, gambe, teste e capelli che emanavano un odore di morte. Quando si adattò a quell'odore nauseante e si tranquillizzò, si rimise in piedi e si avvicinò. Scorse la manina di un neonato, il viso di una donna pieno di sangue, i capelli di un uomo che aveva dato la vita per difendere il suo villaggio e infine, in cima, il corpo di suo padre, un grande guerriero e una nobile guida, la cui testa svettava su una picca lì vicino ad usurpare il suo nome, non concedendogli nemmeno una morte degna della sua persona. Rimasero lì a contemplare quel quadro raccapricciante e insieme al loro si aggiunsero quei guerrieri che stavano venendo smaterializzai poco alla volta. Tutti in un assordante silenzio, pregno di dolore, rabbia, disperazione, rassegnazione e altre mille emozioni. Avevano perso, chi una casa, chi una moglie, chi un figlio, chi una ragione. Stavano annegando eppure il destino non ne aveva ancora abbastanza.
<Io la chiamo arte>
Alle loro spalle una voce femminile li ridestò dal torpore in cui si erano assopiti. E non una voce qualunque... oh no.
Denisya spiccava con quell'espressione perfida e risentita in mezzo a centinaia tra streghe, vampiri e lupi disposti dietro e accanto a lei. Per mano teneva quella di un uomo dai tratti così familiari che Mereen ci impiegò meno di un battono di ciglia per riconoscerlo. Quei capelli marroni e quegli occhi azzurri avevano smesso di popolare i suoi incubi da troppo poco perché potesse reggere un contatto visivo con essi. Valter, il porco che secoli prima l'aveva ridotta ad un'ammasso di vergogna e ripulsione verso se stessa, la stava fissando da un po' con quello sguardo viscido mentre lei tentava di non dare a vedere la sua instabilità. Non ne era poi tanto sorpresa, sospetti su sua madre ne aveva avuti fin da subito, e nonostante credeva che l'ex beta di suo padre fosse morto da secoli, averlo davanti agli occhi non la sconcertò come si sarebbe aspettata. Si sentita solo tradita, non come figlia, ora mai era da quando era salita al ruolo di alfa, o forse già da prima, che entrambi i suoi genitori la trattavano come un'estranea neanche tanto gradita, ma come membro del popolo. Danisya aveva girato le spalle al suo stesso sangue, alla sua gente; alleandosi per la distruzione del villaggio e della stirpe Jalan. Ma per quanto potesse anche aspettarselo, non me comprendeva ancora le ragioni.
<Che cosa hai fatto?> il tono di Mereen era roco dal pianto ma pregno di una tale rabbia e disprezzo da risultare gutturale e spaventoso.
La donna non ne rimase tanto spaventata, anzi dopo una risatina perfida, batté le mani con fare teatrale. <Ora vi racconterò una storia! Va bene? Va bene! Tanto tempo fa c'era una bellissima ragazza, una lupa, e un giorno, girovagando per i boschi, si imbatté nel lupo più bello che avesse mai visto. E indovinate? Si esatto. Era il suo compagno. I due si promisero di rivedersi, per conoscersi meglio e decidere quando dare la splendida notizia al proprio branco. Ma il fato volle che la famiglia della ragazza, discendenti di un lupo originale, stava andando in declino e serviva assolutamente un rimedio. E quale se non un matrimonio combinato?> sembrava delirante, i suoi gesti e il timbro della sua voce cambiavano intensità ogni secondo e rendevano lo spettacolo ancora più terrificante <Ora arriva il bello, un attimo. Decisero di far sposare la loro unica figlia, la ragazza, al capo di un branco di guerrieri nomadi per affiancare al potere di un nome, una certa forza militare. Li avrebbero spacciati per compagni così da rendere legittima una futura progenie. Ora... la ragazza era felice? No compagni miei, non lo era affatto, lei desideravo solo ricongiungersi con il suo compagno e vivere felice con lui. Solo mesi dopo riuscì a rivederlo in segreto... e cosa decisero? Scappare no, li avrebbero trovato subito avendo ancora una connessione con il proprio branco. Lui si sacrificò, avrebbe lasciato il suo branco tradendolo e avrebbe tentato di entrare in quello della ragazza con una prova di lealtà. Il branco di lui infatti era da secoli in conflitto con quello nomade dello sposo della fanciulla, sarebbe scappato e con delle informazioni avrebbe barattato la sua entrata nel nuovo branco. E così fu, oh altro che. Il branco tradito fu sconfitto e il dominio di quello vincente si estese sempre di più. Gli anni passarono ed il ragazzo acquisiva sempre più prestigio tra le gerarchie e nel mentre poteva godersi, anche se in segreto, l'amore con la sua adorata nonostante ella dovette conformarsi ai doveri di Luna e quindi dare una discendenza. Riuscì persino a diventare il braccio destro dell'Alpha, il Beta. Finché una mattina mentre i due innamorati si erano incontrati in segreto nel luogo prestabilito, una ragazza, la sua patetica e indesiderata figlia, convinse proprio quel giorno, proprio a quell'ora, suo padre, l'Alpha, a mandare dei domestici a raccogliere delle erbe per un unguento... un cazzo di unguento ha rovinato la nostra storia, anzi no mia figlia l'ha fatto. Ora, coincidenze?... io proprio non credo! Anche perché dovete sapere che Mereen provava un certo malcelato odio verso Valter. Non è vero caro? Comunque... quelle puttanelle intente a raccogliere foglie, bacche o chissà cosa, ci beccarono e Drogo, poooovero defunto Drogo, fece cacciare il mio amato appena venne a conoscenza del fatto, con la convinzione che sarebbe morto di li a poco. Peccato, piccolo ingenuo, che conosceva fin troppo bene le dinamiche e le sfaccettature del branco Jalan e gli ci volle meno di un giorno per barattare con dei nemici la sua salvezza in cambio di informazioni. E così, sfruttando il rancore e l'odio verso la famiglia Jalan, iniziò a raggruppare sempre più seguaci disposti a seguirlo nella sua vendetta. All'inizio erano solo lupi ma dopo anni... secoli, convinse anche streghe e vampiri stringendo alleanze imprevedibili. Ci volle quesì un millennio prima di raggiungere un numero contingente e sufficiente per avere qualche opportunità di vittoria poiché la famiglia Jalan incuteva troppo timore perché la gente potesse anche solo pensare di poterla attaccare, ma non si perse mai d'animo, doveva venire a riprendere la sua amata, me, e avremmo avuto il nostro felici e contenti>.
Mereen, come tutti gli altri la guardarono esterrefatti... lei e suo padre non erano mai stati compagni, e la sua volontà di troncare il rapporto con Drogo era tutta premeditata nel tentativo di sciogliere la connessione mentale con il branco e poter lasciarlo senza essere intercettata. Ma ciò che la sorprese ancor più era il fatto che suo padre aveva cacciato Valter dal branco non perché avesse scoperto gli abusi sulla figlia, su di lei, ma per proteggere un segreto che avrebbe fatto crollare la stabilità della comunità. E ora lei si sentiva ancora più in difetto... non solo non era riuscita a ribellarsi a quelle violenze anni e anni prima per paura di non essere creduta e quindi indicata come una bugiarda, ma se qualcuno ora ne fosse venuto a conoscenza avrebbe dato un nuovo pretesto alla madre per odiarla e anche se avrebbe incrinato il rapporto dei due traditori non era certa che avrebbe evitato il nuovo scontro perché dopotutto i loro nemici erano di ogni specie e odiavano la sua famiglia per milioni di motivi diversi e di sicuro non avrebbero rinunciato a quella vendetta tanto agognata.
Valter la guardava in un modo che le faceva sospettare che egli intuisse i suoi pensieri e mentre i nemici si godevano le loro facce sgomente e scioccate, lui era come se la sfidasse a rivelare qualcosa. E ancora una volta, Mereen cedette, non avrebbe ottenuto nulla.
Denisya non diede nemmeno due secondi agli avversari per riprendersi che proseguì: <Okay... pensò abbiate compreso chi erano quella ragazza e quel ragazzo...> e strinse con maggior presa la mano dell'uomo dai capelli marroni a spazzola <Quindi non ci fermeremo ora, come credo abbiate capito! Non è ancora finita finché tu, Mereen, respiri! Quindi pregate che altri guerrieri arrivino in fretta perché altrimenti non credo avrete molte speranze.>
<ASPETTA!>

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Ciao ragazzi... avevo detto weekend ma oggi è martedì perché ho avuto problemi con wattpad dato che non mi faceva aggiornare. Comunque con questo capitolo ci siamo superati... più di 2000 parole daye.
Ah e per farci perdonare a breve pubblicheremo il prossimo capitolo!
Va bhe... vi auguro solo una buona settimana.
Enjoy the reading ❤️

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