È arrivato il grande giorno. Finalmente oggi non sarò più di peso per nessuno.
Sono le 9 del mattino. Mi alzo, faccio colazione, mi vesto, mi trucco ed esco. Oggi voglio avere una giornata solo per me.
Esco dal garage con la mia macchina. Mentre faccio la retromarcia sento uno strano rumore e successivamente capisco di essere andata contro un palo. Beh, tanto mia madre lo capirà quando non ci sarò più.
Dopo aver fatto shopping, parcheggio la macchina in un ampio spazio appositamente riservato a quello scopo. Poi varco la porta del Mc di fronte ad esso. Un odore di fritto inonda le mie narici, mi ricorda subito la mia infanzia, quando io e mio padre venivamo qui a mangiare tutti i venerdì sera.
Ordino un hamburger, le patatine e la coca zero e, successivamente, mi siedo al primo tavolo libero che vedo davanti ai miei occhi.
Il cameriere che mi porta da mangiare è davvero carino e mi fa l'occhiolino. Non ci faccio neanche caso, dato che ormai non mi importa più di nessuno. Dalla sua targhetta capisco il suo nome: Jason.
All'improvviso si siede al mio tavolo. A differenza di prima, ora è vestito con un abbigliamento sportivo, probabilmente ha finito il turno.
"Ciao, io sono Jason Álvarez" sorride con aria pervertita "sei molto bella, ti va se ci conosciamo meglio?"
"Vattene via, non voglio parlare con nessuno!" Rispondo acida.
Lui rimane lì a fissarmi. Molto tempo fa questo gesto mi avrebbe fatto sorridere.
"Come mai una ragazza così bella è qui tutta sola?"
"Saranno fatti miei!"
"Calmati tesoro volevo solo fare conversazione"
Detto questo, me ne vado e lui mi insegue. Uffa, ma questo qui fa così con chiunque conosce? Perché se è così la deve smettere.
"Scusami bella, non volevo impicciarmi, mi puoi almeno dire il tuo nome?" mi domanda lui.
"Nel caso te lo dicessi, appena capirai chi sono non mi rivolgerai più la parola, quindi lasciami stare, con me perdi solo tempo"
"Come potrei non parlare più con una pupa come te" lo guardo male fino a farlo sentire in imbarazzo. "Dai per favore, almeno dimmi il tuo nome. Fammelo capire di persona se non ti parlerò più"
"Sono Ellen Williams" detto questo mi incammino verso la macchina per poi ritornare a casa.
Arrivo appena in tempo a casa che comincia a piovere.
Mi tolgo le scarpe e mi rifugio nella mia stanza.
Non passano neanche due minuti che mia madre arriva infuriata.
Io non la sopporto più. Cosa le ho fatto? Perchè mi deve odiare così tanto?!
"Dove sei stata? Quante volte ti ho detto che devi ritornare a casa per cena? Beh, io non ti ho lasciato nulla. Ti arrangi. Sarai andata a drogarti come sempre. Non puoi avere amici normali come tutti?"
"Io non ho amici".
"Non so più cosa fare con te! Sei un enorme delusione. Tuo padre si starà rivoltando nella tomba".
"Non mettere in mezzo papà, lui almeno mi voleva bene, a te non va bene niente, sei sempre lì a giudicarmi. Cosa ti ho fatto?"
Nei suoi occhi vedo rabbia e disprezzo. Non mi risponde e se ne va sbattendo la porta.
Accendo il telefono e vedo un altro meme su di me. Ormai il web è pieno...
Decido di ascoltare un po' musica: prendo le cuffiette e clicco play sulla mia solita playlist.
Mi lascio cullare dalla musica e mi addormento.
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Una Ragazza Difficile
Literatura FemininaEllen, la protagonista, è molto fragile. Ha 17 anni. In passato ha avuto molte delusioni e ferite. Lei, prima che morisse il padre era una ragazza solare; disponibile, stava simpatica a tutti ed era la prima della classe. Da quel momento si chiuse i...