15. Apparizione

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Il flauto aveva appena cessato di suonare, e la Perla Nera avanzava sicura verso la sua preda, con una persona di più nella stiva, nascosta fra le casse di provviste all'insaputa di tutti. Probabilmente. Ora la nave era perfettamente messa a nuovo e pronta per compiere una traversata anche molto lunga. Rowena stava in piedi a poppa, col vestito strappato fluttuante nel forte vento. Si era rimessa la maschera, ma l'aveva fatta tingere di un altro colore: presto sarebbe giunto il momento di riprendere il comando, e non poteva farlo senza questo genere di accorgimenti.

Jack Sparrow stava pensieroso al timone, e lo teneva fermo soltanto per dar l'impressione di avere qualcosa da fare, visto che grazie al flauto la Perla Nera procedeva benissimo da sola. Si domandò che gusto ci avessero mai provato i pirati della Coleridge a navigare su un pezzo di legno che si pilotava da solo senza mai incontrare una tempesta, un gorgo, un vento contrario, una bonaccia, una corrente sfavorevole. Esagerando si immaginò che era quello il motivo per cui si erano ammutinati da Rowena: tutto lo spirito che pervadeva le navi pirata - anche se non sempre - andava annullandosi sapendo che uno strumento del diavolo pilotava per loro la nave e la preservava da ogni genere di problema. Niente tesori, niente saccheggi, niente tempeste da combattere e tentare di sconfiggere: come viaggiare in una carrozza su una strada liscia.

Considerò nuovamente alle parole che da poco aveva pensato: uno strumento del diavolo. Senza saperlo aveva forse creduto alla storia di Sonia Livingstone? Era molto più probabile, invece, che il dolore per la morte di suo padre e gli episodi che doveva aver vissuto - a quelli ci credeva - avessero fertilizzato la sua immaginazione fin quando essa non era germogliata in un fiore nero fatto di incubi infernali e patti demoniaci.

C'era un solo modo per saperlo.

- Dite un po', Vostra Sublime Vertiginosità... - Rowena alzò gli occhi e si sentì mancare dalla noia che quelle costanti uscite di sarcasmo apportavano alla sua mente già oberata dalle preoccupazioni. - ... Che cosa c'è di tanto interessante dietro di noi? Sono ore che non vi muovete di lì. - Non si volse per controllare l'effetto delle sue parole: sapeva benissimo che Rowena, per dimostrargli che non c'era niente di interessante e per indurlo a tacere, si sarebbe spostata e, con un po' di fortuna, sarebbe venuta verso di lui.

Infatti così fu.

- Era un modo come un altro per darti le spalle, - rispose Rowena, secca. - A meno che tu non preferisca che io ti parli dell'inutilità del tuo stare testardamente al timone, anche quando non ce n'è alcun bisogno. -

- E' un modo come un altro per darvi le spalle, Altissima, - fu la risposta di Jack.

Un sorriso indugiò per un istante sulle labbra di Rowena, poi fu sconfitto dalla solita espressione pietrificata e truce, e volò via nel vento come una manciata di sabbia bianca. Rowena, con le mani intrecciate in grembo, si avvicinò a Jack per scrutarlo con la peggiore delle sue espressioni, esattamente come il Capitano si era immaginato.

- Ci sono altri modi per darmi le spalle, - disse Rowena, - Ma devo ammettere che sono veramente pochi quelli che consentono di farlo senza rimetterci la pelle. -

- Tremo e inorridisco, - rispose distrattamente Jack, guardando avanti a sé.

D'un tratto afferrò per un braccio Rowena e la tirò poco distante da sé, poi le mise una mano dietro la nuca, spingendola verso il basso, per controllare, col favore della larga scollatura posteriore del vestito della donna, se all'altezza della scapola vi fosse un taglio probabilmente scavato da un pezzo di vetro.

E c'era. Insieme con esso, tracce di frustate, delle quali la più evidente era una centrale, verticale, posta di poco alla sinistra della colonna vertebrale.

Sonia aveva ragione.

Jack si sentì vacillare, ma durò solo per un istante. Rowena si sollevò, barcollando per recuperare l'equilibrio, e prese a coprirlo d'ingiurie, domandandogli che accidenti gli fosse preso e pregando che il Diavolo lo maledicesse.

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