10.

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Charles è vicino agli spogliatoi, sta scuotendo la testa con una leggera disapprovazione dipinta in volto e capisco al volo cosa stava pensando.
"Nat, per favore, non mettere in difficoltà con le tue storie private il ristorante e le persone che ci lavorano dentro." La sua voce è calma, le braccia sono conserte sul petto e rivolge un veloce sguardo a sua figlia, forse vuole assicurarsi che stia bene.
Annuisco stringendo le labbra in una sottile linea, sentendomi in colpa, effettivamente ora il marciapiede è occupato da tanti paparazzi invadenti, ostruendo il passaggio ai clienti.
"Non è colpa sua se l'hanno trovata. Non li ha chiamati lei." Harry mi difende con sguardo serio, ha sempre odiato queste "limitazioni" che Charles ci imponeva, a volte ci trattava proprio come burattini.
Nel suo "regolamento del personale" c'erano vari punti abbastanza ambigui, ad esempio non ci permetteva di avere relazioni con gente troppo importante, oppure non voleva che avessimo relazioni amorose tra di noi o, addirittura, non potevamo venire a mangiare qui nei giorni di riposo, magari un cliente abituale poteva pensare che venivamo qui per mangiare gratis.

"Su questo non ho dubbi, ma una delle regole..."
"Lo so. Non c'è bisogno che lo ripeti." Lo blocco stizzita, dirigendomi a grandi passi in spogliatoio e cambiandomi alla velocità della luce. Voglio cominciare a lavorare per distrarmi e, soprattutto, voglio che questa giornata finisca in fretta.
Ovviamente, per tutta la serata, Beth mi affianca, è una ragazza molto sveglia e impara subito come prendere gli ordini e come rapportarsi con i clienti più difficili, anche se noto che ogni tanto fatica a starmi dietro, sbuffando quando aumentavo il passo oppure quando le davo in mano troppi piatti.
Mi dispiace farla lavorare così duramente, ma voglio prepararla al meglio, così Charles non potrà lamentarsi di me e, soprattutto, se mi impegno a istruire bene sua figlia, magari si dimenticherà dello spiacevole inconveniente di stasera.
"Certo che c'è da lavorare qui." Si lamenta Beth non appena riusciamo a fermarci un attimo.
Era mezzanotte e il locale era praticamente vuoto, ad eccezione di una coppia che, evidentemente, ha deciso di rimanere a farsi le smancerie proprio qui, mentre tutto noi camerieri li fissiamo, intimandoli ad uscire con lo sguardo.

"Te la sei cavata proprio bene." Harry si complimenta con lei, cercando di mettersi a posto con una mano il ciuffo che ormai non ha più una forma.
Beth gli rivolge un sorriso dolce, arrossendo leggermente.
"Beh oggi era una giornata tranquilla." Ovviamente Lily non tarda a spegnere la situazione con uno dei suoi commenti acidi.
"Romeo e Giulietta hanno lasciato il tavolo." Comunico distogliendo l'attenzione dei miei amici dalla conversazione e dandogli il segnale che è ora di sparecchiare il tavolo. Finalmente la giornata sta finendo.
Cerchiamo di fare più in fretta possibile, evitando di perderci in chiacchiere e correndo da una parte all'altra per pulire il ristorante in fretta, tutti noi volevamo andare a dormire.
"Natalie!" Charles urla da in mezzo alla sala, facendomi spaventare talmente tanto che mi cadde dalle mani la scopa con cui stavo pulendo per terra.
"Ti sento anche se parli con un tono normale." Scherzo ridendo.

"Volevo comunicarti che domani hai il giorno libero." Il suo tono di voce era incerto, come se avesse paura di dirmi quella cosa, come se nascondesse altro.
Il mio sguardo da divertito diventa dubbioso e in pochi istanti mi viene in mente una cosa.
"Ma io ho già fatto due giorni di riposo questa settimana." Dico alzando un sopracciglio, preparandomi a sentire la risposta.
"Beh, Beth deve imparare in fretta e domani abbiamo poche prenotazioni, rischiate di essere di troppo e andare in confusione. Così ho deciso di farti riposare un pochino." Si sta torturando le dita, segno che è nervoso. Charles sa benissimo quanto mi servano quei soldi, sa che ho sempre odiato rimanere a casa più di due giorni alla settimana, odio l'idea di perdere troppe giornate di lavoro.
"Anche gli altri hanno bisogno di riposarsi." Effettivamente Madison, una mia collega, ha sempre espresso il desiderio di rimanere a casa almeno tre giorni, per poter passare più tempo con sua figlia di tre anni.
"Sì, ma per questa volta ho scelto te. Beth mi ha appena detto che ti sei data tanto da fare stasera per starle dietro e volevo premiarti così." Fa spallucce ricomponendosi, riprendendo quella sua aria da superiore che lo abbandona raramente.
"E il premio sarebbe pagarmi una giornata in meno? Wow." Sto perdendo la pazienza, possibile che ora c'è sempre in mezzo Beth? Quella ragazza è arrivata da meno di un giorno e sta già creando casini. Forse Lily ha ragione a non darle troppa confidenza.

"Non prendertela, anche i migliori a volte si devono riposare." Cerca di rimediare facendo una battuta delle sue, appoggiandomi una mano sulla spalla.
Di tutta risposta mi giro senza dire niente e me ne vado, lasciandolo impalato in mezzo alla sala.
Non ho più niente da dirgli, anzi, qualcosa avrei, ma non mi va di rischiare il posto di lavoro.
Entro in spogliatoio e, senza rivolgere parola a nessuno, mi cambio ed esco.
Prendo un grosso respiro non appena apro la porta, cercando di darmi una calmata, forse sto esagerando.
Nel parcheggio dei dipendenti noto una macchina nera abbastanza famigliare, che, non appena mi avvicino ad essa, si accende.
Era Neymar.

Sorrido leggermente e mi avvio a grandi passi verso di lui, forse lui mi avrebbe fatto passare l'arrabbiatura.
"Buonasera." Dice felice, dandomi un grosso e dolce bacio, afferrandomi il viso con le mani.
"Ciao, amore." Sorrido con le guance ancora avvolte nelle sue dita.
"Comè andata a lavoro?" Chiede non appena mette in moto la macchina, infilandosi nella strada poco trafficata.
"Abbastanza bene. Domani ho il giorno libero." Dico alzando gli occhi al cielo, con fare nervoso.
"Che bella notizia! E ti lamenti pure?" Il suo tono era sorpreso, effettivamente tutti sarebbero felici di stare a casa un giorno in più alla settimana, ma non io. Non quando sto cercando di raccogliere i soldi per andare dalla mia migliore amica per sostenerla nei giorni in cui partorirà, per me è troppo importante esserci per lei.
"Ho bisogno di soldi e non mi va che ora sua figlia inizi a prendere il mio posto. Mi sono sudata quel lavoro e non può portarmelo via così facilmente." Mi lamento appoggiando la testa al sedile della macchina, rivolgendo lo sguardo ai palazzi che sfrecciano di fianco a noi.
"Nessuno ti ruberà il posto. Charles ti adora e non hai mai fatto cazzate là dentro, sarebbe uno stupido a licenziarti." Ammette il mio ragazzo dandomi una veloce carezza sulla guancia, facendomi sorridere per una frazione di secondo.

"Beh oggi è successo qualcosa però.." Dico mordendomi il labbro nervosa, timorosa di cominciare il discorso con lui.
"Cioè?" Chiede abbastanza preoccupato.
"I paparazzi mi hanno praticamente attaccata, hanno riempito il marciapiede davanti al ristorante." Rispondo quasi sussurrando, so benissimo quanto Neymar odi queste situazioni. Detesta immensamente quando i fotografi infastidiscono la sua famiglia o i suoi cari, una volta ha quasi fatto a botte con uno di loro perché ha seguito Rafa al centro commerciale.
Il ragazzo stringe con molta forza il volante, facendo una breve pausa, non parlando.
"Amore.."
"D'ora in poi tu non vai più al ristorante da sola. Non possono permettersi di infastidirti in quel modo! Ora continueranno a seguirti solo per sapere se ieri sera abbiamo scopato." Pronunciando quelle ultime frasi da una forte manata sul volante, imprecando.
La cosa che lui non vuole mai ammettere è che, quando succedono queste cose, lui si sente tremendamente in colpa, pensando sia sempre colpa sua.

Let's hurt tonight Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora