Tutta la verità (Capitolo 8)

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Niccolò aprì lentamente la porta, entrò e poi la chiuse.
Si avvicinò al letto, per poi sedersi al bordo di esso, senza dire una parola.

"Ho scoperto di aspettare un bambino un paio di giorni dopo che eri andato via..."

Parlò finalmente lei attirando l'attenzione del ragazzo, senza alzare la testa dalle sue ginocchia.

"Stavo male, ero distrutta, non sapevo cosa fare... Avevo addirittura pensato di abortire..."

Aggiunse, per poi alzare la testa.

"Alla fine avevo deciso di tenerlo, non sarei mai riuscita ad 'ucciderlo'..."

Disse guardando sempre un punto a caso nella stanza, mimando con le mani le virgolette.

"Poi ho incontrato Andrea, che mi ha aiutata con il bambino e mi ha anche aiutata molto in generale"

Si asciugò una lacrima silenziosa che le era scesa in volto, e poi riprese a parlare.
Inizialmente, quando si erano appena conosciuti, provava davvero qualcosa per Andrea, ma col passare del tempo aveva capito che le piaceva solo per il fatto che fu l'unico ragazzo che aveva accettato il fatto che avesse un bambino. Altri ragazzi che aveva conosciuto, appena lei parlava di suo figlio, scappavano tutti via.

"Pensavo mi piacesse davvero, ma poi quando sei tornato, quando ti ho rivisto... Ho capito di non averti mai dimenticato"

Non appena Sofia si voltò verso Niccolò, lui si asciugò velocemente le lacrime che gli rigavano, voltandosi dall'altro lato per non farsi vedere in quello stato.
Niccolò fece un bel respiro, e poi cominciò a parlare.
Era l'ora di dire tutta la verità.

"Ricordi quella volta in cui non mi sono sentito bene?"

Lei annuì, chiudendo gli occhi e le venne in mente quella terribile scena, forse la più brutta della sua vita.

"Ti avevo detto che ero svenuto per un calo di pressione, ricordi?"

Le annuì nuovamente, non capendo dove il ragazzo voleva arrivare.

"Non era stato per quello..."

Era davvero in difficoltà, era una cosa molto delicata e allo stesso tempo difficile da spiegare.

"In realtà pochi giorni dopo mi avevano diagnosticato un tumore... Un tumore ai polmoni"

Disse lui con voce tremante.
A ridire quelle parole, gli venivano i brividi.
Non ci credeva nemmeno lui che era vivo e vegeto, eppure era ancora lì.
Sofia aprì leggermente la bocca, era paralizzata.

"C-cosa?"

Balbettò lei, incredula e allo stesso tempo confusa.

"É una malattia ereditaria, me l'ha trasmessa mio padre..."

Aggiunse lui, per poi abbassare il capo.

"Solo che lui non c'é l'ha fatta..."

Continuò sospirando.
Ormai era una vecchia ferita, erano passati anni dalla sua morte, ma doveva ammettere che gli faceva ancora un pò male.

"Niccolò... M-mi dispiace"

Intanto Sofia non faceva altro che piangere, e quasi tremava.
Pur non avendo mai avuto un ottimo rapporto col padre, sapeva quanto ci teneva a lui.

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