Prologo

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L'aereo partirà tra dieci minuti e Nicole ed io abbiamo appena terminato il nostro succo d'arancia preso al bar, a pochi passi da qui, in aeroporto. Avrei voluto partire anche io, ma il mio lavoro me lo ha impedito, però, ho promesso che al prossimo ci sarei stata, a costo di licenziarmi! Nicole è diretta verso le Hawaii, resterà lì due mesi con il suo fidanzato Alex, e altri due suoi amici che sono qui, di fianco a noi: Stefano e Marco.

«Beh, tra dieci minuti saremo in volo, avete provveduto ai sacchetti per il vomito?» chiede Marco.

Ci giriamo tutti verso di lui, osservandolo.

«Dovrebbero essere già la sopra, ma dubito ci serviranno.» risponde Alex.

Marco ride nervosamente.

«Cosa? Hai paura?» chiede Nicole.

«No, no... è solo che non vorrei ci trovassimo sprovvisti.» dice.

«Per me, a momenti svieni.» controbatte Stefano.

Ridiamo tutti, Marco un po' meno. Poco dopo chiamano il loro volo e siamo costretti a salutarci.

Abbraccio tutti uno ad uno, soffermandomi un po' di più su Nicole. Mi mancherà per due mesi non andare a ballare con lei e vederla urlare sopra la musica, affermando quanto sia bello ballare sulle note della sua canzone preferita; ancora di più mi mancherà non poter passare con lei il pomeriggio con le nostre serie tv e i suoi litigi frequenti con Alex. Quei due si scannano a vicenda ma si amano da impazzire. Sì, sono solo due mesi, ma gli amici ti completano una vita!

«Salutami Dylan e Terry! Mi dispiace non poterli avere qui... spero non vi divertiate troppo senza di me!» ride.

«Tranquilla, non ci sarà divertimento senza di te. Ti voglio bene, buon viaggio!» dico.

«Te ne voglio anche io! Vedi di non rubare troppi cuori.» dice. Rido.

«Non ruberò proprio nulla, lo sai. Non sono da storielle!» rido.

Pochi minuti dopo, i quattro salutati poco fa, diventano piccole sagome in lontananza. Decido di ritornare a casa così da potermi preparare per andare a lavoro.

☾☾☾

Silvia e il suo modo di trattarmi mi irritano sempre di più. Crede di poter avere tutto a sua disposizione solo perché è la figlia della proprietaria. Sistemo i nuovi arrivi della stagione autunnale, sono abiti davvero carini. Do una sistemata alla coda di capelli che ho appena sciolto, guardandomi allo specchio.

Dovrei cambiare taglio di capelli.

A breve saremo in chiusura, quindi mi affretto a finire il prima possibile. Mi dirigo verso il bagno per poter riempire il secchio di acqua e detersivo e, successivamente, prendere il mocio. Silvia non mi è sicuramente di aiuto se continua a parlare al cellulare. Detesto le persone così, senza animo, senza umanità, umiltà. Mi cimento nel lavaggio del pavimento per poi terminare del tutto un quarto d'ora dopo; ho fatto una doppia passata di mocio per via di alcune macchie date dalle scarpe dei clienti che, ahimè, deduco non puliscano sul tappeto all'entrata. Oggi è anche una giornata piovosa e questa cosa, per quanto possa sembrare strana, mi rallegra altamente l'umore. La pioggia è ciò che mi rilassa di più, anche quando sono in strada, in un bar: un toccasana per la mia anima.

«Hai finito? Devo andare con David a cena!» dice, irritandomi, Silvia.

Il suo fidanzato parigino non mi è d'aiuto in questo momento e credo fermamente che a breve si ritroverà senza un dente, se continua a stizzirmi così. Decido di annuire e di prendere, poi, la mia borsa nera sullo scaffale dietro di lei. Ha le braccia incrociate, lo sguardo annoiato e batte ripetutamente la punta della scarpa sul pavimento, stuzzicando un mio ipotetico sclero al momento.

«Potresti smetterla di essere così stronza?» dico.

Apre la bocca, in segno di sorpresa.

«Come scusa?» risponde, con fare superiore.

«Hai sentito bene! Da quando sono qui non fai che provare a rendere la mia vita un inferno! Cosa posso averti fatto? Pensa che ho abbandonato un viaggio alle Hawaii e sai qual è stata la mia ricompensa? Te! Avrei dovuto licenziarmi, magari non avrei dovuto ricorrere ad un centro psicologico dopo questo lavoro!» dico in cagnesco. Prendo il giubbotto di pelle nero sull'attaccapanni vicino allo scaffale, lo indosso e vado via.

Dovremmo essere tutti un po' più gentili con le persone. Sempre. A quanto pare, questo mondo è pieno di gente che il cuore lo usa ben poco e fa male, fa male pensare come i sentimenti altrui siano così sottovalutati dal genere umano. Nascondiamo il nostro dolore per qualcosa che ci offre lacrime e tristezza, dietro ad un sorriso che quotidianamente speriamo possa essere una corazza e una maschera per chiunque voglia affrontarci. Ma un gesto, un piccolo, piccolo gesto, quanto può essere esaustivo? Diamo per scontato alle piccole cose che delle volte possono essere più belle e soddisfacenti delle grandi, e io questo lo vedo, molto spesso, sfortunatamente. Io ho un'anima, molto fragile, perché dovrei ricevere tanta maleducazione?

I miei pensieri terminano di perseguitarmi quando il cellulare comincia a vibrare in segno di una chiamata in arrivo. Osservo il numero sul display: è Dylan. Rispondo.

«Ehi! Hai finito di lavorare?» chiede.

«Sì, e forse non avrò più un lavoro.» rispondo.

«Cosa? Stai scherzando? E perché mai?» chiede. Gli rispondo spiegandogli dell'accaduto avvenuto pochi minuti prima della sua chiamata.

«Hai fatto più che bene, nessuno tratta così Azzurra Knight. Per festeggiare questa sera cambiamo locale, ti porto a bere in un bar super figo che ho scoperto l'altro ieri!» dice.

«Sei andato a bere senza di me?» dico, imitando una falsa sorpresa.

«Sì, bellezza. Nathan mi ha pregato e quindi, perché no?» ride.

Attacco la chiamata dopo esserci messi d'accordo sull'ora. Mi serve proprio una serata all'insegna dell'alcol e delle risate di Dylan e, sicuramente, Nathan. Verranno a prendermi alle 22:00, quindi ho a disposizione due ore di tempo per potermi rilassare e preparare al meglio. Arrivata, finalmente, davanti al portone di casa, mi affretto ad aprirlo e chiuderlo a sua volta, poggiando le chiavi nel portaoggetti sulla mensola di fianco a me, e, successivamente, il giubbotto di pelle sull'attaccapanni. Slaccio gli anfibi e mi spoglio, gettando tutto a terra; non ho voglia di pulire, lo farò domani. Ho bisogno di un bagno bollente così da poter scaricare un po' la tensione. Apro l'acqua della vasca e, nel frattempo attendo si riempia, decido di prepararmi un tè da portare sullo sgabello di fianco alla vasca. Appoggiato il tè, infilo prima una gamba, poi l'altra, nell'acqua bollente e piena di sapone che mi spetta da tanto. Immergo tutto il corpo fino alla gola, lasciando che i miei pensieri, svaniscano per un po'.


•︴ Spazio autrice ︴•

Benvenuti in un nuovo romanzo, spero vi piaccia e vi tenga compagnia in queste giornate che io, personalmente, amo da morire! Che ne pensate? Vi ha incuriositi un po'?

Buona lettura♡

beviamoci suDove le storie prendono vita. Scoprilo ora