Capitolo IV: Nineteen

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Atlas Hands
Capitolo IV: Nineteen


'I felt you in my legs
before I even met you.
And when I laid beside you
for the first time,
I told you:
"I feel you in my heart,
and I don't even know you."
[...]
I felt you in my life
before I ever thought to
feel the need to lay down
beside you,
and tell you:
"I feel you in my heart,
and I don't even know you." '
(Nineteen - Tegan and Sara)


23 febbraio 2013

Louis apre la porta della stanza di Harry e rimane appoggiato allo stipite, le braccia incrociate e gli occhi che aspettano disperatamente di incontrare il suo sguardo verde.
Harry è steso a pancia in giù sulle lenzuola sparpagliate, con gli occhi chiusi e il lungo corpo abbandonato a sé stesso, tutto angoli aguzzi e pelle candida.
“Harry.”
Harry socchiude gli occhi, sbatte le ciglia scure un paio di volte, e rimane in silenzio, fissando Louis con un'espressione pensierosa.
“Harry,” riprova Louis, “dovresti uscire da questa camera.”
Harry affonda il viso nei cuscini, sospirando. “Ti prego, non iniziare anche tu.”
Louis rimane in silenzio, ma si avvicina al letto e si siede in un angolo. Alza una mano, come per accarezzare la schiena nuda di Harry, ma all'ultimo momento ci ripensa, lasciandola sospesa a mezz'aria.
“Ti piacciono i cupcakes?”
Harry alza il capo e lo fissa, confuso. “Cosa?”
“Ho chiesto se ti piacciono i cupcakes.” risponde Louis, con un sorriso che spera sia incoraggiante.
“A chi non piacciono i cupcakes?”
Louis rimane a corto di parole per un attimo, perché è stupito e affascinato dai suoi sbalzi d'umore.
“Ok, allora facciamo così. Ora tu ti fai una doccia, perché ne hai bisogno, puzzi come una capra-”
“Ehi-”
“- E,” continua Louis, puntando lo sguardo nel suo, “e, ti porto nella pasticceria più buona di Manchester.”
Harry lo fissa in silenzio per un attimo, lo sguardo calcolatore e irrangiungibile. Louis è pronto a combattere, perché Harry ha bisogno di uscire e Louis non si rassegna. Mai.
“Ok.”
Harry sussurra talmente piano che Louis non è sicuro di aver sentito bene, ma poi incontra lo sguardo quasi divertito di Harry e sa di non essersi solo immaginato la risposta.
“Forza, allora, alzati e cammina!” dice Louis, alzandosi a sua volta.
Harry lo guarda per un altro attimo, l'ombra di un sorriso sulle labbra, prima di issarsi sulle braccia e chiudersi in bagno.
Louis tira un sospiro di sollievo.

Sono seduti al tavolo della pasticceria, i cupcakes in mano, e Louis sta fissando Harry, come sempre, d'altronde. Lo guarda mentre toglie la carta dalla base e inizia a leccare la glassa.
“Oh, non dirmi che sei una di quelle persone.”
Harry si blocca con la lingua fuori per un secondo, e sembra confuso, mentre chiede: “Quali persone?”
“Quelle che mangiano prima la glassa della base.” risponde Louis, un sorriso sulle sue labbra.
“Perché, cosa c'è di male?” chiede Harry, i suoi occhi confusi ma verdi come l'erba in primavera.
“Mangiare la glassa prima della base è uno stile di vita. Preferisci mangiare prima il più buono del cupcake, il che si può ricollegare alla filosofia del carpe diem. Sai, vivi ogni giorno come se fosse l'ultimo, vivi l'attimo. Stronzate così.”
Harry ride, ride davvero, guance arrossate e fossette profonde, e Louis ha quasi paura che non vedrà mai più niente, niente, di altrettanto bello.
“Magari mi piace solo la glassa, non credi, Freud?”
Ora è il turno di Louis di ridere, e dà un morso al suo cupcake al cioccolato. “Altro che Letteratura, sarei stato uno psicologo fantastico.”
Harry annuisce e inclina un po' il capo. “Di sicuro molto meglio di quelli che ho avuto io.”
E ormai Louis non ci fa neanche più caso, perché se Harry ha bisogno di scherzarci sopra per superare il suo passato, Louis lo lascerà fare.
Scherzare è ciò che gli viene meglio.

“Lou, nevica.”
Louis non guarda la neve, ma guarda Harry, guance arrossate dal freddo, viso alzato verso il cielo, gli occhi verdi incrociati per riuscire a guardare un fiocco di neve che si è posato sulla punta del suo naso.
“Non mi è mai piaciuta la neve.” dice allora, tirando fuori la lingua per catturare i fiocchi di neve che lentamente iniziano a riempire l'aria. Louis sa di non dover rispondere, e Harry continua.
“Ora però mi sembra meravigliosa.”
Un battito, Harry guarda il cielo.
“Pensavo che non l'avrei vista mai più.”
Louis lascia che la sua mano irrigidita per il freddo scivoli in quella di Harry, coperta da un guanto di lana.
Louis spera che senta il suo grido, senta cosa stia rimbombando nella sua mente.
Sono qui.

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