"Perché quando c'é l'amore, c'é tutto" (Capitolo 15)

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Quel sole del 5 aprile, scaldava tutti gli invitati che aspettavano l'uscita della sposa e dello sposo dalla chiesa.
La piccola Aurora aveva ormai 5 mesi, e si trovava tra le braccia di suo padre, mentre Lorenzo stringeva la sua mano.

"Eccomi, non sono ancora usciti?"

Chiese la sua ragazza avvicinandosi a loro, per poi dare uno sguardo nella chiesa.

"Eccoli, stanno arrivando"

Disse facendo un cenno con la testa.
Appena Emy e Adriano uscirono all'aperto, tutti cominciarono a lanciare il riso, applaudendo e facendo a loro gli auguri.

"Auguri amico mio"

Disse Niccolò avvicinandosi al suo migliore amico, e abbracciarlo amichevolmente, dandogli alcune pacche sulla spalla.

"Auguri Emy"

Disse ancora lui per poi abbracciarla, e poi Sofia fece lo stesso con entrambi.

"Grazie per aver accettato di fare i nostri testimoni"

Disse la sposa.

"Ma ti pare, siete i nostri migliori amici, ci mancherebbe"

Disse Sofia sorridendo.
Dopo un pò, tutti gli invitati si diressero nelle proprie auto per andare al ristorante, e lo stesso fecero i due fidanzati con i loro due figli.
Niccolò si mise al volante e, prima di mettere in moto l'auto, faceva su e giù con la gamba, e con l'indice picchiettava continuamente sul volante.

"Nicco, tutto bene?"

Disse lei entrando in auto, dopo aver messo le cinture ai due bambini.
Lui non rispose, dato che non l'aveva minimamente sentita, e continuava a tremare con la gamba.

"Amore"

Disse poggiando la mano sulla gamba tremante del ragazzo, e di scatto si voltò verso di lei e smise di muovere la gamba.

"Niente, sto bene"

Disse alzando le spalle, per poi voltare lo sguardo di nuovo verso la strada davanti a se.

"Stamattina hai mangiato?"

Chiese ancora lei guardandolo, ma lui invece pensava solo a guidare.

"Si"

Disse freddo, ma stava mentendo.
Era da un pò di tempo che Niccolò non toccava cibo, e per questo che era dimagrito un pò, e aveva la faccia molto sciupata.
Era anche diventato a tratti egoista, e si stava distaccando molto da tutti quelli che lo circondavano, e dava peso solo alla musica, il suo rifugio personale.
La ragazza annuì, rimanendo un pò perplessa, senza togliere la mano dalla sua gamba, e si voltò a guardare le strade di Roma dal finestrino.
•••
Arrivarono al ristorante dopo una decina di minuti di auto.
L'edificio e l'arredamento, incantevoli e completamente bianco, tanto da accecare gli occhi, erano abbelliti da eleganti tocchi moderni.
Ci si poteva sedere all'aperto per ammirare i vasti campi o scegliere il grazioso cortile che nei mesi estivi si riempie di fiori.
Una scelta semplice e non molto appariscente, come piaceva a loro.
Il pranzo stava procedendo abbastanza bene, se non fosse per il fatto che Niccolò era sempre più strano. Ad esempio, su dieci portate arrivate a tavola, ne aveva toccate più o meno sei.
Sofia si stava preoccupando molto, non era da lui, c'era qualcosa che non andava, e lei lo aveva capito.
Non voleva rovinare l'atmosfera, e nemmeno far preoccupare i due sposi, ma doveva capire cosa stava succedendo.

Quella casa che avevamo in mente||UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora