3. Mezza luna o luna piena?

181 8 0
                                    

«Va bene, la ringrazio. Arrivederci.» dico, riagganciando la chiamata con l'ennesima proprietaria di un negozio che, anche stavolta, non mi ha concesso il posto.
La febbre di tre giorni fa è passata, fortunatamente. In questi giorni mi sono immersa nei miei album da disegno, pieni di fogli vuoti pronti da riempire, disegnando sempre una figura: il barista sconosciuto. Avrò scarabocchiato una decina di fogli, ritraendone: i suoi occhi, la sua figura, come la vidi da Alex, e nessuno di questi mi soddisfa. Sono estremamente convinta che sia il mio continuo stress verso il lavoro. Devo pagare l'affitto e ho chiamato tutti i negozi che offrivano un posto di lavoro come commessa, ma nulla; anche Dylan ha provato a chiedere in giro e nessuno di essi ha dato un esito positivo. Mi distendo sul letto aprendo le braccia, faccio un respiro profondo. Sento il citofono bussare. Controllando dallo spioncino, vado ad aprire, accogliendo Dylan e le due birre che ha in una mano.

«Dobbiamo festeggiare!» esclama.
Sono confusa.
«E... per cosa? Esattamente? Ti ricordo di non avere ancora un lavoro.» dico.
Mi guarda. Sorride.
«E, invece, il sottoscritto te l'ha trovato! Va a prendere l'apri bottiglia!» ordina.

Mi dirigo verso la cucina prendendo l'apri bottiglia. Glielo porgo chiedendogli delle spiegazioni.
«Sarai una barista, come due anni fa ed è un locale davvero meraviglioso!» spiega.
Barista? Non ho visto alcun annuncio.
«Okay... ma dove dovrei andare? E la paga?» chiedo.
Sorride, ancora.
«Ti accompagnerò io, voglio tu lo scopra senza indizi.» dice.
«Spero sia da Alex, adorerei lavorare lì e bere tutti quei frullati!» dico.
«Vedrai, mi ringrazierai! Adesso, basta chiacchiere e beviamo, ho bisogno di alcol nel mio corpo! Piuttosto, vedi di renderti presentabile, inizi domani e di certo non vorrai essere licenziata il primo giorno.» dice.
Domani? Di già?
«Ti dispiace se dormo qui stanotte? Non ho voglia di ritornare a casa, i miei urlano troppo ultimamente; e poi già li ho avvisati che sarei rimasto da te, quindi...» dice, girandosi i pollici.

Sorrido, andando, poi, a prendergli una maglia a maniche lunghe e una tuta nera, su in camera mia. Dylan resta spesso a dormire da me e, ormai, da qualche annetto, ho uno spazio riempito del suo abbigliamento nel mio armadio, tutto per lui. Scendo le scale arrivando da lui, con, in braccio, i suoi vestiti per la notte.
«Come farei se non ci fossi tu?!» dice.
«Me lo chiedo anche io!» dico.
«Stronzetta!» ride.

Stiamo per andare a dormire, sazi della pizza mangiata mezz'ora fa. Non so il perché ma: sono felice. Sì, sono davvero felice di poter avere un amico come Dylan nella mia vita. Mi ha trovato un posto di lavoro quando io avevo ormai riposto le mie speranze in un cassetto, chiudendolo a chiave e gettando quest'ultima. Ho quell'enorme curiosità di scoprire dove è che andrò a spendere i prossimi mesi della mia vita. Non nego assolutamente di aver provato a pensare di poter essere, magari, indirizzata verso il Plan B, con la speranza di lavorare al fianco di quel barman. È anche vero che, però, bisogna essere realisti e un locale come quello è per gente qualificata, perciò riporrò le mie fantasie e lascerò che il destino mi mostri la sua scelta.

«Sto per collassare qui terra! Ho bisogno di dormire e ti avverto, domani mattina puntuale e, soprattutto, non iniziare a stressarmi con domande del tipo 'quanto manca?' perché, giuro sulle mie scarpe Dior, che ti faccio licenziare prima di iniziare.» dice.
«Non faro nulla di tutto ciò, tranquillo! Buonanotte Dylan.» dico.
Mi risponde con un bacio sulla guancia. Mi giro dall'altro lato del letto, avendo di fronte la finestra che mostra la città in tutto il suo splendore. Adoro follemente la notte, è così tranquilla e immensamente pura.
La notte siamo tutti più fragili, più emotivi e sicuramente più veri. Forse essa ci rappresenta, in un certo senso. Lei è oscura, quanto luminosa allo stesso tempo, con tutte le luci della città che l'evidenziano in tutto il suo splendore. E la luna piena, oh... la luna è quel gioiello che indossa la notte, così meraviglioso e costoso: è il suo cuore. Sì, direi che lei siamo noi. La notte siamo noi, quando il giorno riveliamo solo quella piccola parte luminosa, così come lei fa, ma che poi, la sera, si concede di svanire per dare spazio al suo cuore: la luna. La luna è il nostro cuore, colui che concediamo solo a chi davvero pensiamo possa meritarlo. Che poi, la maggior parte delle volte, sbagliamo anche la persona alla quale lo mostriamo. Però, dovremmo fare come la notte: aprirlo più spesso, dando modo di vederlo anche agli altri, perché forse solo così potremmo sensibilizzare, dare modo di vedere che in ognuno di noi c'è un'anima, ed è fragile. Ma, per ora, mi limiterò ad essere una mezza luna, affidando solo una parte del mio cuore al genere umano, sperando non mi intralci il cammino, impedendomi di diventare una luna piena.

☾☾☾

«Dylan, calmati!» rido.
Mentre sorseggio la mia tisana al limone, con l'aggiunta del miele all'interno, appoggiata al davanzale della finestra, osservo Dylan alterarsi al cellulare in chiamata con Nathan. Quei due, quando iniziano a litigare, la tirano addirittura a giorni! Finita la mia tisana, poggio la tazza all'interno del lavandino e mi dirigo in camera mia, dandomi un'ultima sistemata. Avviso Dylan di essere pronta. Diversi minuti dopo, siamo in auto.

«Allora? Avete risolto?» chiedo.
«Ma ti pare? Questa volta non gliela faccio passare liscia! Mi sentirà, appena terminerò il colloquio insieme a te, ovviamente.» risponde.

Giungiamo a destinazione un quarto d'ora dopo. Ho la sensazione di riconoscere il luogo in cui siamo. Però, al tempo stesso, sono certa di non essere da Alex. Avrei voluto tanto poter assaggiare i suoi frullati nell'ora di spacco.
«Pronta?» chiede.
Annuisco.
In realtà no, non sono pronta affatto; ma questo giorno doveva pur arrivare, no?
Attraversiamo la strada per poi ritrovarci davanti ad un locale. O meglio: quel locale. È il Plan B! Irriconoscibile di giorno, ha tutto un altro aspetto.
Mi fermo per dare un'occhiata fulminante a Dylan che, al tempo stesso, se la ride.

«Su, stronzetta! Volevi conoscere il barista figo? Ecco l'occasione!» dice.
«Dylan, non capisci?! Sarà la mia rovina essere qui! Di sicuro sarà fidanzato, se non sposato! E io avrò la millesima delusione in men che non si dica e, ti ricordo, che sarai tu a subire, con tutte le mie crisi e i miei pianti infiniti! Perciò, prega che non succeda niente di tutto ciò!» dico.

Ho apprezzato davvero il suo gesto, ma non credo di essere all'altezza di sopportare tanta pressione. Insomma, avevo sperato si trattasse del locale dove lavorava lui, ma non avrei mai creduto davvero accadesse una cosa del genere!

«Oppure, mia dolce Azzurra, tornerai dal lavoro sempre più felice perché tu, adesso, vai lì e fai si che diventi tuo; così sarai anche meno stressata!» dice, facendomi l'occhiolino.
«Dylan! Non essere il solito pervertito!» sussurro.
«Tesoro, lo so che mi ami! Su, entriamo.» dice.


•︴ Spazio autrice ︴•
Ed eccoci al terzo capitolo, piccole lune☾

Mi farebbe tanto piacere se votaste la storia cliccando sulla stellina qui sotto e, perché no, anche un vostro parere!
E voi, cosa siete, delle mezze lune o una luna piena?

Buona lettura♡

beviamoci suDove le storie prendono vita. Scoprilo ora