XVI-Helen.

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XVI- Helen.


Helen affondò la forchetta nella propria bistecca, tagliandone un pezzo sottile con il coltello. La lama recise la carne morbida, facendone fuoriuscire un delizioso sugo rossastro. Aiden, alla sua sinistra, gustava la stessa prelibatezza, ma con molta più voracità, mentre rivoli di unto gli scivolavano ai lati della bocca.

<< Non mangi nulla? >> le chiese Leila, seduta davanti a lei. Helen sollevò lo sguardo dal piatto, incrociando gli occhi della ragazza che teneva un gomito poggiato sul tavolo, con la testa abbandonata sulla mano. Doveva aver finito di mangiare da un bel pezzo, ormai.

<< Non mi piace molto la carne >> mormorò, punzecchiando con la punta del coltello un pezzetto di quello che doveva essere vitello. Lo sguardo pallido di Leila, in netto contrasto con la pelle olivastra, sembrò percorrere ogni centimetro del volto di Helen, mettendola non poco in soggezione: << La carne, eh? Che c'è, non ti va di uccidere e mangiare i tuoi amichetti della foresta? >> disse, con tono cinico e lievemente canzonatorio. Helen abbassò lo sguardo nuovamente sulla pietanza, spostando di poco il piatto con una mano.

<< Non è solo questo >> rispose, abbandonando l'idea di cenare quella sera. Leila si passò un pollice sul labbro inferiore, poggiando la schiena contro lo schienale della sedia, accavallando le gambe in modo tale da portare la caviglia sul ginocchio. Rimase così, in silenzio, ad osservarla. Helen si sentiva così sotto pressione che prese a giocherellare con il tovagliolo di stoffa che si era poggiato in grembo, per evitare di sporcare l'abito, torcendolo con forza fino a farsi sbiancare le nocche delle mani.

Il resto dei presenti a tavola erano tutti impegnati in conversazioni interessanti o comunque avevano la bocca troppo piena per parlare. La stessa Raven sembrava ignorarla, anche se molto spesso le lanciava perfide occhiate che la giovane non si cimentava a ricambiare, preferendo non urtare l'altra: si era già creato fin troppo scalpore non appena era arrivata all'Inferno. Helen gettò uno sguardo davanti a lei: Leila aveva smesso di fissarla e ora stava urlando ad uno dei camerieri presenti nella sala di passarle una zuppiera sul fondo della tavola.

Nonostante ciò, la giovane sentiva comunque un paio d'occhi chiari puntati sulla propria nuca: si rivelarono essere quelli di Victor.

Il giovane quella sera era da solo, anche se riceveva fin troppe attenzioni dall'accompagnatrice di Leila. La somiglianza con il padre era davvero notevole e se Lucifero non avesse avuto i lineamenti più marcati, più adulti, ed un colore di capelli pari ad un biondo molto chiaro rispetto al bianco di Victor, avrebbe giurato che i due, invece di essere genitore e figlio, non fossero altro che fratelli. Victor allungò una mano verso il cesto che aveva davanti, tirandone fuori delle ciliegie. Ne addentò una: il succo rosato del frutto gli colò sulle labbra, come sangue, colorando le sue pallide labbra. Helen osservò quello spettacolo meravigliata: era bellissimo.

I suoi pensieri vennero interrotti da Leila, che le schiaffò sul tavolo una ciotola piena di patate ed olive aromatizzate al peperoncino: << Mangia >> si limitò a dire quella, tornando poi al suo posto. Helen rimase per un po' senza parole, puntando le pupille prima sul piatto, poi su Leila, che aveva ripreso la posizione di prima, intenta a masticare una buona porzione di tacchino ripieno che si era lasciata servire da una domestica poco prima. Quel gesto così gentile la lasciò davvero molto sorpresa: la prima impressione che aveva avuto di Leila non era stata esattamente molto positiva, e ancora adesso la vedeva come una persona scorbutica, attaccabrighe e perennemente nervosa. Accennò un sorriso, guardandola mentre la figlia dell'Anticristo alzò gli occhi su di lei, corrugando la fronte: << Allora? Che c'è, non hai voglia manco di verdure? Di cosa ti nutri, aria? >> sbottò velenosamente.

Helen†- Anche il Diavolo, una volta, era un angelo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora