capitolo 22

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<Tu credi che se scoppierà una guerra la vinceremo?>
Mereen si trovava tra le braccia di Victor nella sua villa quella sera.
Ora che aveva scoperto che i suoi nemici erano numerosi e apparentemente potenti aveva bisogno di un po' di conforto.
Fino a quel momento pensava di poter battere i suoi avversari in un solo scontro, con poche perdite, ma ora che conosceva i loro alleati non era così sicura.
<Dobbiamo scoprirne di più. Quando avremo tutte le carte scoperte vedrai che non temerai la faccenda come ora. Scaveremo a fondo la questione e riusciremo a sterminarli!>
Era quello che voleva? Sterminarli? No. Insomma, facendo così avrebbe solo dato conferma a tutte le loro convinzioni a proposito del loro essere assassini e mostri. Ma c'era altra soluzione? Forse, ma non la vedeva.
Finse di essere stata rassicurata dalle parole di Victor e si accoccolò in silenzio nell'incavo tra il suo collo e la spalla.
Come era possibile che tanto odio risalente anche a millenni prima era sfociato proprio in quel momento tutto insieme. In fin dei conti, il tempo dovrebbe lenire il dolore... eppure sembrava ancora intatto quello dei pochi con cui aveva parlato. Quasi surreale. Temeva ci fosse assolutamente qualcuno dietro che lo avesse fomentato per i propri scopi eppure quei pochi che avrebbero potuto detestare così tanto la sua famiglia erano ormai morti. L'unico che le veniva in mente era l'ex beta di suo padre, scacciato dal branco per ciò che aveva fatto a lei stessa anche se non sapeva come i genitori ne fossero venuti a conoscenza... lei non aveva mai avuto il coraggio di parlarne per timore che non le credessero e l'additassero come bugiarda ma un giorno suo padre decise di estraniarlo di punto in bianco dando come spiegazione il tradimento della sua fiducia perciò l'unica spiegazione era che avesse scoperto il suo crudele e malsano interesse verso di lei. Ed un lupo solitario è destinato a morire... peccato che il legame di appartenenza si fosse troncato non appena era stato bandito, se così non fosse stato avrebbero acuto la certezza che fosse morto.
Valter, così si chiamava, era l'unico uomo di cui aveva terrore, nonostante fosse un beta e a lei inferiore. Era forse più una paura psicologica perchè avrebbe potuto batterlo, ma quando lo aveva davanti secoli prima, quando era ancora un membro della famiglia, e la infieriva con le sue porcherie non riusciva ad aprir bocca. Era forse una delle cose più umilianti che avesse mai subito in vita sua e il fatto di non essere stata capace di reagire la facevano sentire ancora più in difetto.
Scacciati quei pensieri, si lasciò cullare nelle braccia dell'assopimento fino a cadere in un sonno profondo, estasiata dal calore del compagno.

Il giorno seguente si era alzata molto presto, Victor dormiva ancora.
Pervasa da chissà quale istinto omicida, decise di andare a preparare la colazione dopo aver indossato la maglietta dell'uomo lanciata nell'angolo della camera da letto dopo essersi spogliato per unirsi a Mereen la sera prima.
In cucina si dedicò ai fornelli. Odiava la colazione a base salata ma decise di fare un piccolo sforzo per il compagno cucinandone una tipica America. Uova e pancetta.
Riempito il piatto si diresse sculettando nella stanza.
Era ancora sdraiato così decise di svegliarlo facendo leva sul peccato di gola. Con una mano prese la pancetta e iniziò a farla svolazzare vicino al naso di Victor avvicinandola di proposito al suo naso. La scena aveva dell'irreale quando lui, probabilmente inconsapevolmente, iniziò a muovere le narici, allargandole e chiudendole e ad arricciare il naso alla ricerca di quel profumo proprio come un segugio.
A quell'immagine non poté che scoppiare a ridere facendolo destare definitivamente dal suo sonno.
<Ti ho preparato la colaz...>
Neanche il tempo di dirlo che l'altro si fiondo sul piatto strappandoglielo dalle mani come se non mangiasse da una vita.
<Buongiorno anche a te>
Rialzando la testa dal piatto le fece un sorriso tenero avvicinando le labbra alle sue alla ricerca di un bacio che non tardò ad arrivare.
Quella mattina avrebbe assolutamente tentato di avere un incontro con l'alta sacerdotessa della congrega di streghe confinanti con il loro territorio.
Una volta che si furono vestiti e preparati si separarono ognuno alle proprie mansioni.
Mereen fece prima tappa alla palestra per l'allenamento giornaliero dei guerrieri.
Erano tutti ben addestrati, ma ogni branco per le proprie conformità fisiche aveva sviluppato maggiormente un'abilità. I Cruelvenge eccellevano per la forza grazie alla loro corporatura massiccia e solida; i Para essendo piccoli puntavano all'astuzia calcolando le mosse dell'avversario prima di attaccare; i Gruhl invece emergevano a causa della loro velocità per la fisicità affusolata; i Seliaras erano elastici, avevano un fisico snodabile e adatto a schivare ogni forma di attacco; i Mirajlov invece erano resistenti, incassavano bene i colpi con l'intento di far stancare l'avversario per poi tramortirlo con una sola mossa; infine c'erano i Jalan che paradossalmente non erano i migliori in nessuna abilità presa singolarmente, semplicemente fin dalla nascita era stato loro insegnato ad allenarle tutte rendendoli così apparentemente invincibili poiché sapevano contrattaccare su più fronti.
Dopo ore finalmente si era fatta ora di pranzo, congedò i soldati e si diresse verso casa per pranzare.
Terminato, decise di provare a ricevere un incontro con le streghe. Si recò nel suo studio e iniziò a scrivere una lettera urgente da inviare.
Chiedeva un incontro segreto e riservato in territorio neutro senza specificare ciò di cui doveva parlare per evitare che potesse diventare compromettente nel caso venisse persa o cadesse nelle mani sbagliate.
Velocemente andò alla ricerca di Jack, una delle sue poche certezze, per affidargli la lettera.
Quando ritornò a casa per terminare la giornata rilassandosi, sulla soglia della porta trovò Victor che l'aspettava.
<Che ci fai qui?>
<Volevo sapere se avevi ottenuto un incontro con le streghe?>
<Entriamo>
Dopo qualche effusione si sedettero sul divano in soggiorno.
<Ho appena mandato una lettera, sono quasi sicura riceveremo risposta affermativa. Ho un buon presentimento!>
<E sei affidabile?>
<Più di quanto tu possa immaginare>
<È il tuo dono, non è così?>
<Già, il tuo qual è? Insomma anche tu sei un lupo originale, devi averne uno!>
I suoi occhi si rabbuiarono, di malinconia. Sembrava che il solo ricordare la sua peculiarità facesse riportare a galla ricordi spiacevoli.
<Fiuto la morte>
Lo guardò con un sopracciglio alzato, cosa intendeva? L'uomo intese la sua domanda silenziosa e rispose.
<La percepisco. Sento quando una persona davanti a me sta andando incontro alla morte di lì a poco. Non so spiegarlo... è una sensazione>
<È utile>
<È dolorosa quando conosci il destino, ma non puoi fare niente per cambiarlo>
Ora i suoi occhi erano duri, fissi negli occhi di Mereen ad imprimerle quanto rimpianto e senso di impotenza gli avesse riservato il suo dono.
Spinta da un calore inaspettato, la donna avvicinò la mano al volto del compagno in una carezza di conforto e comprensione. Un momento di tale intimità si trasformò in un vortice di passione appena le loro pupille si incontrarono.
Iniziò una feroce danza di baci che li trascinò in un mondo di lussuria e desiderio. Morsi e sospiri si susseguivano uno dopo l'altro mentre i loro corpi si incendiavano.
Il tutto spezzato dall'arrivo di un messaggio sul cellulare di Mereen nella tasca dei jeans:

da Vic
Stasera serata intima tra amiche

Accettare, o no? Insomma, per quanto assurdo fosse, era in astinenza da Victor e non poteva proprio rinunciare.

da Mereen
Oggi no, domani assolutamente! Baci

Una volta risposto, lanciò il telefono sul divano e ritornò con ancora più voracità di prima a baciarlo. Non ne aveva mai abbastanza.
La loro eccitazione crebbe ancora fino a che i vestiti non diventarono tanto fastidiosi da costringere i due a strapparseli di dosso.
Con gesti veloci si diressero in camera, non staccandosi di un solo millimetro.
Nudi, sul letto si unirono in un unico corpo ancora una volta. Pareva la sensazione più appagante che ci potesse essere. Fondersi in una sola anima, condividere lo stesso respiro, intrecciare le proprie emozioni fino a raggiungere le vette del piacere.
Dopo quelli che parvero solo minuti il campanello iniziò a suonare incessantemente.
Mereen alzando gli occhi al cielo, intuendo fosse Victoria che non si era rassegnata al suo rifiuto con un sorriso beato sul volto e ancora stordita dalle sensazioni appena provate, si alzò dal letto, si coprì con quel che potè e a passo leggero, seguita da Victor si diresse verso l'ingresso e aprì la porta con un'aria divertita.
Davanti a lei comparve una faccia austera che si tramutò in sconcertata e inquisitrice appena posò gli occhi sull'uomo semi nudo dietro di lei:
<Mamma?>

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