"Seconda sera"

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Facciamola breve, quel giorno tra noi è iniziato tutto: ci siamo parlati. Ma è meglio che racconti tutto con ordine. Dunque, quella mattina ero tranquilla. Come al solito mi ero svegliata alle 11 e avevo fatto colazione, preparato la borsa da mare, indossato il costume e chiamato Cate per sapere a che ora dovessi passare a prenderla. Tutto come al solito. Cate, dopo Martina è la mia migliore amica e abbiamo quasi un anno di differenza, io sono nata in agosto e lei nel luglio dell'anno successivo. È una bellissima ragazza e lasciatemi dire che ha un nasino estremamente fotogenico; ha gli occhi color cioccolato e delle ciglia super curve da far invidia, la carnagione olivastra come la mia e le lentiggini. Io adoro le sue lentiggini! Ad ogni modo, la mia amica ha un viso bellissimo contornato da una chioma di ricci un pò afro, favolosa anche se lei non ha origini africane e nonostante molte donne della sua famiglia siano ricce, nessuna ha il suo mood curly e questo la rende unica, io glielo ripeto sempre. Ha anche un bellissimo fisico è magra e nonostante abbia poco seno, ha un sedere davvero fantastico, e se non fosse stata mia amica anche io ne sarei stata davvero gelosa. Nonostante frequentassimo lo stesso lido e affittassimo l'ombrellone entrambe in prima fila, da tutta la vita, non ci eravamo mai incontrate. Mai viste in 10 metri quadrati di spiaggia fino al 2015; i miei genitori decisero di portare mio cugino in vacanza con noi e, nonostante io fossi euforica all'idea e immaginassi la vacanza migliore di sempre, fu un delirio totale, tanto da trovarmi un pomeriggio ad urlargli contro per avermi accusato di aver barato a carte. Fu allora che notai due ragazzi girarsi verso di noi probabilmente disturbati dalle urla: una era Cate, ma io non la tenni minimamente in considerazione e accanto a lei, un ragazzo moro (con una faccia poco sveglia devo ammettere) che nell’innocenza dei miei 12 anni, mi era sembrato davvero carino. Era suo cugino, Harry, che avrei scoperto in seguito essere un MENOMATO di prima categoria. Ad ogni modo dopo quel pomeriggio avevo iniziato a spiare suo cugino di nascosto, senza mai curarmi della presenza della mia futura migliore amica.

Cate durante l'estate soggiorna in una grande villa storica che affaccia sulla National Avenue costruita dai suoi antenati nella seconda metà del 1800 (anche se lei non si ricorda mai la data precisa della sua costruzione). La villa venne edificata come residenza estiva della famiglia che quotidianamente viveva a Roma, ma dopo la morte del suo bisnonno era stata ereditata da suo nonno che decise di trasferirsi lì dove ebbe 10 figli, uno dei quali è Simon, il papà di Cate. Successivamente quasi tutti i figli hanno deciso di tornare a vivere in Italia, Cate compresa e ora vive in una delle più belle zone di Roma. Beata lei!

Dicevo, quella mattina stava andando tutto “come al solito” ma, c’era qualcosa di diverso: io non mi sentivo come al solito e provavo una sensazione di benessere, qualcosa impediva la mia collaborazione cervello-stomaco e sentivo di essere emozionata in vista di un qualcosa, ma non capivo cosa.

Mentre ci pensavo su intanto avevo iniziato ad avviarmi per andare a prendere Cate.

Noi abbiamo una tradizione mattutina: ci nascondiamo dietro la siepe di un vicoletto sotto un palazzo che si trova vicino al nostro lido, per avere tempo di parlare senza essere ascoltate e rendicontare i giorni precedenti per fare il punto della situazione. Io sono la sua spalla e lei è la mia, anche se passiamo insieme soli 3 mesi l'anno e viviamo a 429km di distanza, il nostro legame è rimasto sempre forte. Sarà perché siamo entrambe di Roma, saranno i ricci o il fatto che siamo tremendamente testarde e crediamo fermamente nell'amore, ma siamo sempre andate d'accordo, fin dal primo giorno che ci siamo conosciute nel 2016 quando una ragazza della sua comitiva aveva cercato di inserirmi nel loro gruppo, con scarsi risultati, facendomi conoscere Cate e tutta la sua numerosissima famiglia. Mi ricordo ancora il momento in cui ci presentammo: Beatriz mi portó da lei e ci stringemmo la mano, easy. Dopo un paio di partite a carte mi chiese se volevo accompagnarla a comprare un cremosito, che poi avrei scoperto essere una semplice crema al caffè, di cui lei andava matta e quindi accettai. Una volta tornate ci sedemmo ai tavoli dove lei inizió a mangiare e a quanto sembrava le piaceva proprio tanto quella roba. Ad ogni modo, ad un certo punto si girò verso di me dicendo

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