Il trolley viaggia spedito sull'asfalto.
Dopo aver trovato un'offerta di volo che potesse permettermi di portare una validità 85x131.5 cm, la sono andata a comprare, sotto richiesta dei miei genitori, nonostante manchino ancora tre giorni.
<<Pronta?>> Mi chiede Noah salendo al posto del passeggero.
<<Bah, Oxford è lontana, 12 ore di viaggio mi mettono angoscia, non tanto per il volo quanto per la noia e la scomodità che mi aspetta.>> Rispondo mettendo in moto.
Partirò dopodomani ed ancora devo fare le valigie. Io e mio fratello non abbiamo più aperto il ''discorso Shawn''. Due giorni fa è entrato in camera mia con un mazzo di fiori ed una pizza per chiedermi scusa, anche se ha confermato che continua a non andargli va bene il fatto di me e Shawn insieme.
<<Beh almeno tu al college ci vai.>>
<<E tu hai una lavoro stabile nonostante non ti sia laureato. In tanti vorrebbero essere al tuo posto.>>
<<Lo so, non mi pento di nulla, sono solo felice del fatto che quando la gente vedrà lo sviluppo della tua carriera non ti guarderà come guardano me.>>
<<E come ti guardano?>>
<<Come se fossi un mulo.>>
<<Forse lo seri.>> Rido pizzicando il lobo dell'orecchio.
<<Guarda la strada scema.>> Dice lui accarezzandosi il punto, ormai arrossato.
<<Hai sempre avuto le orecchie sensibili.>> Dico guidando.
<<Già.>>
<<Ricordo che quando ti feci il buco all'orecchio per la prima volta, ti venne l'infezione subito dopo.>>
<<Mi faceva malissimo.>> Dice lui.
<<Te lo sei dovuto togliere e quando ti guarí era ormai chiuso, così per consolarti mamma ti ha comprato un gelato e tu lo hai fatto cadere a terra.>>
<<Sì me lo ricordo. Ci ero rimasto malissimo. E poi era il mio gusto preferito che era anche finito tra l'altro.>
<<Sì, pistacchio e nocciola.>> Dico io.
<<Il tuo è: doppio strato di panna, con cioccolato e caffè.>>
<<Come lo sai?>> Chiedo. Non sapevo sapesse una cosa così senza valore, che non notava nessuno.
<<Sei mia sorella.>> Risponde semplicemente.
Sorrido e lo guardo. <<Ti voglio bene scemo.>>
<<Anche io.>>
Arriviamo al semaforo, che maledettamente è rosso. Lo odio. Non tanto per il fatto che debba aspettare quanto per il fatto che, dopo che ci diciamo queste cose sdolcinate, io e Noah rimaniamo in silenzio, strozzati dall'imbarazzo di quell'affetto che facciamo raramente vedere all'altro.
Quando il rosso diventa verde e riprendo a guidare lui mi chiama continuando a guardare di fuori.
<<Ehi.>> Dice.
<<Dimmi.>>
<<Mi mancherai.>>
Quando arriviamo a casa chiedo a Noah di prendermi la valigia mentre io mi dirigo ad aprire la porta, ma lui mi da palo e mi lascia a litigare con quell'armadio portatile da sola.
<<Sei davvero uno stronzo.>>
<<Tanto tu mi vuoi bene.>> dice.
<<Se mi prendi il trolley sì.>>
<<Non te lo prendo.>>
<<Stronzo.>>
Porto il trolley ingombrante di fronte alla porta di casa e Noah la apre.
<<Cos'è tutto questo buio? Dove sono mamma e papà.>>
<<Qui.>>
<<Ma se è buio, ma sei scemo?>>
A quel punto la luce si accende e di fronte a me vedo festoni colorati, un tavolo con cibo e bevande e tante, troppe persone intorno a me che urlano ''congratulazioni!''
Sono sicura del fatto di essere rimasta a bocca aperta e che mio fratello e i miei genitori abbiamo organizzato tutto questo alle mie spalle già dal giorno della lettera di ammissione.
<<Oh Dio...>> sussurro. I miei genitori mi vengono in contro e mi abbracciano.
<<Abbiamo organizzato una piccola festicciola di addio.>> dice mia madre.
<<Così saresti stata in grado di salutare tutti quanti prima della partenza.>>
Poco a poco saluto e ringrazio tutti fino a che non arrivo a Shawn.
<<Ci sei anche tu...>>
<<Non potevo mancare.>>
<<Sono contenta che sei venuto.>>
<<Volevo... parlarti.>>
<<Va bene. Dopo possiamo andare di fuori.>>
<<Tranquilla.>>
<<Poso abbracciarti?>>
<<Mi accontento.>> sorride lui. Sorride. Cristo ogni volta che vedo quel sorriso mi verrebbe voglia di baciarlo all'infinito.
Quando saluto tutti prendo una pizzetta e con la scusa della sigaretta vado di fuori. Prima di uscire in giardino guardo Shawn che capisce subito e mi raggiunge poco dopo.
<<Dimmi.>> sorrido accendendo la sigaretta.
<<Ho parlato con tuo fratello ieri.>>
<<Anche io. Qualche giorno fa.>>
<<Perché non me l'hai detto?>>
<<Non ha detto proprio delle cose carine, volevo risparmiarti la delusione.>>
<<Ah, beh allora penso ci abbia detto le stesse cose.>>
<<Potrebbe...>>
<<E tu... che vorresti fare?>>
<<Non lo so. Tu cosa faresti?>>
<<Non posso starti lontano Arya. Proprio non posso.>>
<<Neanche io. Ma non posso rinunciare ad Oxford.>>
<<No, no non ti avrei mai chiesto una cosa del genere.>>
<<Hm..>> mormoro.
<<Potrei... venire con te.>>
<<C-che?>>
<<Mi trasferirei con la scusa di un lavoro. Il prossimo anno mi laureo e non appena la prendo vengo ad Oxford.>>
<<Non puoi lasciare Noah da solo. Sei l'unico amico vero che ha. Ha bisogno di te.>>
<<Starei con lui ancora per un anno comunque.>>
<<Sì ma se te ne vai ci starà malissimo.>>
<<Non siamo più ragazzini Arya. Siamo adulti, bisogna crescere.>>
<<E' cambiato così tanto quando te ne sei andato anni fa. Non voglio che succeda ancora.>>
<<Era un adolescente ai tempi, adesso è grande, grosso e vaccinato. Sono consapevole di essere il suo pilastro portante, il suo migliore amico, ma siamo uomini.>>
<<Queste cose a lui gliele hai dette?>> chiedo.
<<Sì.>> sento dire. Ma non è stato Shawn a parlare. Mi volto e vedo Noah dietro di noi.
<<E-ehi...>> lo saluto.
<<Ehi...>> sussurra lui. <<Posso?> chiede avvicinandosi.
<<Sì, sì vieni.>> dico buttando la cicca della sigaretta. <<Stavamo...>>
<<So di cosa stavate parlando, per questo sono venuto. Volevo partecipare alla conversazione.>>
<<Quindi...>> mormora Shawn.
<<Ci ho pensato ragazzi e avete ragione. Non sono più un ragazzino, come ha detto Shawn, e penso troppo a me stesso, come dice Arya. Purtroppo il mio unico sbaglio è stato quello di affezionarmi troppo a questo deficiente.>> dice picchiando le nocche delle mani sulla spalla di Shawn ridendo. <<Vi voglio bene e voglio davvero che siate felici. E se vi rendete felici a vicenda io non sono nessuno per impedirvi di stare insieme.>>
<<Perché hai cambiato opinione così velocemente?>> chiedo.
<<Shawn mi ha accennato la sua idea di trasferirsi e da lì ho capito che per lui sei davvero importante e i suoi sentimenti per te sono molto forti. D'altronde per lui lasciare il Canada non fu semplice e se è pronto a farlo di nuovo per seguirti... beh allora vuol dire che ci tiene davvero.>>
Non posso fare a meno di sorridere mentre abbasso la testa.
<<Solo... fate le cose con calma.>> dice Noah. <<Non voglio che mandate tutto a puttane per delle stronzate.>> Noi ridiamo e annuiamo. <<Vi voglio bene ragazzi.>>
Io sorrido e lo abbraccio.
<<Mi mancherai un sacco.>> sussurro al suo orecchio baciandogli la guancia. Quando mi stacco da lui, Shawn gli va incontro e si scambiano una stretta amichevole e due pacche sulla schiena.
<<Trattamela bene altrimenti ti taglio lo scroto.>>
<<Ehm okay.>> ride Shawn.
<<Sono serio.>> dice Noah.
<<S-sì amico, lo so. Stai tranquillo.>>
<<Mi fido di te pezzo di merda dice lui sorridendo.>>
<<Sono contento, rompi coglioni.>> continua Shawn.
<<Vi sto amando in questo momento.>> mi intrometto io dopo essermi goduta la scena.
Si è sistemato tutto. Adesso tocca vedere se la fortuna è dalla nostra parte.
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L'errore più bello
FanfictionArya Brown ha sempre odiato Shawn Mendes. I suoi occhi da cerbiatto e il suo sorriso da bravo ragazzo le davano fastidio, perché lui non era così. Shawn con lei era tremendamente instabile e perfido, era quel bambino che le tirava le treccine e le...