II-Nathan.
Nudo, da solo, in un'altra stanza bianca, più piccola della precedente. Una sola porta, una sola grande finestra. Il vetro lasciava intravedere Finn, uno degli angeli più forti dell'armata di Michele. Dietro di lui, tre angeli completamente identici -sia nell'aspetto fisico, che nel modo di vestire- lo osservavano con serietà. Ma a lui non importava: non doveva vergognarsi del proprio corpo, una delle cose più belle e perfette che il Padre potesse donare.
"Ciò che devi ritenere più importante è la bontà, la giustizia" aveva detto suo padre, quella mattina, mentre le ancelle gli allacciavano alla vita la corda dorata.
Nathan era stato prescelto per portare quello stesso messaggio agli esseri umani, che fin troppo spesso cedevano alle tentazioni dei Demoni. Era un onore, qualcosa che avrebbe scolpito il suo nome nella storia degli angeli.
Una strana sensazione, però, lo turbava. Era tutto cominciato quando aveva notato tra la folla che aveva acclamato lui e i suoi compagni quella ragazza scarna e pallida, dai capelli arruffati.
Nathan non sapeva esattamente cosa gli fosse passato per la mente in quel momento. Quello che aveva provato, quando erano passati davanti agli altri angeli, non era certo compassione. Lui, per la prima volta in vita sua, aveva mentito. E un angelo non doveva mai mentire. Solo che qualcosa in quel momento sembrava volerlo spingere ad urlare e a scappare via, a strapparsi tutti i capelli che aveva in testa.
Brividi freddi gli avevano percorso il corpo, come se gli avessero gettato una secchiata d'acqua ghiacciata.
Era un sentimento strano...era..
<< Nathan, sei pronto? >> la voce di Finn gli arrivò alle orecchie, interrompendo i suoi pensieri. Alzò lo sguardo, incrociando quello serio dell'angelo adulto.
..era paura.
Il test, Nathan, concentrati sul test.
<< Sì >> rispose con tono deciso il giovane. Finn annuì e premette un pulsante, posto alla base del pannello di controllo che Nathan riusciva ad intravedere per metà: quasi nello stesso momento, la stanza cominciò a farsi più calda. La temperatura salì velocemente e Nathan sentì le prime gocce di sudore scivolargli lungo la fronte. Il suo respiro si fece pesante, affannoso. Non era abituato ad un caldo del genere. Cercò di darsi un contegno: era pur sempre di fronte ad angeli importanti; angeli che un giorno lo avrebbero servito, ma pur sempre angeli potenti, che in quel momento erano lì per giudicarlo. Uno strano sibilio gli arrivò alle orecchie. Attento, voltò la testa; e fu allora che vide la bestia, che cominciava a strisciare verso di lui.
†
Il dolore al tallone era allucinante, tanto da non permettergli di poggiare il piede per terra.
<< Tutto ok, Nathan? >> domandò Finn, porgendogli una tunica. Nathan lo ringraziò con un cenno del capo e la infilò velocemente: << Sto bene, guarirà in poco tempo >>. L'angelo dal naso a forma di becco sorrise, dandogli una pacca sulla spalla: << Ovviamente. Ottimo lavoro, Nathan >>
<< Grazie, Finn >>.
Il giovane rivolse un breve inchino agli altri tre presenti e si diresse verso un'altra porta, zoppicando.
Poggiandosi sul piede sano, afferrò la maniglia e la girò. Una nuova stanza bianca gli apparve davanti, sulle cui pareti erano posti decine e decine di letti, in cui avrebbero dovuto riposare gli angeli. Sul fondo riuscì ad intravedere una tendina dorata, abbastanza grande da coprire sette letti.
"Dovrebbero lasciarli all'Inferno, scarti del genere".
Si avvicinò a questa e la scostò delicatamente: << Ehilà, guarda chi si vede! >> esclamò Elia, agitando una mano. Era adagiato su un morbido letto dalle lenzuola e dai cuscini bianchi: << Com'è piccolo il mondo! Sul serio, non avrei mai potuto immaginare di trovarti qui! Non è vero, Bettina? >> continuò, ridacchiando e voltando la testa verso la ragazza stesa sul letto di fianco al suo. I capelli rossi di Elisabetta striavano il cuscino di rosso scuro: << Elisabetta, Elia. Mi chiamo Elisabetta >>.
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Helen†- Anche il Diavolo, una volta, era un angelo.
ParanormalHelen, non ha mai conosciuto i suoi genitori. Ha sempre vissuto in un orfanotrofio, ma non un orfanotrofio qualsiasi. Helen, infatti, vive in Paradiso: è un angelo. O almeno credeva di esserlo. Quando arriva il giorno del suo diciassettesimo complea...