STALKER

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Mi sdraiai nel letto ma non spensi la luce, l'avrei lasciata accesa tutta la notte.
Avevo paura a chiudere gli occhi, ma la noia e la stanchezza mi costrinsero a dormire.

[...]

Mi svegliai di soprassalto, un rumore mi aveva infastidita.
Non capii bene che tipo di rumore fosse, ma sicuramente era stato quello a svegliarmi.
La luce era spenta.
'Io l'avevo lasciata accesa.'
Avevo paura a mettere la mano fuori dalle coperte per premere l'interruttore, qualcuno mi stava osservando, lo sentivo. Lo sentivo fino alle ossa.
"Chiunque tu sia, ti conviene smetterla."
Dissi ad alta voce, per farmi sentire.
"So come difendermi."
Non sentii nessuna risposta.
Guardai l'ora sulla sveglia sopra il comodino.
03:25.
"Lasciami dormire, esci da qui!"
Gli ordinai.
Niente. Non si sentiva assolutamente niente.
Forse l'ho spenta e non mi ricordo? Magari mentre ero in dormi veglia ho premuto l'interruttore, e quel rumore era solo frutto della mia fantasia.
Ma appena cercai di convincermi fosse così, sentii il gatto miagolare, seguito da uno "Sshh".
Un brivido mi passó per tutta la schiena. Sentii che proveniva dritto avanti a me, e iniziai ad immaginarlo in piedi alla porta della camera.
"Ti ho sentito, vai fuori di qua."
Subito dopo sentii dei passi allontanarsi e infine la porta aprirsi e chiudersi.
Presa dal panico, per assicurarmi che era effettivamente andato via, accesi la luce.
Il cuore batteva a mille.
Presi coraggio e mi alzai dal letto per controllare in giro.
Aprii gli armadi e controllai addirittura dietro le porte della casa.
Avevo chiuso a chiave l'entrata, ma ora era aperta.
Quando mi avvicinai per mettere la catenella alla porta, sentii una macchina accendersi e allontanarsi.
Sarei potuta correre alla finestra per guardare la targa e denunciarlo ma, ero troppo spaventata, così mi ributtai sotto le coperte per sentirmi al sicuro.
Come diamine ha fatto ad entrare?
D'istinto cercai il mio telefono, ma subito dopo ricordai di averlo rotto.
Cercai nel cassetto del comodino, il vecchio cellulare di lavoro, e appena trovato inserii la sim.
'Perfetto Summer, ora non agitarti.'
Pensai a chi potessi chiamare a quell'ora, ma, senza prendermi in giro, fingendo di voler chiamare Evan, digitai il numero di Marco.
Rispose dopo qualche secondo ti attesa.

"Summer, ma lo sai che ore sono?"
Chiede con la voce ancora piena di sonno.
"Ti ho svegliato?"
Mi preoccupo io.
"Certo che mi hai svegliato, che c'è?"
Aveva un tono abbastanza irritato.
"Posso spiegarti perché ti ho chiamato dicendoti che era una cosa urgente?"
Chiesi.
"Se proprio devi."
Presi un grande respiro per concentrare tutta la mia pazienza, o avrei riagganciato.
"Qualcuno è entrato in casa mia, e stanotte mi stava fissando mentre dormivo."
Confessai.
Marco non rispose.
"Ci sei? Ti sei addormentato?"
Chiesi.
Nessuna risposta.
"Sto salendo in macchina, stai al telefono con me fin che non arrivo."
Mi dice preoccupato.
Marco stava venendo da me, allora ci tiene!
'Certo Summer, sei proprio una sciocca.'
Mi rimprovero.

Dopo qualche minuto finalmente arriva.
"Chiudi a chiave e lasciala inserita nella serratura."
Mi dice appena si chiude la porta alle spalle.
Così faccio, ed eseguo gli ordini.
"Mi ha lasciato questo biglietto."
Gli dico porgendolo verso di lui.
"Un biglietto romantico, e abbastanza inquietante."
Annuisco per dargli ragione.
"Mi hai chiamato pensando fossi io?"
Chiede.
"Tu che mi scrivi biglietti d'amore? No, figurati."
Capii solo dopo di aver usato un tono troppo arrogante, non volevo sminuirlo ma, eravamo in una situazione complicata, non avrei mai sospettato di lui.
"Mi dispiace Summer, avrei dovuto darti retta quando mi avevi chiamato la prima volta."
Faccio spallucce.
"Non preoccuparti, ora sei qui."
Gli faccio notare.
"No, sarebbe potuto succederti qualco-"
Lo guardo sospettosa e lui lascia la frase a metà.
"Eri in missione, quella prima di tutto giusto?"
Dissi riprendendo le sue parole.
"Giusto."
Risponde lui quasi sotto voce.
Decide di fermarsi a dormire, ovviamente sul divano, non ci pensava minimamente a stare nel letto con me.
"Buona notte."
"Notte Summer."
Ci urlammo da una stanza all altra.
Ora sono molto più tranquilla, forse riuscirò a dormire bene stanotte.

[...]

"Non lasciarmi andare ti prego."
Lei mi guardava con gli occhi lucidi, mentre io premevo forte sulla sua ferita.
"Non posso trattenerti qui, devi lasciarti andare, è arrivato il momento Samanta."
Lei iniziò a piangere disperata, mentre una riga di sangue le usciva dalla bocca.
"No Summer, non puoi abbandonarmi, non te lo perdoneresti mai."
Dice, mentre cercava di non finire tutta l'aria che aveva.
"Così stai solo peggio! Smettila di lottare."
I suoi occhi si fissarono suoi miei, e sentii l'ultimo respiro uscire. Mentre la stringevo tra le braccia diventò pesante, e la testa le cadde all'indietro.
"Samanta!?"
La chiamai.
Lei non reagiva. Ormai non c'era più.
Mi fissava, priva di vita.
"Mi dispiace..."
Dissi prima di svegliarmi di colpo.

Sentii un urlo uscirmi dalla bocca, le mie guance erano piene di lacrime.
Appena riaprii gli occhi trovai Marco accanto a me, sdraiato nel letto.
"Pensavo di essermi svegliata."
Dissi.
"Infatti sei sveglia adesso."
Risponde lui.
"Mi sono messo qui perché stavi piangendo, mentre chiamavi Samanta..."
Ricordai il sogno, quell'incubo che ormai mi perseguitava ogni notte.
"Tranquillo sto bene."
Era buio, facevo fatica a vederlo, ma sentivo perfettamente il suo profumo.
Era sdraiato di lato, e mi guardava mentre io ero a pancia in su.
Lui non mi rispose, così io mi girai dandogli le spalle. Era già difficile dormire, con lui vicino era impossibile, nonostante il sonno fosse insistente.

SARÒ IL TUO GUERRIERO. || MARCO MENGONI. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora