16.

535 23 11
                                    

Neymar aveva capito la situazione, non sarei mai riuscita a trovare una soluzione con lui nella mia stessa stanza, così aveva deciso di andare a correre per un'oretta, inventando la classica scusa di dover mantenere in allenamento i muscoli. Come se gli servisse davvero farlo.

Era il classico momento in cui cuore e cervello urlavano due cose completamente differenti e le mie orecchie fossero in balia di un uragano di parole e non riuscissero a trovare una via di fuga che potesse portarmi ad una scelta sensata.
Quindi feci l'unica cosa che in questi momenti sembra sensata: chiamai Rafa.
"Una chiamata fuori dall'orario delle chiamate. Dimmi subito cosa ti è successo." Era evidentemente preoccupata, non aveva in volto il classico sorriso di chi era pronto ad intrattenere una leggera chiacchierata tra amiche.
"Barcellona o New York?" Stavo pensando a voce alta o volevo veramente porgerle subito questa domanda?
"Barcellona." Rispose senza pensarci due volte. "Da amica che ti vuole vicina ti risponderei così, ma da amica che vuole il tuo bene non saprei cosa rispondere." Mormorò alzando lo sguardo. Qualcuno era entrato nella sua stanza e lei lo liquidò con un veloce gesto con la mano.

"Ho paura." Ammisi guardando in basso, le mie unghie stavano tirando un filo della mia maglietta.
"Lo capisco, tu vedi Barcellona come la città dove ti fai sempre male e New York come la città dove guarisci." Fece una breve pausa per cercare una mia risposta, che non arrivò. "Hai mai provato a guardare questa cosa diversamente?" Ora la mia attenzione era stata catturata interamente dalle sue parole. Io ero un leone in gabbia e la sua voce la chiave per aprire la maledetta porta che imprigionava la mia libertà.
"Non è mai stata la città a farti male o a guarirti, ma gli eventi che succedevano nel luogo in cui ti trovavi. È vero, a Barcellona ti si è spezzato il cuore due volte, ma ti sei anche innamorata per ben due volte. A New York ti sei ripresa, ma ora hai perso il lavoro. Quindi questo fa di New York una città dalla quale scappare?" Chiese con un tono estremamente calmo.

"No." Sussurro. "Il problema è che sembra che ogni volta che io e Neymar siamo nella stessa città per tanto tempo poi le cose vanno male." Ed ecco la verità che finalmente usciva dalla mia bocca. Quelle parole che avevo tenuto mute per tanto tempo finalmente avevano trovato una voce.
"Allora forse il problema non è Barcellona, ma il vostro rapporto. La prima volta eravate due ragazzini alle prese con un rapporto troppo grosso per la vostra poca maturità. Ti ricordo che l'ultima volta, però, Neymar aveva scelto te. Era arrivato da te, in ritardo, ma era arrivato. Non sapevate come riavvicinarvi, così avete pensato che allontanarvi fosse la scelta migliore." Sante parole.

"A Barcellona non ho una casa." Stavo seriamente elencando tutti i miei problemi relativi al mio ritorno a Rafa in modo tale da poter trovare una soluzione? Credo proprio di sì.
"I miei hanno venduto la nostra casa, non ci andava più nessuno ed era diventata un grosso spreco di soldi." Mi ricordo ancora la telefonata in cui me lo annunciarono e la mia reazione positiva al riguardo. Meno ricordi in quella città.
Ora vorrei tanto dare un pugno in testa alla me del passato.
"Ney..."
"No." La bloccai. "Non voglio dipendere da nessuno e so che la prossima cosa che dirai è che c'è posto a casa tua, ma la risposta rimane sempre la stessa." La ammonii, fulminandola con lo sguardo.
"Beh se io fossi in difficoltà e il mio fidanzato milionario mi offrisse casa sua gratis un pensierino ce lo farei." Disse ridendo. "Devo ammettere che la casa in cui vivo è stata pagata da mio fratello milionario, quindi." La sua risata si intensificò, sottolineando che quella casa era stato un regalo di compleanno da parte di Neymar di qualche anno fa.
"Dovrei trovare un appartamento. Magari con una coinquilina per dividere le spese." Pensai, dato che molto probabilmente per un breve periodo sarei stata disoccupata.

Rafa ci pensò sopra, portando un dito al mento e fissando il soffitto.
"Ci sono!" Esordí alzando le mani. "Ho la soluzione. Una mia amica sta cercando una coinquilina!" Sul serio? Era stato così facile?
"Stai scherzando? Non è possibile." Risi sopresesa dalla casualità.
"Te lo giuro. È un appartamento spazioso e vicino a casa nostra, puoi raggiungerci anche a piedi. Così sarai sempre qui per badare al tuo dolce nipotino." Quindi ho trovato casa e un hobby. Fantastico.
"La casa l'abbiamo sistemata, ora bisogna pensare al resto, che è la cosa più difficile: dire che lascerai New York." Entrambe sospirammo.
"Sono terrorizzata. Voglio tornare, ma voglio anche rimanere qua. Voglio affrontare questa paura, ma voglio anche evitare di farlo. Penso che New York sia la mia città eppure quando cammino per strada a volte mi mancano i palazzi di Barcellona." Ora era come se stessi rispondendo su un tavolino immaginario tutti i miei pensieri.
"Ad ogni soluzione crei un problema." Abbassò l'angolo destro della bocca e si accarezzò la pancia, come se stesse cercando conforto dal piccolino che probabilmente ora si stava chiudendo le orecchie per non sentire le mie lamentele.

"E ad ogni problema ne creo un altro." Risi amaramente.
"Facciamo una cosa!" I suoi picchi di entusiasmo iniziavano a spaventarmi. "Prendi una moneta." La guardai spaesata. "Fallo." Eseguí prontamente l'ordine senza fare ulteriori domande.
"Ora: testa resti a New York. Croce torni qui."
"Stiamo affidando il mio destino a una moneta che ho rubato dal giubbotto di Neymar?" Chiesi divertita dalla situazione.
"Tu non sai decidere, quindi lo farà per te una moneta. Lancia!"
La moneta iniziò a girare su se stessa in aria per poi cadere sulla mia mano. La coprii e contai fino a tre.






1







2








3







"Testa." Dissi. Senza emozioni. Continuavo a fissare quella moneta.










"Okay. Ma mentre la moneta girava tu cosa speravi che uscisse?" Chiese con un barlume di speranza negli occhi.
Ci pensai due secondi, tentennando prima di rispondere. Stavo per dirlo? Stavo per ammettere la mia scelta?
Ora non si torna più indietro.









"Barcellona." Un sorriso illuminò il mio viso.
"E BARCELLONA SIA!!" Urlò la mia amica, agitando le mani e le gambe, facendo cadere il telefono per terra.
"FAI QUELLE VALIGIE E TORNA DA ME."

Let's hurt tonight Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora