14. Diavoli e pifferi

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Jack cercò di ostentare impassibilità mentre osservava le acque infernali della Gola del Drago divenire placide e favorevoli alla navigazione, come serpenti di mare incantati dalle note cristalline del flauto d'argento di Rowena. La ciurma non si sprecò a tenere a bada le vele. Non ci fu bisogno di stringere corde, tenere il timone, alleggerire il carico: sembrava che il mare obbedisse ciecamente aglio ordini del Capitano della Coleridge. Come valeva per il resto della ciurma, per Jack fu impossibile rendersi imperturbabile; non aveva mai assistito ad un incantesimo di tale potenza.

- Stregoneria! - esclamò Gibbs in piena meraviglia. Rowena, appollaiata vicino alla polena, finse di ignorarlo.

- Chi... chi ha creato quello strumento? Com'è possibile che il mare gli ubbidisca? - fece eco la voce meravigliata di Anamaria, quasi un sospiro.

Rowena cessò di suonare soltanto quando furono molto lontani dalla Gola del Drago, ormai in viaggio nel vento favorevole, diretti a Tortuga, che avrebbero raggiunto in meno di due giorni.

- E' il simbolo di un patto, - rispose distrattamente, guardando il cielo. La ciurma osservò meravigliata l'enorme ombre di un albatro che prendeva a volteggiare in larghi cerchi nel cielo sovrastante la Perla Nera. Il simbolo della mia esistenza, pensò. A differenza di quel che Sonia diceva.

Lei esisteva.

Non dipendeva da nessuno. Era lei la creatura primaria, non quella mocciosa!

- E con chi avreste formulato questo patto, madame? - disse sarcasticamente Jack, avvicinandosele. Rowena scrollò le spalle.

- Con un amico... - rispose con voce sognante. Fissava il cielo. Le nuvole che si rincorrevano. Il fluttuare di un candido albatro, dominatore del vento con le sue immense ali venate di piume nerastre. - Sì... Proprio un vecchio amico. -

Si voltò verso Jack, guardandolo intensamente. Jack fissò la curva delle sue labbra rosee mentre esse si stiravano in un sorriso amaro.

*

I calcoli si erano rivelati esatti e la Perla Nera era giunta a Tortuga senza intoppi e senza ritardi rispetto alle previsioni di Sonia. Adesso Jack aveva qualcosa da raccontare, ebbro di rum alla locanda, e la ciurma poteva vantarsi di aver superato la Gola del Drago e di aver recuperato il suo tesoro dalle stive della Coleridge. O almeno, questo era quello che avrebbero narrato a coloro che si fossero dimostrati disposti a crederci.

Rowena aveva preso una stanza alla locanda e da lì non si muoveva mai se non a notte inoltrata, fin quando il cielo non s'avvicinava al risorgere dell'alba. Lontano dalle luci. Lontano da tutti quegli sguardi, che penetravano la sua anima fino a polverizzarle le ossa.

Ma forse avrebbe fatto meglio ad uscire altre volte, ogni tanto: se non altro per rendersi conto che Sonia Livingstone si aggirava per Tortuga esattamente come si aggirava lei.

Sonia sapeva della presenza di Rowena. L'aveva sentita. E, come sempre succedeva, aveva sentito con la stessa intensità dei propositi celati dietro al patto che aveva stretto con Jack Sparrow una settimana prima. La Perla Nera era quasi pronta per tornare in mare, e quindi per dirigersi verso la Coleridge: erano necessari al massimo altri cinque giorni.

Prima di allora, Sonia doveva assolutamente convincere Jack a spezzare il patto che aveva suggellato, in un modo o nell'altro.

Come aveva previsto, per pagare il debito con l'oste era stata assunta a tempo indeterminato come cameriera, il che era sì meno schifoso ma decisamente più rischioso che lavare i piatti. Se non altro, Sonia aveva la possibilità di individuare facilmente Jack Sparrow - presenza fissa da quelle parti - e aspettare il momento propizio per parlargli.

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