L'albergo

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I presunti mafiosi ci portarono per boschi nel paesino di cui non mi dimenticherò mai il nome: Palumbosila. Ci hanno portato in un albergo (uno di loro era il proprietario) che avremmo dovuto cominciare a pulire prima che iniziasse la stagione.
L'altro tipo invece disse che a lui serve una sola persona, per pulire la sua casa. Mi offrì io, ero curiosa di vedere qualche altro posto, tutto qui. Fu una saggia scelta però. Beh per alcuni aspetti.
Quindi ci salutammo e andammo a dormire in una stanza, tutti e tre in un letto. La coppia Anna e Non-Mi-Ricordo ebbero un'altra stanza tutta per loro.
La mattina dopo, appena svegli, scendemmo tutti giù. Ci hanno offerto un caffè, che però ci sembrò strano, cosi piccolino, cosi rifiutammo ringraziando sicuri che dopo ci avrebbero proposto qualche altra cosa.
Eravamo abituati ai sani pasti mattutini, tipo tre panini con il prosciutto o la zuppa di fagioli, quel caffè ci sembrava una scelta davvero bizzarra.
Il tipo numero 2 passò a prendermi...cosi io andai a casa sua e tutti i miei amici si sono buttati nel settore alberghiero.
La casa dove sono andata mi piacque tantissimo. Era molto particolare, tutta di pietra, con un bel caminetto in mezzo al salone, dove stavamo principalmente.
Nel frattempo in casa c'erano altri uomini, stavano facendo dei lavori nelle altre stanze.
E quindi cominciai il mio lavoro. Che consisteva soprattutto nello stare seduti e parlare con il tipo...o meglio, cercare di fare un dialogo con un dizionario italiano-polacco che stranamente il tipo possedeva.
Mi piaceva imparare, mi scrivevo le parole che pensavo potessero servirmi.
La cosa bella era che all'ora di pranzo....c'era il pranzo. Li per li non mi sembrava niente di eccezionale ma quando il primo giorno tornai dagli altri nell'albergo, scoprì di essere stata fortunata. A loro non diedero da mangiare, forse tutto sommato sembravano di stare bene e di non aver bisogno, chissà.
Allora l'unica cosa che ci venne in mente era andare in cucina e commettere dei piccoli furti. Giusto per sopravvivere.
Erano piccoli anche perché la cucina non era ancora in funzione, ci si trovava ben poco. Quindi prendevamo tutto quello che poteva riempirci lo stomaco, anche lo champagne.

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