Finalmente a Napoli

3 0 0
                                    

Cosi finalmente eravamo sul treno. Lontane da quei due scemi della stazione, dai altri due della casetta e dagli altri tre a Palumbosila.
Cominciammo a cercare un posto. Ci si avvicinò subito il controllore, tutto sorridente...che ci spiegò che noi abbiamo il biglietto di seconda classe, ma il vagone della prima è libero quindi potevamo accomadarci li. Ci colpí la sua gentilezza, l'avremmo compresa meglio più tardi.
Il treno viaggiava per un bel pò di tempo. Poi si fermò e restò cosi per altrettanto. Dopodiché cominciò ad andare indietro. Ci siamo spaventate. Un pò che ci avrebbe riportato indietro. E un pò perché non sapevamo che stesse succedendo. Ma evidentemente era la sua strada da fare, o in Calabria la terra ha una forma diversa...perché dopo qualche tempo il ritornò sulla sua rotta.
Sollevate provammo a dormire. Messe una vicina all'altra, sotto degli asciugamani trovati nelle valigie, comunque avevamo freddissimo. Un problema percepito non solo da noi.
All'improvviso la porta si aprí ed entrò il "gentile" controllore. Sempre sorridente disse che faceva freddo, noi annuimmo. Allora lui fece affacciare uno, dicendo che voleva dormire con noi. Cosi avremmo avuto più caldo.
Ora non dico che eravamo delle cesse. Ma nemmeno Miss Polonia. Non credo che colpivamo sti uomini per la nostra grazia e bellezza. Credo che sembravamo quello che in realtà eravamo: delle giovani, sole ed ingenue straniere. E questo bastava a tutti quei stronzi di provarci.
Questa volta mettemmo da parte l'educazione e tutte incazzate rispondemmo solo "no" rimettendoci a dormire.
La cosa buona di tutti quei bastardi era che comunque nessuno di loro è stato violento...fú la nostra fortuna, perché chiunque poteva farci o portarci cosa e dove gli pareva, nessuno l'avrebbe saputo. Non sapevamo nemmeno dove eravamo e non lo sapeva nessuno.
Arrivammo a Napoli la mattina prestissimo. Non c'era Eva però, che sarebbe dovuta venirci a prendere. Trovato un telefono pubblico e comprata una scheda, ancora dai soldi del buon Costanzo, cominciammo a chiamarla.
Ma o non rispondeva nessuno, o qualcuno che non era lei e non voleva passarcela.
Le ore passavano e noi eravamo sempre più disperate.

Dalla Polonia con furgoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora