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Jimin pressò la neve tra le mani, ancora piegato sulle ginocchia, con il viso imbronciato.

«Ti ho detto che te lo farò conoscere, smettila di tenermi il muso.» ripeté per l'ennesima volta il biondo, seduto su una panchina di legno intagliata in modo perfetto, piena di particolari e precisi fiocchi di neve. Babbo Natale, a quanto pare, la vigilia era troppo impegnato per perdere il suo tempo con lui. Jimin aveva provato a ribattere, argomentando con il semplice fatto che il tempo per loro scorreva così piano che un saluto e quattro chiacchiere non sarebbero state d'intralcio, ma Yoongi gli aveva detto che "non dipendeva da lui", sebbene non l'avesse neanche visto chiedere a qualcuno o assentarsi per andare a vedere cosa facesse il padre. Era stato, dall'inizio alla fine, sempre attaccato al ventenne.

Jimin aveva provato a scappare, a cercarlo nelle varie stanze e a fermare gli elfi stessi alla ricerca di qualcuno che sapesse dirgli dove fosse Babbo Natale, ma al decimo elfo che dispensava sorrisi e semplici "il capo è impegnato! Buon Natale a te!" Yoongi aveva avuto l'ottima idea di portarlo nel giardino interno del posto: neve candida mai calpestata, panchine artistiche in legno, lampioni accesi che illuminavano l'ormai sera inoltrata, alberi innevati e fragarie a fine allegagione.

«Quando? Natale dell'anno prossimo?» chiese ironicamente il moro, continuando a dargli le spalle e alzandosi in piedi. Jimin camminò affondando nel bianco, raggiungendo il pupazzo di neve che stava creando da una buona mezzora; Yoongi non si era degnato di aiutarlo nemmeno nelle sue fantasie più remote, rimanendo semplicemente seduto sulla panchina a guardarlo e a lamentarsi - lamentarsi davvero di ogni cosa. Del suo broncio, del freddo, del fatto che avesse fame o avesse voglia di una birra, di nuovo del fatto che gli tenesse il muso, che non gli parlasse, che fosse semplicemente lì con lui e perfino di quanto fosse brutto il pupazzo di neve di Jimin.

«Questo. Questo natale.» sospirò, fece roteare gli occhi e accavallò le gambe - dato che ormai i gioielli di famiglia erano ben asciutti - «Devi solo avere pazienza, Jimin».

«Mi passa, a stare con te». Le mani del ventenne, coperte dai guanti, si misero a lisciare la testa del pupazzo di neve. «E poi mi sembra tanto una bugia. Chi me lo dice che non mi stai prendendo in giro e che Babbo Natale non sia neppure in casa?»

«Infatti non lo è». Jimin si girò di scatto, aprì gli occhi e fulminò l'altro che si affrettò ad aggiungere: «Ma tornerà presto per fare una pausa! Come abbiamo fatto noi». Sollevò le braccia stanco, riappoggiando le mani sul legno della seduta. Il ventenne sembrò leggermente rassicurato da quelle parole, ma il volto rimaneva incerto su tutto il resto; tornò a dargli le spalle e si allontanò da Yoongi, chinandosi sulle piante erbacee coperte di neve come fosse zucchero a velo: le scosse con delicatezza, quasi accarezzandole, facendo cadere un po' di quel bianco e riportando il verde e il rosso davanti ai suoi occhi. Jimin non chiese, staccò direttamente una manciata di fragole non ancora del tutto mature e se le portò con sé fino al pupazzo di neve, infilandogliele sulla sfera che doveva essere il volto per creare occhi e bocca.

«Niente naso, Mister Bianchetto.» sembrò scusarsi al pupazzo di neve - o Mister Bianchetto, dato che sembrava essere appena stato battezzato così.

«Che nome di merda».

«Fatti i cazzi tuoi.» rispose seccamente Jimin senza neanche girarsi a guardarlo «E poi a lui piace».

Sul volto di Yoongi si creò un ghigno divertito che non dovette neanche nascondere, dato che l'altro ormai non si degnava neanche di guardarlo: «Ne sei sicuro?» Jimin annuì silenziosamente.

Il figlio di Babbo Natale sollevò la mano e fece scoccare le dita, l'altro si bloccò all'istante sentendo il rumore - ormai l'aveva imparato a riconoscere - ma nulla successe.

Giusto il tempo di un fiocco di neve - {Yoonmin}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora