18.

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Come prima cosa chiamami Alfred, il proprietario dell'appartamento. Era un uomo sulla settantina, molto dolce e affettuoso ed era per questo che mi sentivo terribilmente in colpa nel dirgli che avrebbe dovuto trovare una nuova persona che affittasse la casa.
"Natalie! Che piacere sentirti." Rispose dopo solo due squilli. In sottofondo eccheggiavano delle voci di bambini, molto probabilmente era al parco con i suoi due nipotini, Max e Molly.
"Alfred, anche per me è un piacere." Dissi prendendo subito dopo un grosso respiro.
"Ho il presentimento che non mi hai chiamato per fare solo due chiacchiere." Scherzò producendo una breve risata.
"Devo dirti una cosa." Confessai sprofondando nel senso di colpa.
Neymar mi guardava dall'altro lato della stanza e mimò con le labbra un "stai tranquilla".

"Sono tutto orecchie."
"Domani me ne vado." Sputai quelle parole velocemente, come se scottassero e tenerle in bocca mi bruciasse il palato.
"In che senso? Dove vai? Stai bene?" Il suo tono preoccupato mi scaldò il cuore, sembrava un padre che parlava alla figlia.
"Sto benissimo ed è per questo che me ne vado. Ritorno a Barcellona." Feci un sorriso guardando il mio ragazzo. "So che te lo sto dicendo con poco preavviso e mi sento terribilmente in colpa, ma ti pagherò il prossimo mese di affitto, così che tu possa cercare qualcuno di nuovo senza perdere soldi." Avevo abbastanza soldi da parte per poter pagare due affitti e già da domani cercherò un nuovo lavoro. Avevo pianificato qualsiasi cosa.
"Stai tranquilla, non è un problema di soldi. Lo sai che con la pensione me la cavo abbastanza bene, perdere un mese di affitto non mi cambierà nulla." Cercò di tranquillizzarmi, senza sapere che quelle parole non mi fecero effetto, dato che gli avrei spedito lo stesso il denaro.
"Sono contento che tu abbia finalmente trovato la tua strada, sai?" No, Alfred, non sono pronta a piangere. Te ne prego.

"Anch'io." Mormorai.
"Quando sei arrivata eri veramente distrutta ed è per questo che ho deciso di aiutarti, rifiutando qualsiasi altra proposta di affitto. Vedevo una luce nei tuoi occhi, che però si era spenta, così mi promisi che ti avrei aiutato a riaccenderla. E ora sapere che ci sei riuscita mi riempie di gioia." Ed ecco che le lacrime iniziarono a bagnarmi le guance.
Effettivamente Alfred mi aveva salvato la vita, dopo una settimana passata in un bed & breakfast in periferia, a vivere in una stanza minuscola piena di muffa, trovare un appartamento come il suo era stato un vero e proprio miracolo. Mi ricordavo il giorno in cui ci eravamo incontrati, quando mi aveva mostrato la casa, mi aveva trattata come se mi conoscesse da sempre, inondandomi di amore e affetto. Gli avevo raccontato a grandi linee la mia storia e ne rimase molto toccato, confessandomi che aveva più o meno vissuto la stessa delusione amorosa e per questo si era trasferito da Toronto a New York.
Dopo essere andata a vivere nell'appartamento, ogni tanto lo invitavo per berci un caffè e fare due chiacchiere.

"È anche merito tuo." Gli dissi.
"Ora goditi la tua felicità, Natalie. E quando ritornerai qua a New York chiamami." Disse salutandomi, prima di riattaccare. La sua voce era commossa, esattamente come la mia.

"Brava, piccola." Neymar si avvicinò e mi accarezzò un braccio.
"Lui è stato il mio primo amico newyorkese. Mi ha aiutato tanto." Dissi sorridendo.
"Un giorno torneremo qui e me lo presenterai, voglio ringraziarlo per essersi preso cura di te quando ne avevi più bisogno." Ci scambiamo un dolce bacio.

"Okay, ora mancano Harry e Lily. E prevedo altre lacrime. Molte altre lacrime."
Presi il telefono e scrissi sulla chat di gruppo di noi tre.
"Meeting urgente a casa mia." Digitai e inviai velocemente quella frase, sapendo che avevano una suoneria personalizzata per quando ricevevano messaggi su quel gruppo e che quindi avrebbero risposto in poco tempo.
Il primo fu Harry con un semplice "arrivo" seguito da Lily che inviò l'emoji del pollice all'insù, forse per non sprecare troppo tempo a scrivere qualcosa.
"Dieci minuti e sono qui." Ipotizzai, sapendo che il tragitto da casa mia alle loro era breve.
"Se vuoi me ne vado, così vi lascio soli. Tanto devo fare la valigia."
"Se vuoi stasera dormiamo da te, così la facciamo insieme. Voglio passare la nostra ultima serata a New York nella stanza 708." Sorrisi mostrando il braccialetto.
"Allora mi metto comodo." Si sedette sul divano, battendo una mano sulle gambe per invitarmi ad accomodarmi su di lui.
"Da domani inizia la nostra vita insieme." Fantasticò a voce alta.
"Dobbiamo tornare al bar del nostro primo appuntamento." Dissi girandomi verso di lui. "Giusto per dire ai noi del passato che ne dovranno affrontare tante ma che riusciranno ad uscirne più felici che mai." Neymar non rispose, donandomi un sorriso enorme, segno che aveva apprezzato la mia idea.

Dovevo preparare un discorso da fare ai miei amici? Avrei improvvisato? Avevano già capito tutto?
Stavo affogando nelle mie domande.
Neymar, però, decise di farmi tornare a galla con un'altra domanda.


"Quindi non dormirai neanche la prima notte a casa mia?" Chiese accarezzandomi la coscia sinistra.
"Come fai a sapere che ho trovato un appartamento?" Gli rivolsi uno sguardo completamente confuso, solo Rafa sapeva della mia nuova sistemazione.
"Rafa mi ha scritto." Quasi balbettò dalla velocità con cui disse quella frase. Stava mentendo? Ma com'era possibile?
Probabilmente si erano scritti durante la mia telefonata con Alfred e non me n'ero accorta.
"Volevo dirtelo io." Ammisi premendo le labbra in una sottile linea.
"Lo sai che Rafa non sa mantenere i segreti."
"Comunque non so nemmeno il nome della sua amica e non vuole darmi il suo numero di telefono. Dice che domani ci presenterà di persona." Questa cosa mi spaventava, non capivo perché non voleva nemmeno dirmi il suo nome, ma conoscendo Rafa probabilmente era una sua trovata per lasciarmi la suspance fino all'ultimo. Anche perché io conoscevo quasi tutte le sue amiche, quindi dirmi il nome avrebbe quasi sicuramente rovinato la sorpresa.

"Neanche a me l'ha detto."
"Beh tu da fidanzato potevi chiederle qualche informazione, dato che sto per finire con una sconosciuta." Dissi ironica.
Neymar mi diede una veloce occhiata.
"Lei la conosce, quindi possiamo stare tranquilli." Tagliò corto.
La conversazione venne interrotta dal suono del campanello.
Lily ed Harry erano arrivati.

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