Nuovo appartamento

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Cosi ci portarono li. In mezzo al traffico e caos, tutto ci sembrava surreale. Ci fecero vedere il posto dove avremmo lavorato, ci presentarono il capo e ci portarono di fronte, in un appartamento, sempre di proprietà del capo. Dovevamo dormire li, meno male i letti c'erano, a parte questo solo i muri. Tre stanze, un bagno, e una cucina. O meglio, quello che un giorno doveva diventare. Era rigorosamente vuota, come il resto del appartamento. Un giorno il capo l'avrebbe arredata, almeno cosi ci disse. Poi penso semplicemente se lo dimenticò.
L'unica traccia di una presenza umana in quel appartamento erano i vestiti di Marcella, una che abitava già li e che lavorava nel bar, sparsi per tutto il bagno. A parte nella sua stanza, l'unica con dei mobili.
Dormivamo insieme in una stanza, con tre lettini singoli. Ce li siamo messi vicini vicini,.sperando cosi di prendere un po' di calore. Avevamo un freddo incredibile ogni notte, anche se ci coprivamo con tutto quello che avevamo. Il clima era molto diverso dal nostro, c'era molta più umidità e noi la percepivamo tutta. Altra parola che imparammo in fretta era "stufa". La chiedevamo ogni mattina, appena arrivate al bar "Bruno, stufa" (cosi si chiamava il capo) e Bruno puntualmente rispondeva "uh è vero, la stufa" ed era il nostro saluto mattutino per un bel po'.
Quando finalmente ce la prese, dormimmo felici...ma la mattina dopo la stufa fece un rumore e si bruciò, finendo la sua carriera.
Non arrivò mai un'altra, anche se continuavamo a chiederla, forse tutto sommato erano troppe spese.
Beh devo dire che nelle stanza c'era anche la tv, la accendevamo di mattina mettendo dei programmi di musica, che almeno non dovevamo capire e che ci aiutavano a svegliarci. Bruno ci promise che avrebbe arredato anche la nostra stanza, ma anche questo non successe mai.

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