capitolo 28

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Nel frattempo al confine lo scontro stava volgendo al termine. Le due fazioni ormai erano stremate e i nemici parevano ora assenti di scorte, l'ultimo squadrone infatti era quasi del tutto sterminato e quella carneficina contava ora migliaia di lupi.
Victor era ricoperto di sangue suo e non, il fiato era corto e affannato dalla fatica eppure non si fermava. La sua zampa stava scorticando l'addome dell'ennesimo lupo quando si accorse che la battaglia era finita. Nessun lupo nemico era rimasto e i loro corpi giacevano sul terreno senza grazia ne clemenza. Si respirava un tanfo di morte e putridume e il sangue cospargeva i fili d'erba come rugiada nella mattine primaverili.
Era uno spettacolo osceno e inumano che si confondeva nel silenzio tombale di quei secondi statici. Ognuno era fermo immobile, solo l'eco dei sospiri rimbombava nelle orecchie. Victor aveva assistito a tante atrocità eppure quella si stava facendo strada nel suo cuore come la peggiore, si erano massacrati esemplari della stessa razza senza pietà e remore e ora un senso di dispezzo e colpa si stava annidando nelle loro menti. Avevano ucciso uomini, donne, ragazzi e ragazze e alcuni di loro erano anche degli innocenti che a causa degli Jalan avevano perso una persona cara e incitate da qualche esaltato si erano uniti in un'opera di vendetta che li aveva portati alla morte.
Victor aveva percepito forse un'ora prima la disperazione della sua compagna e ora aveva la necessità di raggiungerla. Sapeva anche delle nuove disposizioni quindi immediatamente, dopo essersi vestito, intercettò una strega e insieme ai suoi beta e ad altri guerrieri si fece smaterializzare al villaggio. L'operazione per lui non era un grande malessere, anche perché l'aveva già fatto tante altre volte con la sua povera Julien e aveva imparato a farci l'abitudine.
Arrivarono nei pressi del villaggio in pochi secondi e una volta che tutti si furono ripresi, la strega tornò al confine per smaterializzare altri guerrieri.
Quando misero piede all'interno, un tanfo di morte era a malapena celato dal puzzo di bruciato emanato dalle case carbonizzate. Un vociare in lontananza spezzava quel silenzio ma non attenuava l'orrore di quella vista. A grandi falcate si avvicinarono a quella voce che Victor non poté che attribuire a Denysia.
<Okay... pensò abbiate compreso chi erano quella ragazza e quel ragazzo... Quindi non ci fermeremo ora, come credo abbiate capito! Non è ancora finita finché tu, Mereen, respiri! Quindi pregate che altri guerrieri arrivino in fretta perché altrimenti non credo avrete molte speranze>.
Fece per raggiungere la sua compagna quando un odore così familiare e straziante lo destabilizzò. Fragoline di bosco e vaniglia si sovrapposero a sangue e cenere, e lui non poté che aggrapparsi con tutte le forze a quella fragranza che gli era così mancata e che a volte percepiva ancora nel sonno. Si sentì debole e la testa iniziò a vorticargli furiosamente. Come poteva essere? Fu quasi sul punto di convincersi che stesse delirando quando una voce così dolce e familiare lo stordì completamente: <ASPETTA>.
Sette lettere che gli mandarono in combustione il cuore e in delirio il cervello. Non poteva essere. Lei era morta, l'aveva vista sanguinante per la ferita essere buttata in acque gelide e sprofondare tra quelle pieghe azzurre insieme al loro bambino. Non poteva essere viva... non ora che era quasi riuscito ad accettare la sua perdita. Non ora che la sua mancanza non gli fustigava più il cuore fino ad annientarlo. Non ora che era sul punto di ricominciare una nuova vita con un'altra donna. Non ora.
Senti un mancamento, non solo fisico, si sentiva preso in giro da un destino beffardo che quando gli dava una possibilità di essere felice, lo inchiodava al suo passato permettendogli un'alternativa. L'alternativa di ripercorrere i suoi passi e invece di esserne felice, si sentiva così combattuto da avere la testa che gli girava come una trottola. Doveva scegliere tra presente o passato con la consapevolezza che avrebbe potuto avere un futuro con entrambi.
Si avvicinò a rilento a Mereen ma tenendo gli occhi puntati in due pozze azzurre che ricambiavano con un tale sentimento da destabilizzarlo. Era lei, la sua Julien, ma se era sopravvissuta perché non era mai tornata da lui, e cosa ci faceva schierata con quella feccia? Tutto ciò era assurdo, uno dannatissimo scherzo... non c'era altra spiegazione. Una presa per il culo.
Ma, purtroppo o forse per fortuna, era tutto vero e questa consapevolezza fu valorizzata dalle nuove perole di Julien: <Avevamo un accordo!>. Denisya si voltò verso la donna dai capelli oro e sospirò platealmente: <Giusto mi stavo quasi dimenticando! Dunque come vi ho detto, noi cerchiamo vendetta solo verso gli Jalan... quindi se voi decidete di abbandonarli e di schierarvi con noi o semplicemente riturarvi non ci sono problemi. Vedete? Non siamo dei mostri o degli esaltati, siamo molto tolleranti... dopotutto non abbiamo niente contro i vostri branchi. Quindi se ora fate dietrofront vi risparmieremo parecchia sofferenza inutile.>
Victor non distolse mai gli occhi da quelli della bionda... in quel gioco di sguardi si comunicarono tutte quelle emozioni e sentimenti che li avevano sopraffatti appena si erano percepiti: confusione, felicità, smarrimento, incredulità. E per quanto Victor avesse voluto correre da lei, stringerla e avere dei chiarimenti... non poteva, fisicamente. Se avesse tradito Mereen, permettendo agli avversari di ucciderla... lui avrebbe seguito il suo stesso destino. Essere compagni voleva dire anche condividere la propria anima, mischiarle per dar vita ad un legame indissolubile ma se uno della coppia fosse deceduto il legame non si sarebbe sciolto come avverrebbe in una cerimonia di rifiuto ma si sarebbe sgretolato di netto e con esso anche la sanità mentale del superstite avrebbe fatto la stessa fina. Se Mereen fosse morta, Victor sarebbe impazzito fino a diventare l'ombra di se stesso. E quella non sarebbe più stata vita.
Julien si aspettava che Victor corresse da lei, dopotutto lei lo amava ancora e l'unico motivo per cui non si era fatta viva era che fine a qualche tempo fa lo credeva morto. Una volta gettata in acqua aveva perso i sensi a causa della ferita e della paura; Daniel, suo figlio, nonostante le acque gelide non aveva mai lasciato la mano della madre. Furono recuperati da una nave che passava da lì dopo ore, il piccolo grazie alla sua natura mannara non era in gravi condizioni, al contrario della donna che era sopravvissuta tutto quel tempo solo grazie al calore emanato dal corpo del bambino. Qualche minuto e probabilmente sarebbe passata a miglior vita. Approdarono sulle coste della Spagna e li fu ricoverata in un ospedale. Era in fin di vita, gli arti erano congelati e il cuore batteva così lentamente da sembrare statico. Riuscì a rimettersi in piedi e riacquistare la maggior parte delle capacità motorie dopo ben cinque anni. Erano esuli, non aveva avuto più notizie di Victor e la possibilità che fosse morto le lacerava il cuore, Daniel invece cresceva e ormai era in piena adolescenza. Julien aveva chiesto aiuto al branco Jalan perché accogliessero il figlio ed evitare che crescesse come un lupo solitario, un esiliato. Mereen li aveva ricevuti e aveva anche respinto la sua richiesta... non poteva far integrare un futuro Alpha con la possibilità che un giorno avesse potuto indurre uno scontro per spodestarla. Non ebbe pietà di fronte ad una madre disperata e ad un ragazzino che senza il suo aiuto avrebbe vissuto nelle peggior condizione e nell'ultima catena della scala sociale. Quel giorno Julien aveva capito cosa voleva dire odiare, pensava di odiare il padre di Victor che aveva chiesto la loro morte ma si era ricreduta quando dopo quel rifiuto si era ritrovata senza niente, senza soldi, dimora, amici... costretta a far vivere il figlio nelle peggiori condizioni poiché nessuna comunità di streghe l'aveva accolta dato il figlio mannaro che aveva appresso. Mereen, gli Jalan, erano egoisti e senza pietà. Giurò che si sarebbe vendicata e si sarebbe riscattata, colse l'occasione quando sentì del lupo esiliato che cercava vendetta contro gli Jalan. Non ci pensò due secondi ad unirsi alla causa e insieme reclutarono sempre più sostenitori. Il suo mondo crollò di nuovo quando le arrivò la notizia che Victor fosse vivo, che era addirittura L'Alpha del branco più potente in America e che stava venendo in Europa per dare manforte agli Jalan. Lei aveva preferito rilegare il suo passato in una meandro recondito della mente perché solo la consapevolezza che l'amore della sua vita fosse morto la distruggeva quindi non si era più interessata alla situazione del branco dei Cruelvenge e quella rivelazione le aveva tolto la terra da sotto i piedi. Ma se era alleato degli Jalan si sarebbero scontrati e lei non poteva permetterlo così cercò una accordo. La possibilità di risparmiare gli alleati. Ma non aveva messo in conto la possibilità del legame tra Mereen e Victor. E quando se ne accorse, quando vide che le parole di Denisya avevano fatto braccia nella mente dell'Alpha di Cina, Yang Para e dell'Alpha del Sudamerica, Dimitri Seliaras, non poté che farsi travolgere dal disperazione nel vedere Victor fermo immobile di fianco a Mereen nonostante i suoi occhi urlassero il suo essere combattuto. Lui aveva scelto Mereen e ciò non fece altro che accrescere il suo odio nei confronti della donna, gli aveva portato via la possibilità di una vita dignitosa e ora anche l'amore.
Mereen dal canto suo si sentiva priva di forze, non sapeva se era in grado di affrontare un altro scontro e il dolore per tutte quelle anime innocenti morte era ancori lì, annidato nel suo cuore. La sua espressione spenta non cambiò quando vide i branchi di Cina e Sudamerica ritirarsi... dopotutto non poteva certo costringerli a combattere con lei contro streghe, vampiri e mannari. La bellissima donna che aveva parlato dai capelli color de grano e due pezzi di cielo per occhi se la ricordava molto bene. Non aveva capito che era la donna tanto amata da Victor e colei che aveva lasciato quel vuoto nel suo cuore nonostante i loro palesi sguardi carichi di parole a lei indecifrabili, ma ricordava ancora il suo viso in lacrime sfigurato dalla disperazione per il suo rifiuto. La capiva... Mereen non aveva mai avuto figli ma poteva comprendere quel senso di impotenza di fronte ad un ostacolo insormontabile ma non poteva aiutarla... farlo voleva dire mettere a rischio l'intero branco e non poteva permetterlo.
Lo vedeva, era lampante l'odio della donna nei suoi confronti e non la biasimava nemmeno.
Passarono pochi minuti, il tempo che gli ultimi lupi arrivassero, poi si scatenò l'inferno.
Mereen si trovò inerme di fronte a quell'avanzata, ci impiego qualche secondo a capire che doveva reagire se non voleva rimane uccisa prima del previsto. Erano ancora in forma umana e si ritrovarono ad affrontarsi a suon di pugni, calci e schiaffi non avendo avuto nemmeno il tempo di trasformarsi. Sua madre, Valter, Julien e altri membri non si unirono subito alle danze ma restarono a guardare quella carneficina.
Fu solo dopo un paio di scontri che la rabbia e il dolore di Mereen si infranse come vetro riversandosi in migliaia di schegge intorno a lei trasformandola in una vera macchina da guerra. Era ancora in forma umana a differenza di molti altri che ora erano nella loro forma ferina ma non le importava. Inarrestabile squarciava gole con i denti affilati e apriva addomi con le unghie snudate. Solo quando ebbe un attimo di pace completò la trasformazione e continuò nella sua furia e sete di vendetta. A differenza sua Victor si trovò incerto sul da farsi, si limitava a schivare colpi e a stordire gli avversari senza ucciderli tenendo sempre un occhio su Julien che se ne stava lì ferma ad osservare. Era tutto così confuso nella sua testa che non riusciva a rimanere concentrato.
Quando lo scontro si stava volgendo in favore degli Jalan anche i pochi rimasti a guardare dei nemici decisero di intervenire.
Mereen fu circondata da due vampiri che portavano sulle spalle qualche millennio, si accanirono su di lei in contemporanea colpendola, per poi allontanarsi facendole riprendere fiato e subito dopo ricominciando a stuzzicarla e a ritirarsi in modo da stancare la lupa fino allo stremo delle forze. Quando Victoria e Jack di accorsero in che condizioni versava la loro Alpha la raggiunsero in suo soccorso. Mereen ferita e stanca si allontanò lasciando ai suoi beta l'onore di staccare le teste a quei succhia sangue. Si ritirò in un angolo nel tentativo di prendere fiato quando di fronte gli si parò un lupo nero enorme. All'inizio lo confuse con Victor ma quando questo snudò le zanne si ricredette. A fatica si rimise in piedi dato i morsi e i lividi che le cospargevano il corpo lupino e si mise in posizione di attacco. L'altro la superava in grandezza ma di certo non in esperienza...poteva fiutare la sua giovinezza, avrà avuto una ventina d'anni. Il lupo nero provò un approccio diretto fiondandosi su di lei nel tentativo di morderle la gola ma la donna fu più veloce e lo schivò girandosi e colpendolo sul muso con le zampi posteriori facendolo capitolare a terra. L'altro si riprese quasi subito e tentò di nuovo di accanirsi su di lei, le morse una zampa anteriore facendola guaire e richiamare l'attenzione di Victor. Quest'ultimo si girò nella sua direzione e quando i suoi occhi si immersero in quelli lupini del lupo tanto simile a lui non poté che cedere completamente:
<Daniel?>

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