3. Sonia

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Su Port Royal tramontava un sole sfavillante, ma la vita frenetica della bella cittadina di mare non era ancora spenta, anzi, sembrava destinata ad animarsi ancora di più fra le casette delle classi inferiori. Così almeno, il vecchio Barty amava chiamare quel ceto che, da pochi mesi, si era dimenticato che fosse anche il suo.
Nell'affollata bottega Barty si ostinava a dire che c'era sempre lavoro ed era inammissibile il riposo, nonostante fosse passato molto tempo dall'ultima volta che avevano avuto un cliente. Immerso nei suoi fogli di pergamena, la sua mano di cartografo ormai tremante di vecchiaia tracciava linee costiere ancor più frastagliate di com'erano già. Il suo aiutante se n'era andato da un pezzo e lo stomaco di Barty reclamava una sontuosa cenetta, pur sapendo di non potersela permettere. Del resto, non c'erano molti falliti chiamati Bartholomew da quelle parti, e per lui il suo nome nobile rappresentava già il permesso di accedere a una situazione migliore. Ignorare l'evidenza era la sua specialità. Forse però era solo incapace di dimenticare quel lunghissimo, felice periodo in cui era stato tanto ricco e benestante, sosteneva, da fare invidia al Governatore stesso.
Barty si alzò placidamente dalla sedia, arrancando sul suo tarlato bastone da passeggio. Zoppicando dalla sedia fino alla porta alla sua destra, un percorso assai breve che richiese discreti venti minuti, Barty imprecò numerose volte per quella sciocca ragazzina che non si faceva mai trovare.
Ma quando il suo braccio dalle ossa piuttosto ritorte spalancò la porta sulla stanza della domestica, Barty trovò che la caotica stanzetta era vuota. Numerose tele giacevano ovunque, al muro, sui mobili e sul pavimento, coperte da grossi pezzi di stoffa pesante. Ma della cameriera nessuna traccia. Barty sputò a terra e si fermò un attimo a riposare dopo la sua lunga camminata.
Chiamò a gran voce il suo aiutante perché andasse a cercare quella scellerata, poi si ricordò che questi se n'era andato a casa da almeno un paio d'ore e si prefisse di aumentargli l'orario di lavoro, anche se i soldi per lo stipendio non glielo permettevano.
Si arrese all'idea di farsi una lunga passeggiata per Port Royal, alla ricerca di quella stupida Livingstone.
*****
Il disco arancione del sole al momento del tramonto era circondato di tante nuvole variopinte, dal viola al giallastro e dall'azzurro al rosa, mentre il cielo pareva fasciato di innumerevoli fasci di seta dei medesimi colori. Alcuni volatili stridevano inseguendosi a pelo dell'acqua limpida. Il celeste e il verde acqua che di giorno risplendevano come perle adesso sfavillavano dei colori del tramonto caraibico, come se il mare stesso fosse stato pieno di tante pietre preziose che galleggiavano fra i dolcissimi e piccoli flutti.
Dal colle sul quale Sonia si trovava era possibile dominare con lo sguardo tutta Port Royal. Al porto era ormeggiato il degno sostituto dell'Interceptor, un vascello da poco costruito ed inaugurato di nome "Mary Stuart", la cui polena era una splendida sirena accuratamente scolpita con in testa una corona la quale, se non fosse stata di legno, sarebbe parsa quasi vera.
La Mary Stuart non era grande come le navi che la circondavano, ma saltava senz'altro più all'occhio per la sua forma affusolata e la perfezione con la quale era stata fabbricata per tener fede alla fama che aveva l'Interceptor.
Dietro alle passerelle del molo c'era il porto vero e proprio, ricco di locali, brutti ceffi e un chiasso infernale, come ogni sera. Di giorno Port Royal poteva dirsi benissimo un luogo "tranquillo e civilizzato" ma trascorso il ciclo del sole, lontano dagli sguardi della Marina Britannica, il vero volto della cittadina, come di tante altre, era ben diverso e a Sonia ricordava certi vascelli sui quali aveva navigato e che desiderava fossero affondati al più presto.
Oltre le case, al confine opposto al mare di Port Royal, cresceva la più intricata e ricca vegetazione, in un turbine di colori dal verde smeraldo al rosso fuoco, che ad ogni ora era un vero ammasso di schiamazzi prodotti dagli animali che la abitavano.
Attraversando un piccolo rigagnolo tramite il ponte di legno si raggiungeva una salita attraverso la quale ci si trovava sulla stessa altura erbosa dalla quale Sonia stava dipingendo il suo centesimo quadro.
Il pennello di Sonia scorreva sulla tela con un che d'isterico, quasi con disperazione. La foga dello stile di Sonia non solo aveva spelacchiato in poco tempo i peli di bue dello strumento, ma aveva trasformato il lussureggiante scenario marino di fronte a lei in un mare rosso intenso dal quale sorgevano moltitudini di scheletri. Il sole che tramontava all'orizzonte era il volto del teschio più grande di tutti e molti di quei morti viventi, resuscitati dall'inferno immaginario, portavano una maschera sontuosa adorna di piume.
Sonia si fermò un attimo a contemplare la sua opera grottesca e, come ogni volta, restò disgustata del suo stesso lavoro. Lo guardò solo per qualche istante, poi quel mare rosso che aveva disegnato si legò immediatamente a ricordi che non amava rievocare. Trafisse la tela con un pugnale ripetutamente e, esattamente come molti degli altri quadri, lo scaraventò giù dall'altura e sperò che il mare dissolvesse quell'orrendo colore. Ma sapeva benissimo che entro breve sarebbe tornata indietro a riprenderselo.
Non aveva ancora terminato la sua autocommiserazione quando sentì frusciare sull'erba degli inconfondibili quanto affannosi passi alle sue spalle.
Individuò la presenza di Barty prima ancora che quest'ultimo si rendesse conto di dove si trovasse. Era troppo abituata a percepire ed identificare qualsiasi suono o rumore. Non poteva abbandonare la sua eccessiva tensione fisica dopo il terrore costante che aveva vissuto negli anni precedenti. Anche se avesse provato, non ci sarebbe riuscita.
- Ancora qui, sciagurata? - gridò il vecchio, sputacchiando. I suoi denti ormai mezzi staccati fischiavano e ondeggiavano quando Barty parlava così concitatamente. - Sai che ore sono? -
- Mi dispiace, Barty, - rispose docilmente la ragazza.
- Mi dispiace un corno! - replicò seccamente il vecchio cartografo, - Devi ancora preparare la cena e pulire i pavimenti! E i vetri, fanno schifo! -
- Li ho puliti ieri, - fece notare Sonia, straordinariamente paziente.
- Fanno schifo ugualmente! Il vento ha portato il salmastro, non lo sai? -
- Non ci sono stati vènti forti, tra ieri e oggi. -
Barty sbattè entrambi i piedi a terra come un bambino furioso, procurandosi un gran dolore ai femori, dopodichè fece per tirare un colpo a Sonia col bastone da passeggio, il quale si fracassò letteralmente su un ramo che si trovava lì vicino e che ovviamente Barty non aveva visto. Sonia si guardò bene dall'alzare gli occhi al cielo. Si limitò a sorridere; quel vecchio le provocava un misto di pena e tenerezza, ma senz'altro il sentimento che prevaleva era la gratitudine.
- Ti sei già dimenticata di tutto quello che ho fatto per te? - protestò il vecchio con voce lamentosa, tremante sulle sue stesse ginocchia. Sonia si affrettò a soccorrerlo, sorreggendogli le spalle. - Se non fosse stato per me, staresti ancora lì a lucidare il ponte di quella sudicia... sudicia... -
- Coleridge, - concluse Sonia per lui, pensando, contemporaneamente, ma senza un filo d'odio, che le sue sorti non erano poi molto cambiate. Se non altro non era più il giocattolo comune della ciurma sanguinaria.
- COLERIDGE! - ripeté, urlando, il vecchio, con un furore senz'altro maggiore di quello della mite Sonia Livingstone. - Nessun padre di famiglia ti avrebbe accolto come ho fatto io! Nessun tenente! -
Peccato che Barty non fosse più un tenente da molto tempo, a causa della sua tendenza ad ubriacarsi, e si era ritirato per fare una vita tranquilla. Sonia questo preferì non dirlo. Aveva cessato con il rum da quando aveva lasciato la Marina, e aveva vissuta la "vita tranquilla" che desiderava. Ma da un po' di tempo, gli affari non andavano più così bene. Non c'era più bisogno di un cartografo esperto come Barty da quando le sue cartine si erano tramutate in linee sbilenche ed incongruenti, a causa delle quali molte navi si erano spesso fracassate contro una sporgenza rocciosa o erano rimaste incagliate in un dislivello del quale Barty si era dimenticato.
- Gli affari vanno a rotoli... - commentò Barty quando furono rientrati nella scalcinata bottega, - E tu non fai altro che scappare qua e là! -
- Se tu lasciassi che ti dessi una mano... -
- Una mano! - ripeté indignato Barty, e i suoi denti vibrarono come non mai, - Tu sei una domestica, una cameriera, non hai alcuna dote particolare! Ho già il mio aiutante, Sonia Livingstone! Il tuo compito per ora è soltanto quello di preparare una cena adatta al mio nobile lignaggio! -
Sonia stavolta sopirò vistosamente, ma il vecchio era sordo come una campana, fortunatamente. Sorrise, scuotendo la testa in modo affabile. Quella scena le faceva una strana tenerezza. Aveva sopportato ben di peggio per indignarsi di fronte a quella dimostrazione di senile ottusità, che al massimo poteva farla divertire un po'.
In verità il valido aiutante di Barty altro non era che un ragazzo costretto a lavorare dai genitori, l'una occupata con altri cinque figli, l'altro privo di gran parte delle gambe e sopravvissuto per miracolo. Se Sonia non aveva nessuna dote, quel tipo ne aveva ancora meno, e la sua mano tremava come quella di Barty, ma non certo per la vecchiaia. Almeno, riflettè Sonia mettendo un po' d'olio sulla fetta di pane raffermo, Tom distingueva il caffè dall'inchiostro, dote fondamentale che al vecchio Barty mancava decisamente.
Ignorando l'espressione disgustata che si dipinse sul volto rugoso di Barty alla vista della sua nobile cena, Sonia si rassegnò ad uscire per lavare di nuovo i vetri.
Decisamente, Barty non aveva idea di cosa fosse veramente perdere qualcosa.

Decisamente, Barty non aveva idea di cosa fosse veramente perdere qualcosa

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