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Jimin camminava al fianco di Yoongi, indossando i suoi maglione natalizio più bello, quello bianco e rosso con le renne, fatto a mano; i disegni cuciti da sua madre erano però invisibili a tutti perché il proprietario di quel maglione teneva le mani al petto, nervosamente, provando a calmare il proprio cuore che batteva sempre più velocemente. Camminava lentamente, quasi come stesse andando verso il patibolo, quasi come se non volesse davvero arrivare alla meta, troppo spaventato da ciò che avrebbe potuto trovare. C'era silenzio, un silenzio strano e angosciante. Gli elfi nel corridoio non fiatavano, rimanevano appoggiati al muro, fissandoli con sguardo serio, senza sorridere, come se la sacralità del momento non dovesse essere interrotta da stupidi saluti gioiosi o domande inconcludenti. Chiedergli come stesse proprio mentre camminava verso l'imponente portone rosso in fondo al corridoio non sembrava una buona idea. Certo Jimin avrebbe forse preferito un ambiente più gioioso, più festivo e magico, così da poter ignorare quella tensione che provava, ma si era ritrovato a dover sollevare pesantemente i piedi dal pavimento, come se passeggiasse nelle sabbie mobili, e a dover proseguire in una aria tesa e fitta d'ansia simile ad una ragnatela che lo rallentava sempre di più.

Quando furono a pochi passi dal portone rosso Jimin si dovette fermare: il suo cuore batteva così forte da spaventarlo, respirare era più difficile del solito e sentiva i pensieri annebbiati. Chiuse gli occhi, deglutì a fondo e strinse i pugni al petto. Aveva una gran paura di aprire quella porta, una folle paura di non trovare ciò che cercasse.

Fu quasi preso dalla voglia di indietreggiare, di girarsi e scappare via correndo, ma un tocco gelido sui suoi polsi lo obbligò a riaprire gli occhi: Yoongi si era messo davanti a lui, osservandolo con sguardo confuso ma dolce, e gli stava prendendo le mani delicatamente. Jimin lasciò che le loro dita si incrociassero, osservò gli occhi di ghiaccio cercandoci riparo, si sentì subito meglio.

«Non aver paura, ci sono io». Quella frase non aveva nessun senso, non con il loro rapporto, non se le loro ultime frasi pronunciate erano insulti, ma Jimin le sentì così vere che il suo cuore si calmò all'istante e si ritrovò ad annuire schiudendo le labbra. «Andiamo».

Yoongi aprì la porta, Yoongi gli strinse la mano e fece il primo passo e, entrambi, si ritrovarono nell'ufficio di Babbo Natale: le finestre sui muri erano piccole, ma tante da illuminare la stanza perfettamente; ghirlande di natale, disegni infantili colorati del proprietario della stanza e intagli di legno con auguri natalizi erano appese alle finestre. Vi era un enorme scaffale pieno di grossi libri per bambini sulla festività in corso, un albero di natale enorme e decorato al meglio in un angolo e una grossa scrivania al centro della stanza: lì, seduto a quella scrivania, un uomo anziano, vestito di rosso e bianco, con una lunga barba bianca, due piccoli occhiali tondeggianti appoggiati al naso tozzo e una pancia imponente sorrise ad entrambi. Babbo Natale era esattamente come lo ci si aspettava, con quell'aria buona e l'enorme sorriso gentile.

«Oh! Oh! Oh!» la risata tipica che lo contraddistingueva nei film, nelle pubblicità e in qualsiasi video e racconto avesse visto o sentito riempì l'aria, grave e profonda «Jimin! Piacere di conoscerti!»

Yoongi si ritrovò a sorridere dolcemente, fissando il padre. Si era immaginato tante volte l'espressione di pura gioia sul volto di Jimin nel poterlo conoscere, le lacrime di commozione, i ringraziamenti; si era immaginato di uscire insieme da quell'ufficio dopo averlo salutato e ridere del ventenne in modo giocoso, prenderlo in giro per le sue espressioni contente, per l'emozione immotivata solo per aver conosciuto uno dei suoi genitori. Si era immaginato - ma su quel pensiero ci era andato cauto, centellinando l'immagine nella testa per non rovinarla - di trovarselo stretto in un abbraccio mentre lo ringraziava, di poter sentire la sua voce tremante dirgli quanto fosse stato bello incontrarlo. Gli occhi di ghiaccio - uguali a quelli del padre - vennero allontanati dalla figura imponente e anziana dell'uomo che lo aveva cresciuto e, piano come sempre, portò lo sguardo sul volto del ragazzo al suo fianco. E il suo sorriso si spense all'istante.

Giusto il tempo di un fiocco di neve - {Yoonmin}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora