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Erano passate le dieci di sera e stavo camminando verso casa, lungo il marciapiede di una via piuttosto male illuminata. Impiegavo solo dieci minuti a piedi per tornare a casa dal Magic Shop, ma ogni volta mi spaventavo per qualsiasi rumore. Infatti quando qualcuno toccò la mia spalla, sobbalzai come se fossi stata appena attaccata da un mostro. E invece era soltanto Jimin.

"Sei pazzo? Vuoi farmi morire?" quasi strillai tenendomi una mano sul cuore impazzito.

"Esagerata. Voglio solo riaccompagnarti a casa."

"Da quando questa premura?"

"Qualcuno ci sta pedinando." mi disse mentre riprendemmo a camminare come se niente fosse.

"Ma cosa stai dicendo? Adesso hai anche manie di persecuzione?"

"Stupida, non sto scherzando. Sono diversi giorni che mi sento osservato e mi sono accorti di alcuni movimenti strani intorno a casa nostra." spiegò abbassando la voce.

Per una volta sembrò veramente serio e preoccupato, così mi guardai attorno per captare un qualsiasi occhio indiscreto.

"Non fare così, altrimenti capiscono che ce ne siamo accorti." mi ammonii subito.

"Sai chi potrebbe essere?"

"No, ma c'è un gruppo di ragazzi che ci sta seguendo. Può darsi che il nostro amico sia tra di loro."

"E che intenzione avresti?"

"Scoprire se effettivamente è così."

Girai su me stessa con noncuranza come se fosse un movimento spontaneo. Lanciai un'occhiata a quei ragazzi che ridevano tra di loro e sembravano un normale gruppo di liceali, intenti a divertirsi di sabato sera. Però una strada sensazione mi investì quando incrociai lo sguardo di uno di loro, mi diede l'impressione che in realtà la sua attenzione era rivolta a noi due.

"In effetti, c'è qualcosa di strano." ammisi senza saperne il motivo, forse era solo soggezione.

Jimin mi fece segno di rallentare il passo in modo da farci superare da quegli sconosciuti, ma non lo fecero. Rimasero sempre dietro di noi, mantenendo una certa distanza. Poi lui mi afferrò il polso ed iniziò a correre finchè non si fermò di botto a metà di uno stretto vicolo tra due palazzine.

"Così li abbiamo persi."

"Aspetta, vediamo se girano da questa parte."

Infatti poco dopo li vedemmo comparire all'inizio della stradina e fu in quel momento che Jimin mi afferrò per la vita portandomi a sbattere contro la parete dietro di me.

"Reggimi il gioco." disse e poi mi baciò.

Completamente confusa, rimasi immobile mentre le sue labbra circondarono le mie con un movimento brusco e veloce. Gonfiai i polmoni per prendere aria, ma la mia gabbia toracica era schiacciata tra il suo petto ed i mattoncini scuri. Ero intenzionata a non muovere nemmeno un muscolo, ma pensai che quei ragazzi potessero fraintendere la scena: sembrava quasi un tentativo di stupro. Jimin teneva la sua gamba tra le mie cosce e le mani avvinghiate alle mie guance, forse per coprirmi il più possibile il viso. Assaggiava la mia bocca con talmente tanta passione che la mia mente cedette mano a mano. Così chiusi gli occhi e contraccambiai i suoi gesti, nella piena auto convinzione che stessi recitando un ruolo. Lasciai che le mie dita scivolassero sui suoi fianchi alla scoperta dei suoi muscoli tonici, sotto l'elastico del suo bomber extralarge. Per un momento ci allontanammo quel minimo indispensabile per guardarci. C'era solo silenzio intorno a noi ed io temetti che battiti del mio cuore si potessero sentire.

7 Reasons for Living ❦p.jm.❦CONCLUSA✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora