SEGRETI.

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Non sapevo ancora bene in cosa consistesse il mio piano, volevo solo distrarla da Marco.
Mi ci volle tutta la forza che avevo, per avvicinarmi a loro.
Avevo paura, avevo paura di essere uccisa, paura di perdere Marco.
Per essere quello che sono ora, ho studiato tanto, e ho dovuto superare prove di estremo stress psicologico, il mio unico obbiettivo era fare la cosa giusta.
Per quanto il corpo si agitasse per non farmi commettere una stupidaggine, dovevo continuare, avvicinarmi e fare quello che era giusto.
Non avevo tempo di combattere la mia paura adesso.
Alzai l'arma verso la ragazza.
"E tu chi sei?"
Chiesi per attirare la sua attenzione.
"Charlie chi cazzo è questa?"
Le avrei sparato volentieri un proiettile in faccia.
Adesso basta, sono stanca, non sono una bambolina, io posso difendermi.
"Razza di esaltata capricciosa."
Le dissi.
Io avevo la pistola, io ero nelle condizioni di trattare.
"Abbassa quell'inutile coltellino svizzero."
La mia voce era ferma, ma dentro, serei voluta crollare, sedermi e riprendere fiato.
"Summer, abbassa l'arma."
Dice Charlie.
Dovevo mantenere il controllo, se avessi mostrato solo per un attimo la paura, quella donna mi avrebbe uccisa.
"Non parlare razza di idiota! Mi hai detto una marea di cazzate. Aiutare gli altri? Tu hai fatto tutto questo solo per lui!"
Dissi guardando Marco.
"Quei ragazzi sono in macchina che sperano di non dover vedere morire nessuno, che aspettano di tornare a casa, e tu sei qui, con questa esaltata del cazzo a minacciarlo! Hai detto che facevi questo per aiutare chi ne aveva bisogno, pensavo di darti una speranza."
La ragazza iniziò a ridere.
"Pensi davvero di poter dirci cosa possiamo o non possiamo fare?"
Mi chiese.
Sentii la rabbia farmi uscire fumo dalle orecchie e dal naso.
Perché ha questa voce irritante?
Stavo perdendo le staffe.
"Chiudi quella fogna razza di gallina!"
Le urlai.
"Cerchiamo di mantenere la calma."
Disse Marco.
Davvero?! È il meglio che poteva dire?
Sapeva che non ero il tipo da riuscire a minacciare qualcuno.
"Tu stai zitto, o a quel bel faccino gli faccio tante belle decorazioni con questo."
Disse Ruby alzando il coltellino.
"Mettilo giù ho detto."
La mia arma continuava ad essere puntata contro la ragazza.
"Smettila di parlare."
Rispose lei.
D'accordo.
Cercai di ripetere la lezione del primo anno in Accademia in testa e poi, agii. Qualcosa avevo imparato per difendermi.
Dannazione avrei dovuto dar retta a Rey.
Le presi il polso e abbassi il braccio, mentre con l'altra mano, dove stringevo la pistola, le tirai l'impugnatura dell'arma in faccia.
Il mio lavoro consiste nell'aiutare le persone e lo avrei fatto. Ad ogni costo.
Mentre lei si premeva il naso con la mano, le tolsi il coltellino e le misi un braccio intorno al collo, puntandole la pistola contro la tempia destra.
"Charlie. Basta."
Dissi.
"Che cazzo fai?"
Disse la ragazza spaventata.
"Forse ti ho sottovalutata Summer."
Rispose Charlie con un tono calmo.
"Summer, lasciala."
Cercò di convincermi Marco.
"Tu non parlare. So quello che faccio."
Non lo sapevo affatto.
Ero già nei guai, se avessi ascoltato lui sarei morta probabilmente.
"Hai tanto da perdere, Summer, non ti conviene."
Disse Charlie.
"Anche tu."
Lui sorrise.
"Levati quel ghigno dalla faccia."
Ero disposta a sopportare tutto, azioni illegali per aiutare chi ne aveva bisogno.
Ma non questo.
"Non permetterò che Ruby faccia del male a qualcuno, voglio solo tirare fuori mio fratello."
Rispose lui.
"Avevi detto che sarebbe stato fuori dai miei affari."
Proseguì.
"No, ti ho detto che non potevo decidere io per lui. Avevamo un patto Charlie."
Lui fece spallucce.
I miei occhi iniziavano a riempirsi di lacrime, dovevo stare calma. Non volevo rovinare tutto. Se lui è qui significa che doveva incastrare Charlie, e forse sarebbe riuscito ad arrestarlo se non ci fossi stata io.
Ma più lo guardavo, e più i 'perchè' crescevano dentro di me.
Perché è qui e non su un palco.
Osservavo i suoi occhi e capii che, non avrei permesso a nessuno, di fargli del male.
"Abbassa la pistola."
Disse Marco quasi sotto voce.
Esitai. E mi costò molto caro.
Allentai la presa al collo della ragazza.
Ruby mi tirò una gomitata nello stomaco che mi costrinse a piegarmi.
Avevo bisogno di respirare profondamente ma, era come se fossi bloccata, così iniziai a tossire.
Lei riprese il coltellino, e facendo rincorsa col braccio, lo mirò verso il petto di Marco.
Non avevo tempo di pensare.
Non avevo tempo di riflettere, Marco probabilmente sapeva come difendersi, o forse era distratto e lo avrebbe preso, si sarebbe ferito?
Era il momento di agire.
Chiusi gli occhi, e costrinsi il mio dito a sparare.
Ci misi qualche secondo per riaprili, non avevo mirato a nessuno, e la paura di aver colpito uno di loro fece breccia dentro di me.

SARÒ IL TUO GUERRIERO. || MARCO MENGONI. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora