"Terza sera"

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È da quando sono arrivata a LA che sono letteralmente in fissa per I Like It la nuova canzone di Cardi B, J Balvin e Bad Bunny e confesso che all'inizio non mi piaceva particolarmente ma, da un paio di giorni continuo a sentirla ovunque.

In quei giorni di torneo era stata la mia colonna sonora, infatti, il terzo ed ultimo giorno era iniziato sulle note di questa canzone:

La mattinata era trascorsa tranquilla e senza grandi pretese, la convocazione dello staff era fissata per le 16:30, come al solito, ma io ero salita a casa alle 15:30 per prepararmi: avevo fatto la doccia, ascigato i capelli, mi ero truccata e indossavo un paio di pantaloncini rossi abbinati ad una maglia corta della Subdued, grigia con le roselline ricamate sopra rubata a mia sorella. Ero pronta ma mancava il tocco di classe, la mia bandana, una fascia nera per capelli, con la fantasia di una bandana disegnata sopra che rappresentava il mio segno distintivo dalle altre ragazze. Drilliguaria, Wild Bandana, Cogoleto e la realtà periferica, le sento molto mie e le senti quando ti portano a vivere come un emarginato, quando sei emarginato e qualcuno cerca di convincerti che tu non lo sia, per loro i Genivesi è stato lo stato, per me i miei genitori. Quando mi sono avvicinata al mondo del rap, nel 2014 ascoltando Baby K, non avevo idea che una canzone sentita in televisione su VH1 alle 10:00 di mattina mi suscitasse tante emozioni: "Wild Bandana" il brano di Izi, Tedua e Vaz Tè per un intero anno era stata la mia colonna sonora, che mi aveva accompagnato nella vita, nella boxe, nelle mie amicizie e soprattutto mi dava forza nelle difficoltà.

Ad ogni modo, dopo essermi armata come un Templare pronto a combattere le Crociate, mi sentivo pronta per scendere in campo, così avevo preso la bici e mi ero diretta verso lo Skyline. Era il giorno delle finali, nessuna riunione, nessuna assemblea, solo tanti preparativi e i miei colleghi, Ana compresa (che per la cronaca era completamente all'oscuro della storia di Noah) erano impegnati nel trasporto dei trofei e delle medaglie, così anche quel giorno, ero arrivata ma senza trovare nessuno che mi dicesse cosa fare. Mi ero seduta con le cuffiettte nelle orecchie, mentre davo un'occhiata in giro per il campo e inutile dire che Noah era già lí, arrivato e pronto a vincere, si allenava al solito canestro nella metà destra del campo mentre intorno a lui i suoi amici stavano provando dei passaggi con tiri da tre. Mi sembravano un gruppo molto unito e anche se erano notevolmente diversi l'uno dall'altro erano facilmente distinguibili dalla massa perchè gridavano e ridevano sempre.

Mancava solo un ragazzo all'appello, Travis, un bel ragazzo che avrà avuto circa 17 anni, moro con la carnagione chiara, le guance color pesca e gli occhi azzurri. Gran figo, devo dire, peccato che a differenza di Noah, il quale si accompagnava con una sana dose di egocentrismo, Travis emergeva per il suo noto spirito da Don Giovanni. Stava arrivando proprio in quel momento e si era seduto esattamente accanto a me, dove poi lo avevano raggiunto Noah e Nicolhas. Travis veva aperto lo zaino e si era infilato un completo da basket firmato Lakers che attirava non poco l'attenzione. Io incuriosita, mi ero girata a guardarli e non appena Noah aveva notato il mio sguardo mi aveva rivolto un caloroso sorriso e un

"Oh Ciao" minato con le labbra,

Io avevo ricambiato con un gesto della mano che sarebbe stato seguito da un "come stai" se solo Travis non si fosse intromesso

"Ei bella scusami, tu che sei una ragazza e voi siete pratiche in queste cose mi daresti una mano?"

e mi aveva porso un paio di scarpe da Basket annodate tra loro con i lacci totalmente aggrovigliati.

Mission Impossible.

"Si non preoccuparti, ci provo io"

"Grazie mille, sai se non riesco a metterle è un problema"

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