Subito dopo aver pronunciato quelle parole che hanno fatto gelare anche le particelle di polvere intorno a me riprende a camminare, e finalmente arriviamo all'uscita, i raggi di un autunno ormai alla porte ci fanno strada in quello che scopro non essere un parco, ma bensì una pista da corsa, usurata, vecchia, inutilizzata, ma che sembra la più grande e bella che abbia mai visto.
Rimango pietrificata dalla sua maestosità e mi riprendo soltanto quando noto che Damon riprende a camminare.
Arriviamo fino al centro, ora l'altezza di Damon non mi fa più effetto, è la pista ha rendermi insignificante, e sotto il suo sguardo,
beh avete presente quegli acari di polvere rimasti a terra congelati, ecco ora ho assunto la loro grandezza.
Lo vedo parecchio in difficoltà così prendo iniziativa, con molta fatica provo a guardarlo e a parlare
<<Perché siamo qui Damon?>>
Distoglie lo sguardo che girovagava attorno alla mia testa e mi guarda, ora c'è una scintilla nei suoi occhi,sembrano perle.
<<Siamo qui, perché è il posto dove ho passato più tempo negli anni, siamo qui perché è qui che ho visto per l'ultima volta mio nonno mentre mi incitava,siamo qui perché tu mi hai chiesto risposte, e ora io sto per dartele>>
Continua a girovagare con lo sguardo come per intrappolare piccoli ricordi che cercano di scappare, come per ricordarsi di un posto che non vede da tanto, o dove non tornerà mai più
<<e io sono qui per ascoltarti>>
Gli dico quasi sussurrandolo
<< vieni>> mi dice e mi prende la mano, passiamo nelle linee dove qui un tempo si allenavano e si performavano nuovi campioni.
Lui slega le nostre mani e si infila in tasca le sue,e poi inizia a parlare,
<<avevo a mala pena 8 anni quando sono venuto per la prima volta qui, era uno dei giorni più freddi dell'anno e mio nonno aveva insistito che uscissi con lui quel giorno, lui viveva qui, io vivevo qui, ogni giorno di inverno lo passavo su questa pista, per poi andarcene a bighellonare in giro per le strade di Orlando, credeva di avere il dovere di insegnarmi il più possibile, dato che un padre io non lo mai avuto, non lo nemmeno mai voluto, avevo lui e questo bastava. Mi ha insegnato lui a camminare, a correre ha vivere la vita come se fosse lei a doverci qualcosa in cambio e non noi, diceva sempre"non permettere mai agli altri di farti diventare cosa non vuoi essere"
all' inizio pensavo che lo dicesse quasi per ripararsi, magari nella sua testa pensava che farmi correre non mi piacesse, ma no lui aveva già visto abbastanza lungo da sapere che quella scintilla che mi scorreva negli occhi una volta che toccavo la pista con le punte dei piedi era speciale e che non l'avrei provata con altro.
Lui la sempre saputo, io l'avrei imparato.
Quando mia madre ebbe un grosso incarico per una scuola ci trasferimmo e dovetti dire addio a quelle giornata passate a correre su questa pista, non ho mai colpevolizzato mia madre per questo, come avrebbe potuto fare un ragazzino di appena 13 anni, io la capivo,sapevo che lo faceva per il nostro bene, ma mio nonno non lo capiva, non capiva il motivo di quel distacco improvviso, ero il suo pupillo, era ovvio che non lo capisse, quando vuoi bene a qualcuno sei triste se poi non lo vedrai più, allora io gli feci una promessa, mi sarei allenato tutti i giorni e avrei corso ogni giorno più veloce, così che al mio ritorno lui sarebbe stato contento di sapere che non mi ero dato per vinto, che quello che volevo lo ottenevo in un modo o nel altro, ma lui ci vedeva lungo ricordi ?-dice guardandomi facendo un sorriso malinconico-
E infatti quelli furono gli anni peggiori per me, non lo davo a vedere ma cercavo sempre di tornare a casa il più tardi possibile, e di stare fuori il più possibile, se unisci le due cose capirai che non ero mai a casa, ma mi allenavo tutti i giorni e questo bastava a tenere in vita la speranza che avevo, che un giorno sarei diventato anche più bravo di mio nonno e che lui sarebbe stato fiero di me e dei miei sforzi.
Ma tre anni sono lunghi, e più ti sforzi e più ti stanchi,desideravo tornare così tanto che quando lo facevamo per le feste non volevo più andarmene da qui,il motivo per il quale ci eravamo trasferiti era chiaro quando partimmo, ma mentre stavo la nel caos della città ,si stava annebbiando, tutto si stava annebbiando ed ero come un vaso pieno lanciato in aria che aspetta il suo schianto, mi serviva soltanto la mano che lo avrebbe gettato.
E infatti non tardò tanto ad arrivare colui che prese quel dannato vaso e lo getto per terra, Klindswod Ghilbert, il nuovo, migliore, compagno di letto di mia madre, non ti devo stare a dire che lui fu la goccia che fece traboccare il vaso e lo mando in frantumi.-la sua espressione cambia radicalmente ora i suoi occhi sono stracolmi di rabbia,e si guarda le punte delle scarpe mentre camminiamo-
E per giunta, era il mio professore di atletica al liceo, fu dura abituarmi alla nuova e scuola e non passò molto prima che diedi di matto, non per niente mi espelleró.
Ma non fu niente,in confronto a come si susseguirò le vicende dopo, mia madre decise di lasciare il suo fidanzato, dato che pure lei si era accorta di come mi trattava e la trattava, come feccia, come scarti della società.
A volte le persone ti fanno sentire come si sentono e a volte come sono. Ma mia madre non lo lasciò, pensai per codardia ma in realtà ora so il vero motivo, era in debito,gli servivano soldi e solo lui poteva far si che non ci sfrattassero,Dio quanto mi sono odiato per questo.
Fatto sta che una mattina mi vennero a chiamare e ritornai prima, mia madre aveva chiesto di farmi rientrare ,ancora oggi non so il motivo,feci il giro più lungo aspettai, sapevo che lui era in casa e non volevo vederlo, ma quando entrai non riconobbi la casa,c'erano fogli lanciati a terra,i mobili rovesciati e sangue , quello di mia madre.
Mia madre si era difesa ma lui era troppo forte, chiamai l'ambulanza ma era troppo tardi.
Di lui nessuna traccia, se ne era andato da verme come era arrivato.
Ritrovarono il suo pick-up nella radura che circondava la città e la gente inizio a dire che lo avessero divorato i lupi-inevitabilmente mi si riempiono gli occhi di lacrime, mentre lui ne parla come se la cosa non lo toccasse più -
Quando tornai mio nonno era felice di accogliermi a braccia aperte ma avevo perso una metà del mio cuore e ci volle un po' per riabituarmi alla routine , venni a a scuola qui, portai bei risultati delle gare a mio nonno, finché lo scorso inverno, anche l'ultimo brandello rimasto intatto dentro di me si spezzò , era un martedì avevo la gara per le selezioni autunnali ero fomentato, e mio nonno era più che contento di riavermi con lui, ma era più che ovvio che la sua età aumentava e non poteva sicuramente correre e allenarsi con me, come prima."Ti hanno portato via da me e ora non posso più fare nulla",
me lo ripeteva sempre quasi a giustificarsi, non c'era verso di dirgli il contrario.
In questo siamo uguali.
Se ne è andato lo scorso dicembre, lo stesso giorno di quella gara, mentre io correvo sulla pista,praticamente un anno fa, ma non passa giorno in cui non penso a quanto avrei potuto imparare da lui se solo fossimo rimasti, non mi compiango più, ma tutto il dolore doveva finire da qualche parte ,si sa che quando rimane quel briciolo di dolore poi tutto si tramuta in rabbia, e così fu, iniziai a saltare la scuola , a bere e fumare troppo a dormire male, e tutto questo si ritorceva sul mio fisico e sulle gare, ma ora il punteggio lo guardavo solo io, e non c'è nessuno a complimentarsi, e a volte sembra banale ma è dura farsi i complimenti se dentro non ti piaci.
Così inizia con altro, cose più pesanti giusto per provare qualcosa di più forte di una semplice scarica di adrenalina temporanea, volevo qualcosa che mi facesse sentire vivo, ma in realtà tutto quello che avrei voluto era qualcuno che mi urlasse di smetterla di incassare pugni e iniziare a contrattaccare, ora lo so.
Iniziai a provare droga più pesante, a partecipare a incontri di pugilato, al sabato c'erano le gare, cercavo in tutti i modi di rimanere vigile e guadagnare per mantenermi,ma il mondo sembrava regalarmi solo cose brutte,-guarda davanti a se e sembra tentato a chiudere la discussione ma poi continua-,poi conobbi Rebecca,ad una gara, lei era nel giro da più tempo di me, e non nego di averla sfruttata per questo, con lei ho scoperto di non essere più capace di amare,sono una persona buona ma quando mi ributtano sotto cambio,impazzisco ed è anche questo il motivo per cui non volevo che tu stessi con me,avevo paura, si insomma,di ferirti.
Ho smesso con gli incontri,e sto cercando di smettere pure con la merda in bustina che vendiamo alle feste,ho iniziato a gareggiare per i soldi,ma come capita a tutti,non riesco più a smettere,l'adrenalina che ti sale quando sei ad un passo dalla vittoria, quella..>>
<<Lo so>> le parole mi uscirono spontanee e mi maledì mentalmente
<<In che senso?>>la sua espressione era un misto tra curiosità e stranezza,
<<cioè non è che lo so, cioè.. si insomma, lo provata, L' esaltazione di cui parli, l'agitazione iniziale e poi quando tutto cambia prospettiva e ti ritrovi a vincere, e non puoi fare altro che gareggiare per quel briciolo di adrenalina che senti è che ti rimane dentro, come una droga>>
<<Ma come?, cioè tu.. quando?>>
<<Tanto tempo fa, ma non siamo qui per parlare di me>> dico visibilmente imbarazzata
<<ti ho ascoltato ed ora capisco meglio le sue insicurezze, e so cosa hai passato, sono contenta che tu ti sia aperto con me, veramente>> gli dico, di fretta per sviare un argomento che in pochi conoscono e che mi suscita sentimenti strani
<<Lo sai solo tu, I miei amici e beh i miei famigliari, o meglio lo sapevano>>
Gli vorrei raccontare quello che mi porto dietro, ma non sono forte come lui, nella mia vita i ricordi portano soltanto guai, non voglio ricadere nel baratro di qualche anno fa, e ho ancora paura di poterci finire
<<Inizia a fare freddo ritorniamo?, tuo fratello ci aspetta da un po'>> dice prendendomi la mano
Ecco un altro step, Sebastian.
Non voglio fare a gara a chi scegliere ed ora ho tutte le risposte alle mie domande, non voglio lasciare Damon, perché mi provoca sentimenti che non si possono descrivere ma Sebastian, lui beh è tutto quello che mi rimane.
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Blue darkness
ChickLit> gli dico fra i singhiozzi > > gli dico,per la prima volta guardandolo in preda a una crisi di pianto Mi abbraccia e io continuo a sfogarmi su di lui piangendo > Skarlet ha 17 anni e vive a Orlando insieme a sua nonna e suo fratello Sebastian Un i...