16

2K 240 25
                                    


Fu la sensazione più strana che ebbe mai provato: non sentì la punta di ghiaccio perforargli la carne come si sarebbe aspettato, ma forse lo avrebbe preferito; appena il ghiaccio lo colpì sentì il freddo irradiarsi in tutto il corpo, nella pelle, nella carne, fino ad arrivare alle ossa. Non era come stare nel freddo, non era come buttarsi nell'acqua, sembrava una scossa elettrica gelida che si ingigantiva e rimaneva nei punti colpiti. Sentì le proprie vene ghiacciarsi, il sangue congelarsi e fermarsi, le ossa indurirsi, ma diventare fragili come cristallo. I polmoni si indurirono come spugne cristallizzate, il petto si bloccò, così come il respiro. Le palpebre si fissarono aperte, le labbra diventarono viola, i muscoli smisero di funzionare.

Jimin cadde a terra, immobile, soffrendo e temendo di non riuscire a ricambiare l'aria nei polmoni. Riusciva a pensare lucidamente, sentiva il dolore acuto bruciarlo dal freddo in ogni punto del corpo, ma non riusciva ad urlare né a contorcersi. Fu la sensazione peggiore della sua vita.

«Jimin!» le urla di Yoongi riempirono l'aria, ma Jimin non poteva sentirle. Le sue orecchie erano congelate, immobili, così come i suoi timpani che non vibravano più, rendendolo completamente sordo. La pelle perse completamente la sensibilità e si accorse delle braccia del ragazzo di ghiaccio sotto al suo corpo solo quando lo vide sopra di sé e lo poté osservare mentre lo sollevava, mentre correva verso la porta d'ingresso. Non sentì lo scambio termico tra l'esterno e l'interno, non sentì nessun suono, la vista si faceva sfocata. Avrebbe voluto sussurrargli delle scuse - per non averlo ascoltato, per averlo fatto spaventare, per averlo obbligato a portarlo lì - ma le corde vocali erano congelate e immobili nella sua gola, impedendogli di pronunciare anche una sola parola.

Yoongi lo portò disperato nella sua stanza, lo appoggiò a terra davanti al camino già acceso, buttò altra legna con le mani tremanti, ci lanciò dei fogli neri che presero fuoco all'istante, che ingigantirono le fiamme. Jimin era disteso a pancia in su, bloccato in una posa che sembrava una corsa leggera, i gomiti piegati, le dita distese. Il suo sguardo era debole, offuscato, troppo il tempo che le palpebre non si erano chiuse; vedeva la luce danzante delle fiamme riflesse sul soffitto, gli sembrò uno spettacolo stupendo.

Ancora non respirava. Si chiese, per qualche istante, come facesse a rimanere in vita, come potesse trattenere il respiro così a lungo, come fosse in apnea in un lago ghiacciato.

Yoongi rimaneva a qualche metro da lui, in lacrime, tremante, guardandolo davanti al fuoco e rimanendo a distanza. Il ragazzo di ghiaccio non osava avvicinarsi al corpo di Jimin, troppo impaurito che la sua pelle gelida potesse fare più male che bene. Sussurrava piano di riprendersi, chiedeva all'universo di non farlo morire, a Jimin stesso di combattere, sebbene sapesse non potesse sentirlo. Yoongi sembrò pregare, anche se non era credente, e le sue richieste, dopo qualche minuto, sembrarono essere accettate.

Jimin cominciò a sentire un lato del corpo meno freddo, sembrò riacquisire la sensibilità della pelle, sentì sciogliersi prima le vene e il sangue, poi i muscoli - e quello fu doloroso davvero, più di sentirli ghiacciare, appena il sangue li irrorò nuovamente - poi le ossa e gli organi interni. Jimin cominciò a sentire il cuore battere di nuovo, lento, lentissimo. La cassa toracica si scaldò, i suoi polmoni sembrarono scongelarsi, la sua gola, la trachea e, finalmente, fece il primo respiro rantolando.

«Jimin!» lo richiamò Yoongi, correndo da lui e inginocchiandosi a terra, al suo fianco. La sua voce arrivava debole al ventenne, ma arrivò. I bulbi oculari sembravano faticare nel muoversi, ma Jimin fece forza, portando l'iride in direzione del volto dell'altro, tornando a guardarlo.

Ci vollero ore prima che Jimin riuscisse a muoversi di nuovo, prima che tornasse umano, che potesse respirare profondamente. Yoongi lo prese tra le braccia, lo tenne a sé stretto, avvicinandolo ancora di più al fuoco scoppiettante, ora meno impetuoso ma più caldo: «Come stai?» glielo chiedeva ogni minuto - o anche meno - e ogni volta Jimin mugugnava indolenzito, tremante, ancora completamente scosso e freddo. «Aspettami qui, arrivo subito». Jimin provò a dirgli di non andare, di non lasciarlo da solo, ma era così stanco da non riuscire a fare nemmeno quello. Yoongi lo stese a terra, uscì dalla stanza ma tornò dopo qualche minuto, trovando la sua pelle leggermente più colorita e le sue labbra meno violacee. Il figlio di Babbo Natale si risedette a terra, poggiò una tazza fumante di cioccolata calda al suo fianco e lo risollevò, portandosi la sua schiena al petto e sostenendolo seduto, così che tutto il suo corpo - la parte frontale - potesse essere scaldata dal camino. «Ti ho preso qualcosa di caldo».

Jimin rantolò con gola stremata, ma riuscì a gorgogliare un: «Grazie». Riuscì anche a prendere la tazza tra le mani, sebbene Yoongi lo aiutasse a sostenerla. Ci vollero altre ore - o forse erano giorno o semplici minuti - prima che riuscisse a tornare a parlare correttamente, ancora scosso e stanco. E seppur fosse completamente spossato da tutto ciò che era successo, ora, si sentiva al sicuro, tra le sue braccia fresche.

«Stai meglio?» chiese in modo dolce Yoongi, poggiando le labbra sulla sua guancia in un bacio tiepido.

«Sì, sto bene.» lo rassicurò, aggiungendo sinceramente «Sono solo stanco».

«Ti porto a letto.» disse immediatamente l'altro, facendo per alzarsi.

«No!» lo esclamò talmente tanto sicuro che Yoongi si bloccò all'istante, tornando semplicemente ad abbracciarlo stretto e poggiando la fronte sulla sua spalla «Voglio stare qui, mi piace, sto benissimo».

Rimasero in silenzio, ascoltando lo scoppiettio della legna, finché la voce terribilmente triste e angosciata di Yoongi non lo spezzò: «Ti odio».

Jimin sorrise, poggiò le sue mani sui polsi dell'altro, lo accarezzò: «Mi dispiace di averti fatto preoccupare».

«Non farlo mai più, ti prego». Lo strinse più forte.

«Volevo aiutare, mi dispiace».

«Lo so, ma devi fidarti di me». Susseguì un profondo sospiro da parte di entrambi. «Gli elfi sono degli idioti».

Jimin sentì un fuoco interno, indurì il tono: «Non devi dire così, tanti sono morti per te».

La stanza si riempì di una risata roca, di un sospiro dei suoi, di quelli che lo prendevano in giro per la sua stupidità: «Jimin, è solo un gioco per loro».

Il ventenne crucciò la fronte confuso: «Cosa?»

Yoongi poggiò il mento sulla sua spalla, la tempia su quella dell'altro, lo cullò tra le braccia, dondolandolo: «Ogni anno fanno questa battaglia, loro la prendono come fosse questione di vita o di morte, ma è solo perché sono stupidi. È solo un gioco.» spiegò poggiandogli nuovamente le labbra sulla guancia in uno schiocco di bacio «Il Grinch è mio zio, facciamo scontrare yeti e elfi per farli giocare. Loro non muoiono per palle di neve e pezzi di ghiaccio». Sospirò di nuovo, gli accarezzò le braccia. «Ma tu sì, per questo non volevo che andassi».

Jimin si sentì un idiota, un completo imbecille, ma non gli piaceva sentirsi così e, preso dall'imbarazzo, se ne uscì con un indispettito: «Beh, potevi anche dirmelo subito!» Yoongi si mise a ridere sommessamente. «Poi il tuo elfo mi ha riempito la testa sul fatto che fossi speciale e che non avrei corso pericoli, che ne so».

«Perché pensava fossi speciale?» chiese curiosamente Yoongi.

«Perché gli ho detto che non sei riuscito a congelarmi e secondo lui significa che sono immune alle magie di ghiaccio, tipo?»

Yoongi rimase in silenzio, lo strinse più forte, riappoggiò la fronte sulla sua spalla. Rimase immobile, pensando a cosa dire, se fosse stato meglio lasciar perdere il discorso o spiegargli cosa fosse successo al loro primo incontro. Poi si decise: «Non sei immune alle magie di ghiaccio.» spigò «Sei immune a me».

«A te?» Jimin ridacchiò «Che significa?»

«Sei sicuro di volerlo sapere?» Yoongi sentì le sue labbra tremare «Perché poi non ti lascerò andare mai più via da me, Jimin». Il ventenne deglutì alle sue parole. «Se vorrai sapere la verità, poi mi avrai nella tua vita per sempre».

Jimin fissò il fuoco qualche secondo poi girò il volto verso di lui, trovando i suoi occhi: «Lo voglio sapere».

Yoongi sentì il suo cuore sciogliersi, sentì lo stomaco contorcersi, si ritrovò a sorridere senza volerlo: «Allora dobbiamo andare in un posto».

«Dove?»

Giusto il tempo di un fiocco di neve - {Yoonmin}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora