PRESENTAZIONI.

112 4 0
                                    

Mi sentii in dover di avvisare Marco della presenza di Leonardo.
"Sono in compagnia. Nulla di che ma, non vorrei mi facesse domande su come ti..."
Lui mi interruppe.
"Non importa, è davvero urgente e non c'è tempo."
Rispose.
"Ti apro."
Dissi, poi attaccai.
Tornai in salotto e schiacciai il bottone per aprire la porta condominiale.
"Hai visite?"
Chiese Leo.
"Tutto quello che vedrai o sentirai, è meglio per te che non vai a..."
La porta si aprì, e svelto, Marco la richiuse alle sue spalle.
Rimase fermo, e guardò perplesso il ragazzo seduto in cucina.
"Marco Mengoni? In casa tua?"
Chiese stupito.
"Leonardo, Marco, Marco lui è Leonardo."
Dissi veloce per saltare la parte delle presentazioni approfondite.
Dovevo sapere di Charlie.
Feci accomodare Marco accanto al mio posto, mentre Leo, era difronte.
"Devo andarmene?"
Disse, notando il cantante un po' scosso.
"Ho visto Charlie, fuori dal mio studio."
Dice, non curandosi della domanda che aveva appena posto Leonardo.
"Ti ha detto qualcosa?"
Chiesi con preoccupazione.
"No, non era lì per parlare, mi stava solo seguendo."
La mia paura diventò reale.
Spiava anche me?!
"Non devi restare da sola Summer, non so se..."
"Posso restare io per stanotte."
Intervenne Leo.
Mi voltai subito, per fulminarlo con gli occhi.
"Ma cosa dici!"
Esclamai.
"Ma chi è ?"
Chiese Marco, notando i cioccolatini sul tavolo.
Inspirai profondamente.
"È il mio ex ragazzo."
Entrambi rimasero in silenzio.
"Non è importante adesso."
Continuai.
"Rimango io, è solo una notte."
Vidi l'espressione di Marco, molto contrariata.
"Non è necessario, domani mattina andremo a fare colazione e parleremo di questo."
Ma lui abbassò lo sguardo quando parlai.
"Domani mattina ci vedremo, ma lui stasera rimane qua."
Non so per quale motivo, sentii il cuore gelarsi.
"Scherzi vero?"
Chiesi retoricamente.
Avrei voluto chiedergli di restare a Marco ma, non avevo il diritto di farlo.
"Dormirò sulla poltrona..."
Disse Leo.
"Sul divano!"
Risposi.
"Di cosa ti occupi?"
Chiese Marco, notando il suo abbigliamento elegante.
"Sono un avvocato."
Non lo sta per dire, non lo sta per dire.
"Ci farebbe comodo averlo in squadra, no?"
Mi alzai furiosa dalla sedia.
"Quindi ora siamo una squadra? No, no e ancora no."
Dissi a voce alta.
"Va oltre i problemi d'amore Summer, si tratta delle nostre vite."
Disse Marco per calmarmi.
Ma, stranamente quelle parole mi fecero alterare ancora di più.
"Quindi adesso non importa più cosa voglio io? È tutto un 'pensiamo a Charlie', 'vediamoci per parlare di Charlie', 'Charlie è la cosa più importante ora'?!"
Marco si alzò in piedi per ottenere più autorità, e io doverti alzare il mento per guardarlo negli occhi.
"Non si tratta di Charlie, si tratta della tua vita."
Incrociai le braccia.
"Siamo amici, solo per sopravvivenza allora!? Adesso Leonardo, sarà un membro del club!?"
Marco si avvicinò alla porta.
"Dove vai adesso? Stiamo parlando!"
Lo rimproverai.
"No, io sto parlando, mentre tu, stai urlando. Quando smetterai di fare la ragazzina, chiamami Summer."
Sentii il sangue ribollirmi.
"Disse il famoso cantante, domani sera hai un'altra intervista? Perché dovremmo pensare a Charlie, invece stai lì, a piangerti addosso per degli stupidi post su Facebook!"
Gli urlai contro.
Sentivo le gambe tremare e le orecchie scaldarsi.
"Domani dormi tranquilla, ci aggiorniamo poi."
Disse, annullando la colazione del giorno seguente.
"È colpa tua se sono in questo casino, e hai anche il coraggio di ..."
Lui mi interruppe avvicinandosi.
"Colpa mia? Nessuno ti ha detto di ficcare il naso nell'Onda. Ti avevo avvertita, e tu hai fatto di testa tua, come una bambina capricciosa, solo per essere promossa di grado."
Impuntai i piedi, e strinsi i pugni, volevo urlargli così tante cose, ma sentivo il labbro tremare e sapevo, che a poco, sarei crollata.
Non pensavo, quelle cose.
Non era sua la colpa... Ma, forse, sopportare quel peso di aver sbagliato, da sola, era troppo, dovevo scaricarne un po' su di lui.
Lo guardavo negli occhi, aspettava che io dicessi qualcosa, anzi, sperava, dicessi qualcosa, forse un 'l'ho fatto per te, non per essere promossa.'
Ma non dissi niente, non perchè volessi fargli credere di avere ragione, ma se solo avessi provato ad aprire bocca, avrei pianto.
"Perfetto, il fatto che tu non risponda dice molte cose."
Si girò di spalle, e sbattendo la porta se ne andò, lasciando in casa solo il gelo.
Leonardo non si azzardò a dire nulla, presi una coperta e un cuscino dalla  camera e glieli tirai sul divano.
Poi mi rinchiusi nella mia stanza.
Premetti la schiena contro la porta e lentamente mi accovacciai al suolo, nascosi il viso tra le mani, per poi piangere silenziosamente.
Non gli avevo nemmeno detto del caso di Evan...
Confesso che, ero molto preoccupata per lui, ormai era tutta questione di vita o di morte, nessuno di noi era al sicuro, se quelle fossero state le mie ultime parole per Marco, nemmeno da morta; me lo sarei perdonata. Ero felice, quando iniziava un altro giorno, perché significava che anche quella notte, ero sopravvissuta.

SARÒ IL TUO GUERRIERO. || MARCO MENGONI. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora