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Yoongi aveva preso per mano Jimin e insieme avevano camminato per la piccola piazzetta ghiacciata; il ventenne si era divertito ad osservarne i particolari, gli intagli scintillanti che rendeva ogni cosa così realistica da sembrare una vera piazza: le torte erano adornate da piccole sfere che sembravano bacche e frutti di bosco, i muri dei negozi sembravano fatti di mattoni d'acqua compressa, le porte si aprivano e nei locali vi erano appesi le raffigurazioni dei quadri più famosi, a volte intagliati e a volte in rilievo. Jimin quasi non si accorse di avergli tenuto la mano per tutto quel tempo, mentre passeggiavano sullo sterrato nevoso lasciando i propri passi dietro di loro ed entravano nei negozietti, uno ad uno. Di certo, però, le loro mani si staccarono appena Yoongi gli propose di dare una leccata veloce ad un gelato di ghiaccio e Jimin ci rimase incollato con la lingua, rosso di rabbia mentre l'altro rideva di lui sguaiatamente fino a che - dopo una decina di calci e pugni - decide di sciogliere il cono per liberarlo.

«Scei popio ffonfo.» erano passati pochi minuti e la lingua di Jimin era ancora intorpedita.

«Scusa? Non ti capisco. Puoi parlare meglio?» lo prese in giro l'altro - che aveva capito benissimo l'insulto, in realtà, ma voleva solo dargli fastidio - prima di aggiungere «Stai sbavando un po' al lato.» toccandosi l'angolo della bocca per mostrargli il punto in cui una piccola goccia di saliva sembrava voler sfuggire.

Jimin si pulì veloce con il guanto, rosso - sia di rabbia, ancora in corpo, che di imbarazzo - e sviando lo sguardo dopo averlo puntato con cattiveria sul volto del figlio di babbo natale: «Tonniamo denso». Yoongi fece finta di non capire, sollevando le sopracciglia, e quando Jimin si girò verso di lui non riuscì a non sospirare, stanco «Denso. Denso casa». Il ventenne sollevò l'indice e lo puntò verso l'ingresso, per poi sospirare ancora e girargli intorno, cominciando ad incamminarsi verso i portoni rossi ad una trentina di metri di distanza. Yoongi aspettò qualche secondo poi lo seguì a passo lento, rimanendo qualche metro dietro di lui.

Appena entrambi furono entrati il calore dell'interno li inondò all'improvviso: entrambi si aprirono i giacconi, Jimin si tolse i guanti mettendoli in tasca, i loro volti si fecero leggermente più rossicci per qualche minuto. Il ventenne mosse la lingua nella bocca, serrando le labbra, poi sussurrò piano: «Prova, prova». Soddisfatto di aver riacquisito la parola sorrise e, subito dopo, si girò radioso verso l'altro. «Vaffanculo, stronzo».

Yoongi sollevò il sopracciglio confuso. «A cosa devo l'onore questa volta?»

«A nulla.» rispose il moro arricciando il naso «Te lo meriti sempre e mi mancava dirtelo chiaramente».

Il figlio di Babbo Natale sbuffò annoiato, sollevò gli occhi al soffitto e le spalle in un gesto di noncuranza: «Sembro essere sempre nei tuoi pensieri, che fissato».

Jimin digrignò i denti, provò a pensare a qualcosa da rispondere d'effetto, ma uno sbadiglio sfuggito al suo volere distrusse il momento, costringendolo a portare le piccole mani paffute alle labbra in modo adorabile, perdendo l'aria arrabbiata.

«Sei stanco?» chiese Yoongi, un tono curioso senza motivo apparente nella voce. Jimin annuì appena, confermando. In fondo quello sulla slitta era stato un breve sonnellino e la fatica accumulata cominciava a farsi sentire. «Bene, dormiamo un po'».

Jimin si stropicciò gli occhi e scosse il capo: «Non fa niente, voglio conoscere tuo papà».

«Ti ho detto che ora è fuori.» ribatté scocciato il ragazzo di ghiaccio, posandogli una mano sulla schiena e dandogli una leggerissima spinta, come a volerlo invitare ad incamminarsi, cosa che fece «Dormiamo, quando ti sveglierai sarà sicuramente tornato e te lo presenterò, d'accordo?»

Giusto il tempo di un fiocco di neve - {Yoonmin}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora