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Yoongi continuò la sua visita guidata tenendosi il ragazzo in spalla, come un sacco di patate - o meglio ancora come il sacco di regali di natale - e senza dar mai ascolto ai suoi lamenti. Jimin aveva sbraitato di metterlo a terra per vari minuti, si era sbracciato, gli aveva tirato i capelli e aveva provato a prenderlo a calci ripetutamente, ma l'altro aveva desistito dal dargli ciò che volesse, continuando a stringerlo per la vita e a spiegargli dove fossero perciò si era messo l'animo in pace e aveva semplicemente osservato il posto da quella posizione scomoda, covando secondo dopo secondo sempre più frustrazione e odio nei confronti del magico ragazzo biondo. Gli unici sorrisi che riservava Jimin - e c'era da dire che erano anche i più genuini e grandi - erano donati tutti agli elfi che gli passavano a fianco: nessuno di loro si stupiva di trovarlo in spalla al loro conoscente e lo guardavano dal basso elargendo i saluti più gioviali e dolci che il giovane avesse mai visto. Tanto erano gioiosi che Jimin non poteva far altro che ricambiare con la stessa cordialità, sebbene stesse sulla spalla dell'altro e le sue ossa spigolose cominciassero ad entrargli nello stomaco.

«Ciao Jimin! Buona permanenza!» gli augurò l'ennesimo piccolo elfo, muovendo la mano in aria come un bambino, tornando poi subito dopo al lavoro, una volta ricambiato da un saluto da parte del ventenne, adornato da un sorriso.

Yoongi lo sistemò meglio sulla spalla, facendolo sollevare in aria con una spinta e facendolo ricadere sulle ossa dure: «Che cazzo!» si lamentò, Jimin, senza però chiedergli di rimetterlo a terra, sapendo benissimo che la risposta sarebbe stata negativa, così come lo era stata per tutti i minuti precedenti.

«Quanto sei sboccato.» commentò il ragazzo dagli occhi di ghiaccio con tono disgustato «Perché con gli stupidi elfi sei così gentile ed educato e con me diventi uno scaricatore di porto?»

Jimin infilò la mano nei suoi capelli e glieli tirò con foga, provando a fargli male: «Perché tu non te lo meriti, brutto stronzo».

Proprio mentre i due uscivano dalla stanza dei biglietti d'auguri, mentre Jimin digrignava i denti inferocito e Yoongi arricciava il naso per il dolore una terza voce, femminile e cordiale, interruppe il loro battibeccare: «Cosa non si merita?» Yoongi si bloccò di colpo, osservò la figura davanti a lui, e Jimin rimase in silenzio, confuso, donando alla donna che aveva parlato solo la visuale del proprio sedere, impossibilitato di guardar davanti a sé, ancora in quella posizione. Il suo starsene sulla spalla dell'altro, però, ebbe vita breve; Yoongi lo prese per i fianchi e lo posò a terra l'istante successivo così che potesse girarsi e trovarsi faccia a faccia con la figura che aveva pronunciato quella domanda: la donna davanti a loro sorrideva gentile, era alta - molto più alta di loro, forse toccava i due metri di altezza - e il suo corpo emanava raffinatezza da ogni poro; indossava un lungo abito verde, elegante, adornato di brillanti decorazioni di cristallo sui fianchi, sullo spacco della gonna e lungo le cuciture, i suoi capelli neri erano riccissimi, pieni e rimanevano su da soli in una pettinatura naturale e perfetta con la sua essenza; la pelle scura era priva di imperfezioni alcune e gli occhi dello stesso color del giovane - ma ancor più chiari - risplendevano sulla sua persona, sembrando bianchi al contrasto con il color della pelle.

«Cosa non si merita mio fratello?» ripeté, ancora, dato il silenzio di entrambi. Nella sua voce non vi era rabbia o rancore, non sembrava arrabbiata per le parole sentite ed anzi sembrava divertita dal loro battibeccare. Jimin la guardò dal basso e si sentì presto colmo di inferiorità. Non era un'inferiorità opprimente allo spirito che lo faceva sentire una nullità, era più un'inferiorità giusta, quella che si può sentire davanti ad una persona con un'aurea di regalità, un'inferiorità rispettosa e pregna di stupore.

Jimin avrebbe continuato a guardarla per ore, in silenzio, se Yoongi non gli avesse dato uno schiaffo alla nuca improvvisamente: «Scemo violento?» lo richiamò dal suo stato di beatitudine alla visione della donna con il solito epiteto ineducato «Ti sei rotto?» Jimin avrebbe voluto ribattere, ma la vergogna e il boccheggiar senza parole lo fecero rimanere in silenzio, lanciando comunque uno sguardo di puro odio all'altro. Yoongi gli mise una mano intorno alla spalla, se lo portò a fianco con violenza, facendo sbattere il suo corpo sul proprio, e sorrise alla sorella «A quanto pare sono tanto stronzo da non meritarmi alcuna gentilezza da parte sua.» spiegò al posto dell'altro, sebbene la domanda non gli fosse stata fatta direttamente «Cosa ne pensi, Zwena?»

Giusto il tempo di un fiocco di neve - {Yoonmin}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora