19. Ci viviamo e basta.

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Mi sento morire, letteralmente. Un viaggio inutile, che stupida! Come ho potuto solo pensare che potesse funzionare? Mi ha preso in giro, ancora una volta. Ed io gliel'ho permesso. Ancora una volta. Cosa devo fare per farmi amare da te, Christian? Entro all'interno della stanza: mobili di lusso, letto matrimoniale con lenzuola pulite, un calice di champagne e una me in lacrime. Poso la valigia vicino al letto, facendo, quindi, un giro della camera. Più che due semplici mura mi sa tanto di una villa in miniatura, fin troppo per una persona. Ma d'altronde, il lusso non ha mai fatto parte della mia vita. Ho solo l'amore dei miei amici, la mia famiglia e, speravo, anche da parte di Christian. Questo è il lusso più importante per me, ma questo, lui, non lo sa. Apro la tenda grigia, rivelandomi una vista mozzafiato. Le lacrime ancora sgorgano, ricordandomi di non essere un robot. Cosa utile, in questo momento, però. Avremmo potuto guardarla insieme, io e te, Christian. Ma cazzo, mi hai fatto male, ancora! Quella neve, così fragile e bianca, cade lentamente sulle Alpi e sull'enorme albero di Natale dell'hotel, all'entrata principale. Poggio entrambi i palmi delle mani sul davanzale dell'enorme finestra, lasciando la mia testa cadere all'ingiù.

Due grandi mani. Due grandi mani, quelle mani, mi circondano il busto. Sto perdendo battiti, mi sento svenire. Il suo respiro è caldo, contro i miei capelli. Il suo profumo, oh... sono in paradiso! Non svegliatemi, vi prego.
«Sei qui.» mormora, gettando le labbra vicino alle clavicole.
Mi volto velocemente: è davvero lui. Sussurro il suo nome, ancora scossa, quindi mi dimeno su di lui. Le sue mani circondano le mie guance, unendo, infine, le sue labbra combaciandole alle mie. Ed è un bacio sfrenato, trattenuto per troppo tempo. Ci siamo negati, per un orgoglio che non meriterebbe neanche il pensiero. Ma questo viaggio nel piacere e nelle sensazioni finisce, quando a staccarsi è proprio lui.
«Vai a fare una doccia, ti aspetto qui.» ordina.
«No, voglio sapere, Christian. Non ho fatto tutto questo per niente.» sbotto.

Mi fissa, facendomi capire che o è come dice lui, o niente mi dirà. Quindi faccio come dice. Apro la valigia e l'imbarazzo ai miei occhi è evidente. Dylan ha fatto proprio centro, lasciando in bella vista i perizoma e una canottiera nera in pizzo. Voglio sprofondare una buona volta.
«Hai voglia di stupirmi?» stuzzica.
Le mie guance ormai non esistono più, hanno letteralmente preso fuoco. Scuoto la testa, maledicendo quei due stronzetti che si trovano a un'ora di distanza da me. Scavo all'interno del sexy shop formatosi all'interno della mia valigia, trovando finalmente una tuta ed una felpa.
«Preferivo gli altri.»
«Fottiti.»
Trattiene una risata, questo vuole dire tanto. Il Christian che conosco io avrebbe alzato muri e diviso le nostre vite, pur di non ridere. La sua maglia a collo alto bianca gli sta davvero bene, così come i jeans neri e gli stivaletti in pelle. Lui sta bene con tutto. Vado verso l'enorme bagno, ancora scossa dal suo gesto. Allora lui sapeva del mio arrivo. E se fosse rimasto tutto quel tempo a vedermi disperare? Strano io non l'abbia neanche lontanamente sentito. Sono stata così presa dalla disperazione che neanche mi accorgevo se qualcuno avesse voluto accoltellarmi alle spalle.

Come bodyguard andrei alla grande, per il licenziamento. Il bagno è davvero grande: la vasca è idromassaggio, ma ha anche il getto per la doccia al di sopra; uno specchio fin troppo grande contorna il lavandino rotondo, sospeso sulle mattonelle nero lucido; i set di cortesia sembrano davvero di ottima qualità, eppure sono solo saponi, ma a me sembra di star toccando l'oro. Apro il getto d'acqua, chiudo la porta, quindi mi spoglio. Lascio che le goccioline riscaldino il mio corpo, cominciando ad insaponarmi. I miei pensieri smettono di essere casti nel momento in cui provo ad immaginare ad un ipotetico tocco delle sue mani su di me. Non va bene, non va affatto bene. Passo ai capelli, adorando il profumo dello shampoo dell'hotel. Ma ci credi, Christian? Sono qui per te, ho preso un aereo per te. Devo capire cosa siamo, sempre se lo fossimo qualcosa insieme. Ci sento incompatibili ma allo stesso tempo inseparabili. Due casini, siamo. Potevamo essere dei semplici colleghi: tu il mio capo, io la tua dipendente. Invece guarda le pazzie che mi fai fare, pur di starti accanto. Perché accanto a te sto bene, cavolo se sto bene! E' quasi impossibile spiegare ciò che avverte il mio corpo, i miei sensi, il mio cervello ed il mio cuore, quando si tratta di te. Non so cosa mi hai fatto, non so perché fremo sempre dalla voglia di averti in torno e questi due mesi sono stati una tortura; non lo so, ma voglio scoprirlo. Okay, sono innamorata di te, altrimenti non troverei un altro termine per descrivere queste sensazioni, però è riduttivo. Essere innamorati è...

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