«Avanti! Muoviti!» Un urlo in un sussurro spezzato, ecco cosa gli è appena uscito dalla bocca. Lancia sguardi fugaci alla porta, sperando che nessuno se ne sia accorto e che nessuno arrivi lì, improvvisamente, e lo trovi prigioniero di una debolezza. Non vuole che nessuno si preoccupi, che nessuno lo veda in quello stato. Non vuole che nessuno sappia quanto Spider-Man può essere debole, al di fuori di quel costume. Lo dimostra già abbastanza, giorno per giorno. Stringe le dita intorno alla coscia sinistra. Guarda la gamba tesa contro il pavimento gelido del bagno, immobile, incapace di muovere un muscolo, privata di qualsivoglia sensibilità. Non la sente, semplicemente non la percepisce. È come se non fosse parte di lui.
«Forza... non ci hai mai messo così tanto!», esclama ancora, con rabbia. Digrigna i denti per l'impazienza e per il dolore. Vuole tornare a letto, stendersi, rimettersi a dormire e fingere, ancora una volta, che non sia successo niente. Rispondere poi, al solito «Tutto bene?», con una pacata bugia. «Sì, avevo solo sete.»
Si fa leva con le mani per rialzarsi, ma cade di nuovo a terra con un tonfo sordo. Gli sfugge dalle labbra un sospiro stanco; frustrato. Non è mai durato così tanto come quella notte.
«Avevi molta sete, immagino.»
Peter alza la testa. Non lo ha sentito arrivare; colpa dei piedi scalzi contro il pavimento e la sua mente troppo satolla di pensieri rumorosi. Nemmeno i suoi sensi hanno anticipato quella visita inattesa e, per una volta, non gradita. Non avrebbe potuto. Il suo potere prevede i pericoli e Tony, in fondo, non è niente del genere. Non lo è mai.
«Non riesco ad alzarmi», si giustifica, cercando di fingere che sia un episodio isolato, che non sia accaduto almeno altre sei o sette volte, da quel che ricorda. Cerca di regalargli un sorriso, solo per rassicurarlo, ma Tony sa sempre troppe cose, e le capta, le assorbe, anche solo affogando gli occhi nei suoi. È più doloroso di qualsiasi altra cosa, quel fatto. Non può nascondergli davvero niente.
«Lo vedo. Che cosa è successo?» Glielo chiede e fa un passo avanti. Peter abbassa la testa sulla propria gamba. Poggia la schiena contro la parete del bagno con un sospiro.
«Sono caduto a terra. La gamba ha perso sensibilità e non ha retto. Tra poco torna tutto come prima, non preoccuparti», gli risponde, anche se è spaventato dal fatto che non avverta ancora alcuno stimolo nervoso.
«Come lo sai?», gli chiede Tony, e quando Peter torna a guardarlo, lo trova con un sopracciglio alzato, a celare una certa angoscia. Non per quel fatto, ma per la consapevolezza che non c'è altro da sapere.
«Non è la prima volta che succede», si trova costretto ad ammettere, e riceve in risposta un mugugno di disapprovazione e labbra arricciate con amarezza. «Scusa se non te l'ho detto prima. Non volevo allarmarti.»
«No? E cosa volevi fare? Tenermelo nascosto per sempre?»
«Speravo si fermasse, ad un certo punto», risponde Peter, in tono piatto.
«Pensavi male.» Tony lo zittisce quasi, duro. Guarda altrove per un attimo, poi carica il diaframma di aria; ha fatto un casino, come sempre, tenendo per sé qualcosa potenzialmente pericolosa per la sua salute. Gli dispiace davvero. «Cosa senti?»
«Niente. Niente di niente. È come se non avessi sensibilità.»
«È come se, o è così?», chiede Tony, e quel suo bisogno di chiarezza è sempre stato il suo modo di preoccuparsi, aggirando il problema con domande meno apprensive.
«È così», ammette ancora, poi si passa una mano tra i capelli. Non può più mentire. Non avrebbe alcun senso. «Mi alzo e, appena appoggio il piede a terra, è come se il pavimento sparisse. Non lo percepisco. Cado a terra e, qualche minuto dopo, sento un formicolio. Hai presente, no? Quando ti si addormenta un braccio perché ci dormi sopra e poi comincia a svegliarsi?»
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Tales About a SpiderKid and an Iron Guy - Starker [ Tony X Peter ]
FanfictionPiccola raccolta di One Shots scollegate tra di loro che narrano il rapporto contorto e affascinante tra Peter Parker e Tony Stark, partendo dalla fine di Infinity War.