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-Hai dieci minuti...- Panco ghignava mentre dava una spintarella a Narcis verso un corridoio buio.

Annusò l'aria e lo sentì, il bastardo era là. Fece finta di non accorgersene, fino a sentire le sue mani lascive sul proprio corpo, le labbra umidicce sul collo, che poi leccava.

Trattenne un conato, prima di sferrare il suo attacco.

Con una mossa veloce della testa lo colpì al naso, un rumore di ossa rotte lo fece sorridere, nell'aria sentì l'odore del sangue umano. Si voltò e gli diede un calcio nello stomaco che fece piegare quell'essere inutile e schifoso. Pensò agli Omega violentati e una scarica di adrenalina lo prese.

Gli rigirò un braccio dietro la schiena, fino a sentire un altro rumore di ossa rotte. Urlava dal dolore, mentre cintinuava a spezzargli lemossa del braccio.

Quando il direttore fu finalmente a terra gli prese la testa e la girò con un colpo, gli diede un calcio e tornò alla porta da cui era entrato.

-Già fatto?- Chiese Pinco divertito.

-Sono incinto, e la scarica di adrenalina non mi ha dato la pazienza di fare con calma!- Incrociò le braccia sul petto. -Hai da ridire?-

L'altro scoppiò a ridere alzando le mani. -Assolutamente no! Vieni ti riaccompagno nella tua stanza, piccolo lupo guerriero.-

Le ultime tre parole furono dette così piano, che Narcis non fu sicuro che le avesse dette veramente, ma gli sorrise in risposta.

Probabilmente aveva una sorta di sindrome di Stoccolma verso Pinco e Panco, ma non riusciva a detestarli o ad odiarli, forse perché erano diretti e non facevano giri di parole. Non era sicuro del perché avessero un alto rispetto dell'altro, anche se "nemici".

Fissò i due. -Grazie...-

-Di cosa?- chiese Pinco stupito.

-Per non avermi mai trattato come uno stupido, o come una creaturina delicata e spaventata.-

-Narcis...- Panco si bloccò, non poteva dire nulla. Troppi microfoni, troppe telecamere.

Lo guardò negli occhi, per poi spingerlo piano dentro la sua stanza.

Il viso di Panco vicino al suo collo e un sussurro lieve che solo lui poteva sentire.

Narcis serrò gli occhi per qualche istante ed emise un singhiozzo.

Cadde a terra mentre l'altro usciva con un ghigno, Pinco lo fissò stringendo gli occhi ma non disse nulla.

Narcis pianse per una buona ora, ma le sue non erano lacrime di paura, ma di felicità. Non comprendeva il perché, ma Panco aveva spento il collare che gli bloccava il contatto mentale con Black, e ora lo sentiva, si sentivano.

Gli aveva detto solo "Domani mattina devo riaccenderlo." Narcis non aveva capito subito, aveva capito solo quando una scarica di emozioni lo aveva invaso, tutta la preoccupazione di Black gli era entrato dentro. Si erano cercati, trovati. Avevano comunicato mentalmente per tutta la notte.

Gli aveva passato tutte le informazioni possibili, e poi al mattino Panco lo rimise in funzione.

Anche se doloroso, il distacco, quella notte passata in compagnia della mente del suo amato, lo aveva rigenerato.

-Un giorno, dovrai spiegarmi...-

L'altro scosse il capo. -Quel giorno io sarò morto...- Si sorrisero tristemente.

-Puoi...-

L'altro scosse la testa. -No! Non succederà mai, lo sappiamo entrambi.-

Le cose non dette pesavano.

Narcis voleva dirgli di cambiare di entrare nella parte dei "buoni" dei "giusti". Ma ognuno in quella storia, doveva fare la sua parte.

Pinco e Panco erano mercenari, facevano il loro lavoro. Non sarebbero mai cambiati, a Narcis dispiaceva, perché sindrome di Stoccolma o meno, quei due erano quello che più si avvicinava a degli amici in quella situazione.

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Arrivò un altro direttore, che come Narcis scoprì, era una direttrice. Una biologa.

Narcis sorrise, il cibo era cambiato e nel giro di una settimana era stata creata una stanza libreria dove molti Omega correvano a recuperare libri. Vide piccoli lievi sorrisi sulle loro labbra, dove prima c'erano solo espressioni vuote e stanche.

Narcis si accarezzò lievemente il ventre, dove suo figlio cresceva, era passato quanto, un mese? Un mese e mezzo? Due?

Aveva perso la nozione del tempo. Sapeva che Black sarebbe arrivato. Pinco e Panco lo raggiunsero nel giardino.

-La direttrice vuole parlarti...-

Narcis rimase lievemente stupito ma li seguì. L'ufficio era cambiato lievemente, era stato pulito, sistemato e arieggiato. Fissò la donna che era di spalle alla finestra.

-Ho sentito molte cose sul tuo conto, spero riusciremo ad andare d'accordo...- La donna si voltò e si guardarono a lungo, non dissero nulla.

Pinco e Panco uscirono.

-So che l'idea della biblioteca è tua, e volevo parlare del "giardino".- La donna indicò sul tavolo una cartina. Erano vicini e Narcis teneva la testa abbassata sulla pianta ma gli occhi puntati sulle labbra della donna. Gli leggeva il labiale: "telecamere" "microfoni".

La donna indicò alcuni punti sul disegno. -Pensavo di fare alcune aiuole, e anche un piccolo orto qui...- Diceva indicando sulla pianta, con voce cordiale. "Arriveranno presto, cerca di avvisare gli altri Omega."

-Si sarebbe una buona idea, ma non conosco bene il terreno, dovrei chiedere agli altri Omega, alcuni credo siano portati per il giardino, altri per un orticello...- Rispose Narcis. -Ed ora non abbiamo il permesso di parlare fra di noi...-

La direttrice annuì. -Verrai accompagnato da Jacob e Steph...-

Narcis sorrise divertito. -Ah, si chiamano così? Io li chiamo Pinco e Panco.-

La donna scoppiò a ridere. "Sono affidabili?" Chiese lei, muovendo le labbra.

-Ho visto dei miglioramenti nel cibo, credo si possa migliorare ancora...ma non saprei come fare...-Ebbe una lieve inflessione sul "non saprei". I due mercenari erano veramente un incognita per Narcis.

-Potrai parlare con gli Omega che vorranno lavorare in giardino, e mi piacerebbe che ti occupassi dei libri, anche da ordinare...-

Narcis annuì, senza sorridere. Se c'erano telecamere e microfoni doveva stare attento. Soprattutto perché la donna che aveva davanti, un tempo, aveva aiutato lui e i suoi genitori. La biologa dottoressa Natalia Rosenbower, conosceva Narcis da quando aveva nove anni. Narcis sapeva che avrebbero messo lei, o meglio lo sperava.

Ed eccola là, doveva avere anche dei contatti con Aly, per aver saputo dirgli quelle cose.

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Camminò a fianco di Pinco e Panco, che ora sapeva si chiamavano Jacob e Steph.

Sorrideva, guardando il giardino, che doveva prender forma, o era quello che sperava pensassero i due, ma lui pensava a quando sarebbero riusciti a liberare tutti gli Omega, probabile stavano studiando un piano per un attacco simultaneo, dovevano farlo a tutti i Laboratori contemporaneamente.

Posò una mano per terra, tastando la secchezza del terreno, mentre invece guardava le telecamere e tutti quelli che facevano da guardie.

-Narcis, non farti beccare.- Borbottò Steph-Panco.

Pinco sorrideva, erano davanti a lui, abbassati che fingevano interesse per la terra.

-Siamo mercenari, piccolo lupo, non abbiamo una coscienza.- Pinco lo fissò ma gli strizzò un occhio.

-Ma...-

-Ti aiuteremo.-

Narcis rimase inespressivo con il volto, ma entrambi videro nei suoi occhi una luce di speranza.

-Ora torniamo dentro, devi riposare.- Pinco allungò una mano per aiutarlo a rimettersi in piedi.

Narcis accettò quella mano come per sancire quella strana amicizia che si era instaurata fra di loro.

OMEGAVERSE 1  *NARCIS*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora