Capitolo VII: Song For Zula

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Atlas Hands
Capitolo VII: Song For Zula


'See, the cage, it called. I said: “Come on in”.
I will not open myself up this way again,
nor lay my face to the soil, nor my teeth to the sand,
I will not lay like this for days now upon end.
You will not see me fall, nor see me struggle to stand,
to be acknowledge by some touch from his gnarled hands.
You see, the cage, it called. I said: “Come on in”.
I will not open myself up this way again.
You see, the moon is bright in that treetop night,
I see the shadows that we cast in the cold, clean light.
My feet are gold. My heart is white.
And we race out on the desert plains all night.
See, honey, I am not some broken thing,
I do not lay here in the dark waiting for thee.
No, my heart is gold. My feet are light
And I am racing out on the desert plains all night.'
(Song For Zula - Phosphorescent)


2 aprile 2013

“Harry, dove diavolo stiamo andando?”
Harry si volta, alcuni metri più avanti, e ride. “Dai, Louis, muoviti! Siamo vicini!”
“Sì, me l'hai detto anche mezz'ora fa, e nel frattempo ho avuto tre infarti e due tachicardie. Mi prendi in giro?”
Harry ride di nuovo, e continua a camminare.
Sono a Dover, nel punto più stretto del canale della Manica, e Harry lo sta portando chissà dove su una montagna, sembra. È solo mezz'ora che camminano in salita, ma a Louis sembra molto, molto di più.
“Harry, Dio, almeno aspettami! Non tutti hanno gambe lunghe due metri come te, sai?”
Harry ride di nuovo, e si blocca, aspettandolo. Louis è sudato e ha il fiatone e vorrebbe morire, ma il sorriso di Harry lo fa andare avanti, lo fa sempre andare avanti.
“Spero che ne valga la pena, Harry, perché giuro di strangolarti se non è così.”
Harry gli afferra una mano, le dita congelate strette alle sue, mentre dice: “Sei libero di farlo, se non ti piacerà.”

Louis non strangolerà Harry.
Non lo strangolerà, perché sono su una scogliera bianca a picco sul mare, alta centinaia di metri, e Louis non ha mai visto nulla di più bello – tranne Harry, ovviamente.
Il sole è già basso sull'acqua, nonstante sia pieno pomeriggio, e tinge le nuvole di un rosso sangue estremamente vivido, e il mare è blu blu blu e le onde si scontrano contro la roccia, rivoli di sangue color latte sulla superficie. Louis riesce a percepire l'erba verde sotto la suola delle sue scarpe, riesce a sentire il vento sussurrargli parole di tranquillità, riesce a sentire tutto, tutto intorno a lui. Riesce a sentire il rumore del sorriso di Harry.
“Allora, sono condannato a morte?”
Louis si volta verso di lui, incredulo.
“Harry, è magnifico.” Si guarda intorno ancora, il rumore della solitudine che lo culla come una ninnananna. “Magnifico.”
Harry gli stringe la mano, e i suoi occhi profondi sono puntati su di lui, tutto il suo corpo proteso verso il suo, mentre dice:
“Sì, è magnifico, ma tu un po' di più.”

Louis si sta ancora guardando intorno, sta ancora respirando l'odore del mare, assaporando il sale sulla lingua, quando Harry lascia la sua mano, e quasi non se ne accorge.
Si volta, e al posto di Harry, trova le sue scarpe e i suoi calzini tra l'erba. Alza lo sguardo, Louis, e lo vede seduto a strapiombo sul mare, e sente una sensazione di panico, come se dovesse cadere da un momento all'altro.
“Harry! Vieni via di lì!”
Harry si volta, e ha un sorriso sul volto, i piedi a penzoloni sull'oceano a centinaia di metri sotto di lui, gli occhi brillanti e Louis non riesce a respirare.
“Vieni qui, Lou! È bellissimo!”
Louis non è intenzionato ad avvicinarsi così tanto all'acqua.
“Non ci penso neanche. Togliti di lì, prima di farti male, per favore!”
“Lou, ti prego. Non cadremo.” Harry lo guarda con una serietà impressionante. “Ti prego.”
Louis sospira, guarda Harry e poi il mare davanti a lui, e si sta già togliendo le scarpe prima di rendersene conto.
Si avvicina alla figura di Harry, e vede il mare avvicinarsi sempre di più, sempre di più, e non sa se ha più paura per sé stesso o per Harry, ma vede una mano davanti a sé, un sorriso splendente come il Sole, e all'improvviso non ha più paura, non ha più paura.
Si siede sulla roccia, Louis, vede i suoi piccoli piedi e quelli enormi di Harry a penzoloni su uno strapiombo, sulle rocce su cui si schiantano le onde, e non ha paura di scivolare, perché sa che Harry è un'ancora, è la sua roccia, e non lo lascerà andare.
“Io adoro questo posto.” 
Di nuovo quel tono. Louis ha la sensazione di cadere.
“L'avevo programmato, sai? Il suicidio.”
Louis vorrebbe vomitare.
“Dovevo venire qui, in un bel giorno di Sole, e buttarmi giù.” 
Louis non ha il coraggio di guardarlo, sente il mondo girare intorno a lui, mentre gli sembra di vedere il corpo bianco di Harry schiaffeggiato dalle onde sotto di loro, la schiuma che si confonde con il colore della sua pelle, le labbra blu e gli occhi chiusi e i capelli bagnati, immobile, immobile, immobile. 
Louis non riesce a respirare.
“Ma le cose non sono andate come speravo. Non ho avuto la forza di aspettare.”
Louis soffoca un singhiozzo. Sta piangendo in silenzio, non se ne accorge nemmeno, perché le sue lacrime volano via col vento. Stringe i denti, vorrebbe urlare smettila, smettila cazzo, ma non riesce ad aprire la bocca, non riesce a fermare quel tir che lo sta per colpire.
“Ho ingoiato tutte le pastiglie che avevo in casa.”
Perché me l'hai detto, vaffanculo Harry, perché me l'hai detto?
“Mi ha trovato Liam.”
Louis non si rende neanche conto di alzarsi, ma lo fa. Si volta e corre via.
Harry non lo segue.

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